Il neonazismo in Ucraina esiste davvero, ma questo non giustifica Putin

Per motivi storici, legati al nazionalismo, l'Ucraina ha un problema serio con l'estremismo antisemita di destra, non ancora risolto. Ma per la Russia è solo una scusa

Manifestazione a Kiev, Ucraina, per celebrare il 112mo anniversario della nascita di Stepan Bandera

Il 10 marzo dell’anno scorso il Simon Wiesenthal Center, organizzazione per i diritti umani che effettua ricerche sull’Olocausto, scrisse al sindaco di Ternopil, città dell’Ucraina occidentale, per protestare contro la decisione del consiglio comunale di intitolare il nuovo stadio di calcio a Roman Shukhevych, collaboratore ucraino dei nazisti, tra i responsabili del massacro di decine di migliaia di ebrei e polacchi durante la seconda guerra mondiale. «Comprendiamo che vogliate onorare chi combatté contro i sovietici, ma non potete trasformare Shukhevych in un eroe nazionale», si leggeva nell’appello, rimasto lettera morta.

«Il neonazismo esiste in Ucraina»

Shukhevych è a tutti gli effetti un eroe nazionale in Ucraina ed è un segno del fatto che il problema dell’estremismo di destra, che in alcuni casi sconfina nel neonazismo, «è esistito ed esiste ancora in Ucraina», come dichiarato al New York Times da Eduard Dolinsky, direttore generale del Comitato ebraico ucraino. Questo non giustifica in alcun modo la retorica di Vladimir Putin, che con la scusa di «denazificare» l’Ucraina ne sta massacrando il popolo con una guerra di cui dovrà assumersi tutte le responsabilità. Ciò non toglie che antisemitismo ed estremismo di destra sono un problema serio in Ucraina, per quanto minoritario e notevolmente ridotto rispetto al 2014.

Le radici sono innanzitutto storiche. Già durante la guerra (1917-1920) tra la Repubblica popolare ucraina e i bolscevichi, una figura di spicco dell’Ucraina indipendente, Symon Petliura, fu accusato di avere un ruolo nei pogrom in cui furono uccisi soprattutto dalle truppe ucraine 40 mila ebrei. Per quanto la storiografia non si sia schierata in modo unanime circa il suo ruolo, Petliura, onorato da diversi monumenti nella parte occidentale del paese, fu paragonato ai nazisti da Hannah Arendt.

Antisemiti e assassini glorificati come «eroi»

Il leader nazionalista Stepan Bandera, nel tentativo di ricostituire un’Ucraina indipendente, collaborò con i nazisti quando Hitler invase l’Unione Sovietica. Il teorico dell’Organizzazione degli ucraini nazionalisti, che giurò fedeltà ad Adolf Hitler, istituì l’Esercito degli insorgenti ucraini (Upa), che collaborò al massacro di decine di migliaia di polacchi ed ebrei.

L’ambasciatore israeliano in Ucraina, Joe Lion, si disse «scioccato» nel 2018 quando l’esecutivo di Leopoli dichiarò il 2019, in occasione del centodecimo anniversario della nascita di Bandera, «l’anno di Stepan Bandera». Lion scrisse: «È incomprensibile la glorificazione di coloro che furono direttamente coinvolti in crimini orribili antisemiti. L’Ucraina non dovrebbe dimenticare i crimini commessi contro gli ebrei».

Il problema è esploso nel 2014

Monumenti dedicati a Bandera, Negrych, Shukhevych, Stetsko, Polyanskiy, Riznyak e molti altri nazionalisti – che combatterono per un’Ucraina indipendente e si macchiarono di crimini orrendi – sono comuni soprattutto nell’Ucraina occidentale. Anche il Parlamento nazionale, oltre a quelli locali, li ha spesso glorificati alimentando la teoria russa secondo cui oggi Kiev è governata da neonazisti antirussi.

Il problema del “neonazismo” ucraino è esploso poi nel 2014: secondo alcune stime del Guardian, un terzo dei manifestanti durante la rivoluzione dell’Euromaidan, che portò alla cacciata del presidente Yanukovich, e la quasi totalità dei cosiddetti gruppi di autodifesa erano affiliati a Svoboda, il partito ultranazionalista e xenofobo il cui primo nome era Partito social-nazionale ucraino, e ad altri gruppi estremisti.

Il battaglione Azov e la guerra nel Donbass

Nel primo governo post-Yanukovich ben quattro ministeri erano in mano a Svoboda e in Parlamento sedevano personaggi come il fondatore del Centro di ricerca politica Joseph Goebbels, che definì l’Olocausto «un periodo luminoso» della storia umana, come ricordato da Foreign Policy. Alle prime elezioni guadagnarono anche alcuni seggi organizzazioni politico-militari estremiste come Battaglione Azov/Corpus nazionale, Pravy Sektor, C14 che fanno sfoggio di simboli nazisti e che nonostante siano stati ormai integrati nell’esercito nazionale, in molte città dispongono di squadroni che pattugliano le strade, come riportato da Reuters.

Il battaglione Azov, uno dei più temuti dai russi, comprende tra i 2.500 e i 10 mila effettivi armati ed è quello che riconquistò la città di Mariupol quando i separatisti filorussi formarono le repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk. La loro costante presenza nella guerra per il Donbass che prima dell’invasione di Putin ha insanguinato l’Ucraina, facendo in otto anni 14 mila morti da entrambe le parti, e l’incapacità di Kiev di smantellarlo o di farlo rientrare completamente nei ranghi dell’esercito è tra le tante ragioni per cui gli accordi di Minsk sono sempre falliti.

La popolazione ucraina rigetta i neonazisti

Se dunque il riferimento a tendenze antisemite e neonaziste in Ucraina, con evidenti radici storiche antirusse, non è campato in aria da parte di Putin, affermare come fa il presidente della Russia che Kiev è in mano ai neonazisti non risponde a verità. Alle ultime elezioni, infatti, i partiti di estrema destra non hanno conquistato seggi in Parlamento e la maggioranza della popolazione ucraina secondo i sondaggi non ne approva l’operato.

Come fatto notare da molti esperti, inoltre, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è ebreo, la comunità ebraica dell’Ucraina ha un consistenza numerica importante ed è rinata dalle ceneri della seconda guerra mondiale in modo sorprendente. Il Parlamento ucraino ha inoltre approvato l’anno scorso una legge per inasprire le pene contro chi si macchia di atti antisemiti e dunque nessuna seria convivenza con gli estremisti può essere imputata al governo di Kiev.

La propaganda dell’Occidente non aiuta

Proprio perché la retorica di Putin è distorta, i governi occidentali non dovrebbero darle forza sorvolando sul fatto che un problema con estremismo di destra e antisemitismo esista in Ucraina, cadendo nel negazionismo. Ancora meno dovrebbero permettere a Facebook di autorizzare i loro utenti a glorificare i neonazisti. Imbarazzante, infine, che la portavoce della Camera americana, la democratica Nancy Pelosi, abbia salutato Zelensky con il grido delle truppe di Bandera: «Slava Ukraini! Gloria all’Ucraina». Così non si fa che alimentare la propaganda russa.

Le pagine Facebook e Twitter di Dolinsky, dove il direttore generale del Comitato ebraico ucraino testimonia ogni giorno le minacce di morte che riceve e la glorificazione del nazionalismo antisemita ucraino, dimostra che un problema c’è. Ma in alcun modo questo problema giustifica la sanguinaria invasione russa dell’Ucraina.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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