Iran nucleare. «Accordo storico» ma precario: gli ayatollah possono farsi l’atomica «quando vogliono»

Perfino i democratici americani dubitano dell'intesa raggiunta tra Iran e 5+1. «Il fatto che Obama cerchi di lasciare un'eredità non ci rende affatto più forti»

«Almeno su un punto possiamo essere d’accordo: il fatto che Obama cerchi di lasciare un’eredità [storica] non ci rende affatto più forti». La battuta fatta da un diplomatico del Golfo alla Bbc concentra in sé molti dei dubbi sollevati da ogni parte del mondo a riguardo dello “storico” accordo sul nucleare fra l’Iran e il gruppo del 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania).

«FIAMMIFERI A UN PIROMANE». Magari non sarà proprio come dice Israele, e cioè che «dare al più grande sponsor del terrorismo nel mondo un lasciapassare per sviluppare armi nucleari, è come fornire a un piromane una scatola di fiammiferi», però su un punto sono d’accordo quasi tutti: l’intesa raggiunta ieri a Vienna, se scoraggia la Repubblica islamica dall’ottenere la bomba atomica in tempi brevi, non le impedisce di sviluppare la sua tecnologia nucleare.

DEMOCRATICI SCETTICI. Ne sono convinti gli stessi senatori democratici, che al Congresso americano che deve ratificare l’accordo nucleare, rappresentano l’ago della bilancia. Come riportato dall’Associated Press, ci sono molti più scettici che entusiasti. «Quando si parla dell’Iran, non ci si può mai fidare», commenta scettico il senatore Ben Cardin. «Sosterrò l’accordo solo se impedisce all’Iran di sviluppare armi nucleari in qualsiasi modo», gli fa eco Chris Coons, anche lui democratico. Obama ha già detto che metterà il veto, se il Congresso non approverà l’accordo, quindi il risultato finale è scontato. Ma i rilievi di Coons non sono da sottovalutare. Oggi, secondo gli analisti, il regime degli ayatollah può arrivare alla bomba atomica in due mesi, se decide di arricchire l’uranio fino all’ultimo stadio necessario. Se l’accordo sarà implementato, invece, per Teheran non sarà impossibile ottenere l’atomica, ma servirà almeno un anno di tempo. Durante il quale, le sanzioni potrebbero essere ristabilite.

SEIMILA CENTRIFUGHE. In base ai termini dell’intesa, Teheran ridurrà di due terzi le sue 19 mila centrifughe per arricchire l’uranio fino a seimila. La centrale di Fordow sarà convertita in centro di ricerca con la metà delle duemila centrifughe presenti attualmente. Il reattore nucleare di Arak sarà riconvertito perché possa produrre al massimo un chilo di plutonio all’anno. L’Iran infine si impegna a ridurre la sua scorta di uranio arricchito da 12 mila a 300 chilogrammi.

ISPEZIONI E 50 GIORNI. Teheran ha comunque fatto sapere che, oltre alle seimila centrifughe che rimarranno, tutte le installazioni nucleari del paese resteranno operative e l’uranio continuerà a essere arricchito. Il punto dunque è se ci si possa fidare del regime islamico: farà davvero ciò che promette? Obama ha promesso che le sanzioni all’Iran verranno eliminate, consentendo al paese di accedere a centinaia di miliardi di dollari ora congelati, solo se gli ispettori dell’Aiea potranno fare i loro controlli. Anche se l’accordo prevede che l’Iran abbia 24 giorni per rifiutare le richieste di ispezioni, chiamando in causa un arbitrato che potrà prendere una decisione dopo altri 21 giorni. Le ispezioni, insomma, potranno essere rimandate da Teheran di almeno 50 giorni.

UNA BOMBA O MOLTE BOMBE? Secondo uno dei principali analisti della Cnn, Danielle Pletka, il problema sta anche nelle intenzioni: «Chi ci dice che il leader supremo dell’Iran voglia “una bomba”? Magari vuole molte bombe, un arsenale di bombe o anche solo la capacità di avere delle bombe nel momento in cui lo desideri, come il Giappone». Se è così, «questo accordo non impedisce questa possibilità». Forse «l’Iran non desidera sradicare Israele dalla mappa del mondo quest’anno. Ma la realtà è che, quando lo vorrà, il mondo non potrà fermarli» con questo accordo.

«ASTUTI». Il patto nucleare «di cui Obama va tanto fiero non limita la ricerca iraniana nell’ambito delle armi nucleari, non limita l’arricchimento dell’uranio, non limita la miniaturizzazione o il modo di sganciare la bomba e non getta luce sulle passate intenzioni dell’Iran di ottenere una bomba atomica», per quanto il regime islamico abbia sempre negato. In ultima analisi, in cambio di un accordo che «limita poco o niente le proprie ambizioni ultime, l’Iran otterrà oltre 100 miliardi di dollari. Astuti».

L’IRA DEI PAESI SUNNITI. Neanche a dirlo, i paesi arabi del Golfo, sunniti e in perenne lotta con l’Iran sciita, temono che a Teheran approfitteranno di questo patto per «estendere la loro influenza egemonica sulla regione» mediorientale. L’ex capo dell’intelligence dell’Arabia Saudita, citato dall’Ap, prevede a proposito «una corsa regionale al riarmo». «È una minaccia agli interessi arabi e alla pace del Golfo», insiste Tariq Al-Shammari, presidente del Consiglio delle relazioni internazionali del Golfo. «I paesi sunniti, infatti, temono che l’Iran usi le nuove finanze per aiutare i suoi alleati: Hezbollah in Libano, Assad in Siria e ribelli Houthi in Yemen». La posizione del Qatar a proposito è stata ben espressa dal tweet dell’imam Mohammed al-Shinqiti: «L’America ha qualcosa da offrire all’Iran: un mondo arabo aperto alle sue guerre».

«NIENTE DI STORICO». Per l’analista Aaron David Miller, «essenzialmente, non c’è niente di storico in questo accordo», commenta alla Cnn da Washington. «Non dico che è una catastrofe, dobbiamo solo dirci chiaramente che cosa siamo riusciti a fare: l’Iran ora ha più limitazioni, ma tra qualche anno sarà più ricco, più influente in Medio Oriente e avrà ancora le infrastrutture nucleari per fare la bomba atomica, se questa è la loro intenzione».

GIOCO ANTI-SIONISTA. E le intenzioni della Repubblica islamica non sembrano affatto cambiate, almeno a livello “popolare”. Una casa di produzione iraniana ha appena rilasciato un gioco per smartphone intitolato “Missile Strike”, raid aereo: l’obiettivo dell’utente è ben spiegato dal suo inventore, il persiano Mehdi Atash Jaam: «Il gioco anti-sionista mostra la potenza missilistica iraniana», ha dichiarato all’agenzia semiufficiale iraniana Fars. «I missili Zelzal, Zolfaqar e Sejjil, costruiti dall’Iran, vengono usati dai giocatori nella prima fase (…) per distruggere le difese aeree del regime sionista e colpire Israele». Un gioco poco divertente.

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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