La congiura di morte della Francia contro Vincent Lambert

Ieri il Consiglio di Stato, ignorando la perizia dei medici, ha sentenziato che il paziente tetraplegico di 42 anni deve morire di fame e di sete

Ormai non c’è alcun dubbio: la Francia vuole che Vincent Lambert muoia di una morte orribile. L’accanimento giudiziario nei confronti del paziente 42enne tetraplegico non ha precedenti. Ieri, per la seconda volta, il Consiglio di Stato ha convalidato l’interruzione dell’alimentazione e idratazione dell’uomo e padre in stato di minima coscienza da 11 anni. La decisione medica è stata presa dall’ospedale Chu Sébastopol di Reims il 9 aprile 2018 e autorizzata dal tribunale amministrativo di Châlons-en-Champagne a gennaio.

«UNA SENTENZA SCANDALOSA»

Come già dichiarato a gennaio da Jean Paillot, avvocato dei genitori di Lambert, la sentenza è «scandalosa». I giudici hanno infatti stabilito che continuare a curare il paziente costituisce «ostinazione irragionevole», criterio che in base alla legge Leonetti-Claeys permette in Francia l’interruzione di alimentazione e idratazione. Peccato che la stessa perizia medica ordinata dai giudici a fine 2018 abbia concluso che continuare a nutrire Lambert non si configura come «trattamento irragionevole od ostinazione irragionevole».

È necessario ribadirlo ancora una volta: Lambert non è in fin di vita, non è attaccato ad alcuna macchina, le sue funzioni vitali sono stabili. Oltre dieci anni fa, nel 2008, in seguito a un incidente è finito in coma e ora si trova in stato di minima coscienza. Lambert è gravemente handicappato e per questo, secondo alcuni membri della sua numerosa famiglia, sarebbe meglio per lui che morisse “degnamente” di fame e di sete.

DIFENDERE LA VITA È «INTEGRALISMO CATTOLICO»

I genitori di Lambert da anni chiedono invano ai giudici di mezza Francia di potersi prendere cura di lui e da anni invocano che il figlio venga trasferito in un ospedale specializzato dove finalmente possa ricevere cure riabilitative. A Reims, infatti, dove questi servizi non sono disponibili, viene tenuto inchiodato al letto 24 ore su 24. Lambert potrebbe migliorare alcuni movimenti di base, secondo i genitori e molti medici (ma non secondo la perizia medica), ma non c’è un giudice in Francia che gli voglia dare questa possibilità.

Solo perché si battono per la vita di loro figlio, i genitori di Lambert vengono definiti in modo sprezzante dai quotidiani d’Oltralpe come «vicini ai cattolici integralisti della Fraternità sacerdotale di San Pio X» (Le Monde). Ormai in Francia amare il proprio figlio e desiderare che viva, e viva degnamente, è considerato integralismo. Quando la madre, Viviane, dichiara nelle interviste che Lambert «non è in fin di vita», le sue parole vengono messe tra virgolette come se fossero assurdità e non evidenze scientifiche.

«CI SONO CENTINAIA DI LAMBERT IN FRANCIA»

A niente è servito che 55 specialisti del settore abbiano scritto al tribunale di Châlons-en-Champagne, il cui verdetto è stato confermato ieri dal Consiglio di Stato. A niente è servito che abbiano avvisato i giudici che i medici che hanno effettuato la perizia medica su Lambert, e che hanno dichiarato che «è in stato vegetativo cronico irreversibile e non può accedere ad alcun stato di coscienza», si sono sbagliati perché non hanno applicato il «protocollo di valutazione adottato a livello internazionale». A niente è servito che le associazioni che si occupano di pazienti tetraplegici abbiano ricordato che ci sono «centinaia di Vincent Lambert in Francia».

PRESENTATI DUE RICORSI

Quella contro Lambert assomiglia a un vera e propria congiura di morte. I legali dei genitori hanno già dichiarato che «la battaglia legale non è finita» e che due diversi ricorsi sono già stati depositati presso la Corte europea dei diritti umani e presso il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Le speranze che questi ultimi ricorsi abbiano successo sono ridotte al lumicino: la Cedu ha infatti già respinto un primo ricorso dei Lambert nel giugno 2015.

La Francia sembra ansiosa di avere un suo caso Terri Schiavo o Eluana Englaro. Due settimana fa è deceduta in Italia Cristina Magrini, caduta in coma a 15 anni e morta a 53 circondata dall’affetto di suo padre, Romano, e di Bologna. L’abnegazione di Romano ha spinto dopo molte peripezie e un vero «calvario» un’intera città a prendersi cura di lei. Vincent, al pari di Cristina, potrebbe «accendere il fuoco dell’amore» in tutto coloro che gli stanno intorno. Ma i giudici hanno deciso che non può più vivere e che il suo “bene” è morire di fame e di sete.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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