Guai a trascurare l’iniziativa egemonistica di uno Stato poliziesco come la Cina

L’incontro di ieri a Mosca tra Vladimir Putin e il ministro della Difesa cinese Li Shangfu (foto Ansa)

Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «Il declino strategico Usa si unisce in questo oscuro orizzonte alla divisione franco-tedesca e alla separatezza tra movimento delle nazioni e movimento del servo meccanismo della tecnocrazia europea, com’è emerso drammaticamente nelle visite sincrone ma mai congiunte della Von der Leyen e di Macron in Cina. Una separatezza che potrebbe – come già accade – segnare il pericolo più grave che il mondo intero possa affrontare. Non ci sono alternative al confronto secolare delle nazioni, si tratta di una sorta di legge della dislocazione di potenza nel mondo: ogni tentativo di creare poteri artificiali e non legittimati da una circolazione delle élite frutto della storia secolare, anziché di colpi di mano istituzionali, crea solo mostruose cadute nella sicurezza internazionale con la proliferazione della guerra».

A chi non bastano le discussioni tipo “viva/abbasso la Meloni” suggerisco la sistematica lettura di ciò che scrive Giulio Sapelli con il suo costante invito a pensare storicamente e non cronicachisticamente la realtà in cui viviamo.

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Su Scenari economici Giuseppina Perlasca scrive: «Lula ha criticato lo status dominante del dollaro Usa, affermando che i tempi sono cambiati e che altre valute dovrebbero svolgere un ruolo maggiore nell’economia globale. “Mi chiedo ogni sera perché tutti i paesi sono obbligati a commerciare con il dollaro. Perché non possiamo effettuare scambi commerciali sostenuti dalla nostra valuta?”, ha dichiarato secondo i media statali cinesi. “Perché la Nuova Banca di sviluppo non può concedere prestiti nelle valute dei paesi membri? So che siamo abituati a usare il dollaro americano, ma siamo nel XXI secolo e possiamo fare qualcosa di diverso”. A febbraio la Cina e il Brasile hanno raggiunto un accordo per l’adozione di transazioni in yuan, una mossa che si ritiene possa ridurre l’esposizione al dollaro».

Mentre è ragionevole cercare un equilibrio internazionale basato su accordi tra gli Stati, come spiega Sapelli, trascurare l’iniziativa egemonistica di uno Stato poliziesco come quello cinese è irresponsabile. I tanti errori commessi dalle democrazie occidentali anche negli anni più recenti, non possono oscurare la minaccia che costituirebbe per un ordine globale che protegga le libertà e i diritti essenziali, la centralità di una potenza come quella cinese.

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Su Formiche Emanuele Rossi scrive: «“Un’escalation militare nello Stretto di Taiwan, attraverso il quale transita ogni giorno il 50 per cento del commercio mondiale, sarebbe uno scenario orribile per il mondo intero”, ha detto Baerbock durante una conferenza stampa congiunta con il suo omologo cinese Qin Gang a Pechino. Le osservazioni della leader del partito verde tedesco suggeriscono un distanziamento di Berlino dalle controverse osservazioni del presidente francese, sebbene la ministra abbia anche sottolineato la necessità e il valore di avere una visione europea. “L’onda d’urto di una simile crisi economica mondiale colpirebbe anche la Cina e la Germania in quanto nazioni commerciali speciali. Osserviamo quindi con grande preoccupazione le crescenti tensioni nello Stretto di Taiwan”, ha detto Baerbock, usando il vettore mercantilistico per accedere a un argomento politico più delicato».

È importante che in Europa crescano forze come quella dei Verdi tedeschi che, pur perseguendo obiettivi economico-ecologici che possono non essere condivisibili, mantengono un saldo impegno nella difesa, innanzi tutto atlantica, di un mondo fondato sui diritti e le libertà.

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Sul sito di Tgcom 24 si scrive: «Il presidente russo Vladimir Putin si è compiaciuto con il ministro della Difesa cinese Li Shangfu della cooperazione militare tra i due paesi. Lo riporta l’agenzia Tass».

L’atteggiamento ambiguo e furbastro, impostato sullo stile bottegaio di Angela Merkel, di Emmanuel Macron a Pechino ha già dato i primi risultati: prima aggressive manovre militari organizzate da Xi Jinping nello Stretto di Taiwan, poi la visita del ministro della Difesa cinese a Mosca.

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