La disputa sul grano provoca la rottura dei rapporti tra Polonia e Ucraina

Kiev denuncia Polonia, Slovacchia e Ungheria per le restrizioni sui prodotti agricoli ucraini. Varsavia reagisce annunciando che non fornirà più armi al paese di Zelensky

Agricoltori in Bulgaria protestano contro le importazioni di grano dall’Ucraina (Ansa)

La rottura tra l’Ucraina e il suo principale alleato europeo, la Polonia, è clamorosa e fa rumore. Il primo ministro Mateusz Morawiecki, che ha già inviato a Kiev 320 carri armati di epoca sovietica e 14 jet Mig-29, oltre ad accogliere 1,5 milioni di ucraini in fuga dalla guerra, ha dichiarato ieri che non fornirà più armi al paese di Volodymyr Zelensky. «Ora dobbiamo armarci noi con armi più moderne. Se vuoi difenderti, devi avere qualcosa con cui farlo. Gli interessi dei nostri concittadini vengono prima di quelli degli ucraini», ha detto il premier.

La guerra dei cereali

Alla base delle dichiarazioni di Morawiecki, che risentono anche del fatto che il 15 ottobre gli elettori polacchi saranno chiamati alle urne, c’è la disputa sui cereali. Con la rotta del Mar Nero chiusa a causa della guerra, a Kiev resta solo l’Europa per vendere e far transitare il proprio grano e altri prodotti alimentari.

L’Unione Europea aveva inizialmente rimosso i dazi sulle importazioni agricole dall’Ucraina per aiutare lo Stato invaso dalla Russia, ma diversi paesi di frontiera avevano protestato con Bruxelles lamentando la competizione sleale causata dai bassi prezzi dei prodotti ucraini. A maggio l’Ue aveva permesso a cinque paesi – Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria – di limitare le importazioni di grano, mais, colza e semi di girasole ucraini.

Il permesso speciale è scaduto il 15 settembre e la Commissione europea non l’ha rinnovato, ma Polonia, Slovacchia e Ungheria l’hanno mantenuto per evitare il fallimento dei propri agricoltori. A questi paesi si è aggiunta anche la Bulgaria: non permetterà l’importazione di semi di girasole dall’Ucraina, ha annunciato mercoledì il governo dopo due giorni di proteste da parte degli agricoltori.

L’Ucraina contro Polonia, Ungheria e Slovacchia

Il governo ucraino non ha optato per la linea del dialogo, ma ha risposto con la linea dura, denunciando la violazione della libera concorrenza di Polonia, Ungheria e Slovacchia all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Come ritorsione per il mantenimento dell’embargo, Kiev ha anche minacciato di bloccare le importazioni di cipolle, pomodori e cavoli polacchi. Secondo quanto riportato dal Financial Times, è probabile che la Commissione europea difenderà i tre paesi davanti all’Omc.

Il presidente ucraino Zelensky ha lanciato una stoccata ai paesi europei anche all’Onu: «È inquietante vedere come alcuni dei nostri amici in Europa abbiano trasformato la fornitura di grano in un thriller. Sembra che recitino il loro ruolo, in realtà preparano il palcoscenico per l’attore russo». La replica polacca non si è fatta attendere: stop ai fornimenti di armi a Kiev.

La Polonia aumenta le spese per la Difesa

Il bilancio 2023 per la Difesa della Polonia prevede una spesa di 20 miliardi di euro, circa il 4% del Pil nazionale, più di ogni altro paese della Nato. L’obiettivo è acquistare negli anni centinaia di carri armati e artiglieria pesante da Usa e Corea del Sud, ma anche sistemi di difesa aerea, lanciarazzi e aerei da combattimento. Il Pentagono inoltre ha approvato la vendita a Varsavia di 18 sistemi Himars con relative munizioni.

La Polonia è il terzo fornitore di aiuti all’Ucraina dietro a Usa e Germania. Nei prossimi anni Varsavia potrebbe diventare la principale potenza militare dell’Europa. A Kiev conviene trovare un compromesso sui prodotti agricoli per non rischiare di finire isolata dai suoi stessi alleati.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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