«Se la Cina pensa di zittire la Gran Bretagna con le sanzioni, si sbaglia di grosso»

Intervista a Lord David Alton, tra i parlamentari della Gran Bretagna sanzionati dalla Cina: «Difendere Hong Kong e uiguri è nostro dovere»

La Cina ha sanzionato 10 organizzazioni e parlamentari della Gran Bretagna per le posizioni espresse sulla persecuzione degli uiguri nel Xinjiang. Dopo aver inserito nella lista nera quattro istituzioni Ue e cinque membri del Parlamento europeo, tra cui il tedesco Reinhard Butikofer, Pechino ha attaccato anche un gruppo di deputati e Lord britannici. Tra di loro c’è anche Lord David Alton, che siede a Westminster dal 1979, campione cattolico della lotta per il rispetto dei diritti umani, vicepresidente dell’intergruppo su uiguri, Hong Kong e Tibet e copresidente dell’intergruppo sulla Corea del Nord. «La rappresaglia cinese è un esplicito tentativo di mettere a tacere ogni critica», dichiara a tempi.it. «Ma il Partito comunista cinese deve capire che non può zittire il mondo intero e che il primo dovere di un parlamentare è quello di usare la propria voce in difesa di chi non ha voce».

Lord Alton, che cosa ha pensato quando ha scoperto di essere stato sanzionato dalla Cina?
Ho pensato a tutti coloro che sono vittime del brutale autoritarismo del Partito comunista cinese e mi sono detto che restare in silenzio davanti a queste cose non sarà mai un’opzione per me.

È sorpreso dall’offensiva cinese nei suoi confronti?
Sinceramente no. Due anni fa ho fatto parte del team internazionale che ha monitorato le ultime elezioni libere di Hong Kong. Tutti i coraggiosi leader democratici della città si trovano oggi in carcere o in stato di arresto o in esilio. Ho intervistato personalmente molti uiguri che mi hanno descritto il genocidio in corso nel Xinjiang. Ho conosciuto dissidenti e attivisti perseguitati dal Partito comunista cinese, ho ospitato l’attivista cieco per i diritti umani Chen Guangcheng e il Dalai Lama.

La Cina ha sanzionato anche l’Unione Europea. L’obiettivo è intimidirvi?
Se il Partito comunista cinese pensa che per la Gran Bretagna commerciare con un paese seriamente accusato di genocidio sia più importante che difendere i valori in cui crediamo, si sbaglia di grosso.

Che conseguenze avranno queste sanzioni?
È ancora presto per dirlo, ma dal mio punto di vista non fanno che dimostrare l’enorme differenza tra un paese in cui i parlamentari sono liberi di parlare dei genocidi e delle clamorose violazioni dei diritti umani e un paese in cui chi compie tali crimini è impunito e cerca di mettere a tacere tutti coloro che osano esporsi.

Cambierà il suo modo di lavorare?
Assolutamente no. Pechino pensa che agendo così riuscirà a zittire i suoi critici. Ma le sanzioni hanno l’effetto opposto: dimostrano che le nostre accuse hanno colpito nel segno. Ogni volta che Pechino prova a mettere a tacere una voce, centinaia di altre si alzano in difesa di libertà, democrazia e diritti umani. Ecco perché il governo farebbe meglio a rivedere la sua strategia. Noi che siamo liberi continueremo a parlare in difesa di chi non lo è.

Non pensa che Londra debba collaborare con Pechino?
Certo, credo nel dialogo e sono convinto che la Gran Bretagna debba dialogare con la Cina. Ma non per questo dobbiamo inchinarci e chiudere gli occhi davanti ai crimini del Partito comunista cinese.

Il suo paese è tra quelli che si è battuto con più forza per difendere quel che resta della democrazia a Hong Kong.
In quanto firmatari della Dichiarazione sino-britannica, abbiamo la responsabilità di difendere i cittadini di Hong Kong, che oggi vengono quotidianamente perseguitati perché sostengono i valori in cui anche noi crediamo. Ma non possiamo neanche dimenticare lo Xinjiang e approfittare economicamente del cotone raccolto con il lavoro forzato di cinesi innocenti sfruttati come schiavi.

Lei è un «nemico della Cina», come sostiene Pechino?
Io ho sempre detto che dobbiamo continuare a comunicare con Pechino, che è un’importante potenza mondiale, senza dimenticare i nostri valori morali. È ingiusto sostenere che chi difende i diritti degli abitanti di Hong Kong odi la Cina. È esattamente il contrario. Si può amare e rispettare il popolo cinese e la sua antica civiltà, denunciando allo stesso tempo i crimini del Partito comunista.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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