Le sanzioni alla Russia si ritorcono contro l’Europa?

Il mancato stop all'acquisto di petrolio (che entrerà in vigore solo a gennaio) e gas da parte dell'Occidente e l'aumento dei prezzi arricchiscono Mosca. Che potrebbe usare il surplus di questa prima parte dell'anno per minacciare in inverno i paesi Ue. Qualcosa non ha funzionato

Vladimir Putin pensava che in seguito alla brutale invasione dell’Ucraina l’Occidente si sarebbe diviso, ma si sbagliava. Le sanzioni economiche approvate dai paesi europei e dagli Stati Uniti sono state più forti di quanto chiunque avrebbe mai potuto aspettarsi. Eppure, se l’obiettivo era quello di piegare l’economia russa, e convincere di conseguenza il Cremlino a fare un passo indietro, qualcosa non ha funzionato.

La Russia incassa più di prima

Tra gennaio e maggio la bilancia commerciale della Russia ha fatto registrare uno stratosferico +100 miliardi di dollari rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Gli elementi che stanno facendo la fortuna di Mosca sono tre: 1) l’Unione Europea non ha smesso di acquistare petrolio (lo stop parziale partirà a gennaio) e soprattutto gas dalla Russia; 2) a causa della crisi internazionale, e delle sanzioni, i prezzi dell’energia sono schizzati alle stelle; 3) Mosca ha individuato nuovi acquirenti, su tutti Cina e India.

Di conseguenza, anche se Putin vende meno materie prime e a prezzi scontati, i proventi in grado di sostenere l’economia russa e il corso del rublo sono comunque triplicati. Circa 800 milioni di dollari entrano ogni giorno nelle casse russe, 220 milioni dei quali arrivano dalla Germania per l’acquisto di gas e petrolio.

Putin passa alle minacce

Come dichiarato allo Spectator da un deputato britannico conservatore, «l’Unione Europea ha comminato alla Russia tutte le sanzioni possibili tranne quella che avrebbe davvero fatto la differenza». Cioè lo stop all’acquisto del gas russo.

La verità è che al momento l’Europa non può farne a meno e Putin lo sa. Per questo, continua il giornale britannico, «sta gradualmente riducendo le forniture di gas all’Europa per impedire gli stoccaggi in vista dei mesi invernali, quando Putin vuole essere in grado di agitare la minaccia di chiudere i rubinetti completamente. Con le riserve finanziare che sta accumulando, Putin può permetterselo. E questo porta a domande scomode: che cosa accadrà se l’Europa si troverà nella posizione di avere più bisogno del gas russo di quanto il Cremlino necessiti dei soldi europei?».

Gli effetti delle sanzioni

Ovviamente, dire che le sanzioni non hanno avuto alcun effetto è fuorviante. Come nota ancora lo Spectator, l’inflazione in Russia è al 17 per cento, il punto più alto mai toccato da vent’anni a questa parte, il Pil secondo le previsioni dell’Ocse si contrarrà del 10 per cento quest’anno e del 4 per cento l’anno prossimo. Inoltre, molti prodotti occidentali di uso comune, e anche altri indispensabili per proseguire lo sforzo bellico, sono scomparsi dagli scaffali delle città russe.

Tutto questo pesa e peserà sulle scelte future del Cremlino, ma non in modo decisivo, almeno fino a quando le entrate dalla vendita di idrocarburi resteranno alte. Del resto, e il caso dell’Iran lo dimostra, difficilmente le sanzioni riescono a piegare un avversario, soprattutto se determinato come lo è la Russia.

Una lezione per il futuro

Questo non significa che l’Unione Europea e gli Usa avrebbero fatto meglio a non punire economicamente la Russia per l’inaccettabile invasione dell’Ucraina (soprattutto dopo aver esplicitamente rinunciato a difenderla militarmente), semmai che avrebbero dovuto farlo prima e in modo più deciso. Ma rendersi conto che «l’Occidente sta sperimentando gravi danni economici come risultato dell’aumento dei prezzi dell’energia, senza allo stesso tempo assestare un colpo decisivo all’economia russa», può essere una valida lezione anche per il futuro.

Foto Ansa

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