Grillo corteggia la Cina. Quante affinità tra il regime comunista e il M5s

Dalla lotta alla corruzione alla trasparenza, dai navigator per uiguri alla sottomissione su Hong Kong, i grillini sognano di diventare come il partito comunista. E le incessanti frequentazioni sollevano molti punti interrogativi

Beppe Grillo ha cenato venerdì sera con l’ambasciatore di Pechino a Roma Li Junhua. Sabato pomeriggio è tornato a fargli visita, trattenendosi in ambasciata oltre due ore. Il garante del Movimento 5 stelle si spertica in lodi al regime comunista ogni volta che può sul suo blog, il ministro degli Esteri e leader politico del Movimento Luigi Di Maio ha intensificato le sue visite nel Paese di mezzo, il proprietario della piattaforma Rousseau, Davide Casaleggio, si incontra con i responsabili di Huawei. La comunione d’intenti tra il M5s e la Cina è impressionante e non c’è da stupirsi: il Movimento, infatti, da anni prende a modello organizzativo e politico la feroce dittatura di Xi Jinping.

ONESTÀ E TRASPARENZA

Le analogie sono tantissime a partire dal mantra grillino per eccellenza: «Onestà!». Nel chiedere ossessivamente alla classe politica italiana quell’atteggiamento coerente e morale che i propri esponenti si guardano bene dal praticare (leggere e rileggere Mattia Feltri in proposito), i grillini si comportano proprio come il Partito comunista cinese. La campagna anti-corruzione lanciata nel 2013 da Xi, infatti, ha già permesso al segretario del Partito e presidente della Cina di epurare decine di migliaia di oppositori politici. Xi non fa nulla per risolvere alla radice il problema della corruzione, non apre a un sistema democratico multipartitico e alla condivisione del potere, ma accentra sempre di più il potere nelle mani del regime, arrestando allo stesso tempo tutti coloro che non gli prestano assoluta obbedienza con la scusa della corruzione. Proprio come il M5s butta fuori dal “non partito” tutti quelli che si oppongono alla linea ondivaga di Di Maio.

Inoltre, proprio come le leggi in Cina vengono prima decise nelle segrete e inaccessibili stanze dei plenum di Partito e poi formalmente approvate dal Parlamento fantoccio, che nella sua storia non ha mai rigettato una singola proposta delle alte sfere del regime, così i leader del Movimento si incontrano lontano da occhi indiscreti per prendere ogni decisione e poi lanciano qualche sondaggio pilotato su Rousseau, per dare l’impressione di essere “trasparenti”.

REDDITO DI CITTADINANZA E XINJIANG

Beppe Grillo ha di recente pubblicato un vergognoso articolo sul suo sito, nel quale i centri di rieducazione attraverso il lavoro dello Xinjiang, dove sono stati incarcerati senza processo 1,8 milioni di musulmani uiguri e dove sono già morte centinaia di persone, vengono definiti «centri di formazione professionale». Secondo il garante del Movimento gli aguzzini che torturano gli uiguri, colpevoli di essere a priori «estremisti» in quanto fedeli musulmani, sono in realtà come i navigator che cercano un lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza. Come si permettono i paesi democratici di tutto il mondo di criticare la più grande incarcerazione di massa della storia di una singola etnia? Il Partito comunista, ci spiega il sito di Grillo, vuole solo aiutarli a inserirsi meglio nella società. Sempre che non vengano eliminati prima.

LA NUOVA VIA DELLA SETA DI “PING”

Nonostante gli strafalcioni del ministro Di Maio, che durante la sua prima visita in Cina chiamò il presidente Xi Jinping per ben due volte “Ping”, Pechino tiene in alta considerazione il Movimento 5 stelle. È grazie al M5s, infatti, se Pechino è riuscita a firmare con uno dei fondatori dell’Unione Europea, l’Italia appunto, un Memorandum d’intesa sulla Nuova via della seta, un mastodontico progetto economico e infrastrutturale che ha come obiettivo il controllo strategico e geopolitico di mezzo mondo.

HONG KONG E GILET GIALLI

I grillini, inoltre, si sono dimostrati fedeli alleati del Partito comunista, pronti a recepire ogni loro ordine. In occasione dell’ultimo viaggio di Di Maio in Cina, infatti, il nostro ministro degli Esteri ha risposto così a una domanda sulle proteste di Hong Kong: «Noi in questo momento non vogliamo interferire nelle questioni altrui e quindi, per quanto ci riguarda, abbiamo un approccio di non ingerenza nelle questioni di altri Paesi». Questa non è appena una dichiarazione prudente per non inimicarsi un partner commerciale fondamentale con la Cina, è molto di più: Di Maio infatti ha utilizzato le stesse identiche parole e lo stesso identico gergo che il portavoce del ministero degli Esteri cinese utilizza ogni qualvolta qualcuno si azzarda a criticare Pechino: la non ingerenza in affari di politica interna altrui, appunto.

Ma quel Di Maio che ha rivendicato la non ingerenza italiana, verrebbe da chiedersi, è lo stesso Di Maio che nel febbraio 2019 ha incontrato i gilet gialli, che stavano mettendo a ferro e fuoco la Francia, dichiarando: «È l’incontro legittimo con una forza che si vuole candidare alle Europee. Mi dispiace che Macron l’abbia vissuta come lesa maestà. Noi non condividiamo la sua linea politica e quindi parliamo con chi ha una linea politica diversa, come i gilet gialli»? Posto che le manifestazioni di Hong Kong non hanno nulla a che vedere con quelle francesi, forse le dichiarazioni di Di Maio vanno interpretate come una condivisione della linea politica del regime comunista cinese. E del resto l’articolo uscito sul blog di BeppeMao contro i manifestanti di Hong Kong fa intendere chiaramente da quale parte è schierato il Movimento.

DITTATURA DA OPERETTA

Chissà se dietro la continuità e contiguità ideologica tra Cina e M5s c’è anche altro. Quella grillina è senza dubbio una dittatura da operetta, ma la comunione d’intenti tra (l’ex) primo partito italiano e il regime comunista è preoccupante. Chissà se in nome della tanto cara trasparenza, Grillo rivelerà il contenuto dei colloqui avuti nel fine settimana con l’ambasciatore cinese. C’è da dubitarne, ma sarebbe interessante: se ormai è impossibile distinguere il blog del comico dal Quotidiano del popolo cinese, infatti, si sa che nessuno fa mai niente per niente.

@LeoneGrotti

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