Sono 360 milioni i cristiani perseguitati nel mondo. Ogni giorno uccisi 16 fedeli

Lo rivela Open Doors nel suo rapporto annuale sulla persecuzione: aumentano a 5.898 i cristiani uccisi per la loro fede, il 78% dei quali in Nigeria. Il paese più pericoloso è l'Afghanistan, seguito dalla Corea del Nord

Sono oltre 360 milioni nel mondo i cristiani perseguitati e discriminati a causa della loro fede. È quanto documentato nel rapporto annuale di Open Doors sulla persecuzione dei cristiani nel mondo. La World Watch List 2022 è stata presentata oggi alla Camera dei deputati durante un incontro moderato dal direttore di Tempi Emanuele Boffi. Con lui l’onorevole Andrea Delmastro (FdI), presidente dell’intergruppo per la tutela della libertà religiosa dei cristiani nel mondo, il direttore di Porte Aperte – Open Doors Italia Cristian Nani, l’onorevole Vito Comencini (Lega), Ibrahim (nome di fantasia), ragazzo siriano che ha raccontato persecuzioni e speranze dei cristiani nel suo paese, e Mario Pozzi, Presidente del MO.D.A.V.I. Onlus.

«La cattiva coscienza dell’Occidente»

Delmastro ha parlato della «cattiva coscienza dell’Occidente, che si occupa dei diritti di tutti – anche di quelli più lunari – ma dimentica che la persecuzione più sanguinaria è quella religiosa, che investe soprattutto i cristiani». Il deputato ha sottolineato come «l’intergruppo che presiedo è riuscito a stabilire che, nell’ambito degli aiuti della cooperazione estera, vi fossero stanziati 2 milioni di euro per la ricollocazione dei cristiani che vogliono rimanere a vivere nella piana di Ninive Iraq e Siria. Costringere all’esodo queste persone significa la vittoria dell’integralismo islamico che è riuscito a cancellare le tracce della cristianità dalle sue terre di origine. Non possiamo accettare che in tutti i trattati internazionali che l’Italia stipula non si abbia mai il coraggio di approcciare il tema del pluralismo religioso. Non ci arrenderemo nella difesa dei cristiani nel mondo, che oggi significa anche difendere un mondo finalmente pacificato».

«Il miracolo della non rappresaglia»

Il direttore di Porte Aperte, Cristian Nani, dopo avere snocciolato i drammatici numeri dei cristiani perseguitati in tutto il mondo (e di cui diamo conto più avanti nell’articolo), ha sottolineato «il miracolo della non rappresaglia» da parte dei cristiani vittime di violenza, che non cercano vendetta e così interrompono la spirale di violenza, «un piccolo segno di speranza», una testimonianza. Testimonianza di cui ha dato conto Ibrahim spiegando che nonostante i rapimenti, gli arresti, le uccisioni di cui è stato testimone ha deciso di non andare via da Aleppo: «È il mio paese, il paese dei miei antenati cristiani, il luogo in cui san Paolo ha incontrato Cristo, dove i cristiani hanno sempre avuto un impatto. Io voglio fare lo stesso». Ibrahim è impegnato nei progetti dei Centri di speranza di Open Doors, e nelle sue parole emerge chiaro che aiutare i cristiani in Siria vuol dire aiutare tutta la Siria.

Uccisi per la loro fede 16 cristiani al giorno

Tutti gli indicatori della persecuzione dei cristiani hanno visto un peggioramento nel 2021 rispetto all’anno precedente: i fedeli perseguitati, come detto, sono passati da 340 a 360 milioni, i cristiani uccisi da 4.761 a 5.898 (+23 per cento). Ne vengono ammazzati, cioè, 16 al giorno. Aumentano anche le chiese o edifici connessi attaccati o chiusi: 5.110 nel 2021, erano 4.488 nel 2020. I cristiani arrestati senza processo e incarcerati sono 6.175 (+44 per cento rispetto all’anno precedente) e quelli rapiti 3.829 (contro i 1.710 del 2020).

In testa alla classifica dei 50 paesi dove i cristiani sono più perseguitati non si trova più, dopo 20 anni consecutivi, la Corea del Nord. Il regime di Kim Jong-un scende al secondo posto lasciando il deplorevole primato all’Afghanistan (che da anni figurava al secondo posto) tornato in mano ai talebani. Ai primi due paesi, per livello di persecuzione, seguono Somalia, Libia, Yemen, Eritrea, Nigeria, Pakistan, Iran e India. Completa la lista dei paesi dove la discriminazione dei cristiani è molto grave l’Arabia Saudita.

«In Afghanistan i cristiani vanno incontro alla morte»

In Afghanistan, secondo il rapporto, «gli uomini cristiani vanno quasi certamente incontro alla morte, se la loro fede viene scoperta. Donne e ragazze possono evitare la morte, ma per essere date in moglie come “bottino di guerra” a giovani combattenti talebani. Altre vengono violentate e poi sottoposte alla tratta. Il nuovo governo talebano ha ottenuto l’accesso a documenti che hanno contribuito all’identificazione di cristiani afgani, spesso arrestati al fine di scovare reti di cristiani e poi uccisi. Combattenti talebani li cercano attivamente, anche casa per casa».

Per quanto riguarda la Corea del Nord è aumentato l’arresto di cristiani e si stima che siano tra i 50 e i 70 mila i cristiani detenuti in campi di lavoro per ragioni legate alla fede. Il fatto che nelle prime cinque posizioni si trovino quattro nazioni musulmane è infine la conferma che «l’oppressione islamica rimane una delle fonti principali di intolleranza anticristiana» insieme all’ideologia dei regimi autoritari.

La Nigeria è dove vengono uccisi più cristiani

Continua a essere allarmante la situazione della Nigeria, che si conferma il paese dove vengono uccisi più cristiani al mondo, ben 4.650 l’anno scorso contro i 3.530 del 2020, cioè il 78% dei fedeli ammazzati in tutto il mondo. Nel paese più popoloso dell’Africa, dove i cristiani costituiscono poco più del 50 per cento della popolazione, i fedeli si trovano stritolati in una tenaglia letale costituita dai terroristi islamici di Boko Haram e Iswap da una parte e i mandriani musulmani Fulani dall’altra. I rapimenti e gli assalti a chiese e comunità sono ormai all’ordine del giorno. Come riportato da Tempi, nonostante l’impressionante aumento della violenza, gli Stati Uniti di Joe Biden hanno inspiegabilmente deciso di espungere la Nigeria dalla lista dei paesi che preoccupano dal punto di vista della libertà religiosa.

Da segnalare infine l’aumento del controllo e delle restrizioni per i fedeli in Cina, che con la scusa della lotta al Covid «ha impedito a numerose chiese di riaprire, costringendo i cristiani a riunirsi in piccoli gruppi nelle case o online. La pandemia sembra fornire la prova del fatto che la sorveglianza tramite la tecnologia digitale funziona con un certo grado di efficienza all’interno del paese».

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