La Cop26 non è ancora iniziata, ma il suo destino è già segnato

Il vertice sul clima è già fallito: dei 10 paesi che hanno prodotto più Co2 dal 1850 a oggi soltanto quattro hanno fatto nuove promesse (Cina, India, Russia e Brasile non sono tra questi)

Manca ancora un mese all’inizio della Cop26 di Glasgow ma il suo destino pare già segnato. Dei 10 paesi che hanno prodotto più Co2 dal 1850 a oggi, infatti, soltanto quattro hanno sottoposto ambiziose promesse di riduzione delle emissioni. Gli altri sei non ne hanno fatte: difficile dunque che il vertice risulti «cruciale» come sperato dai media.

Le risicate promesse di Biden

La classifica di Carbon Brief ha conteggiato, per la prima volta, le emissioni derivanti dalla distruzione di foreste e dall’utilizzo della terra in modo nocivo. Di conseguenza sono entrati di diritto nella top ten dei principali emettitori di Co2 anche Indonesia e Brasile, rispettivamente al quinto e quarto posto. Se sui primi tre gradini del podio restano sempre Stati Uniti, Cina e Russia, dalla sesta posizione in giù troviamo Germania, India, Regno Unito, Giappone e Canada.

Tra questi paesi solo Usa, Germania, Regno Unito e Canada hanno aggiornato in positivo le loro precedenti promesse per combattere i cambiamenti climatici. Gli Stati Uniti hanno dichiarato ad esempio che raddoppieranno il fondo per aiutare i paesi in via di sviluppo a tagliare le proprie emissioni. Anche se, come scrive il Guardian, dall’economia più importante del mondo, per di più guidata dal “verdissimo” Joe Biden, «ci si aspettava di più».

Cina, India e Russia non fanno nulla

La Russia ha effettivamente presentato un nuovo piano, ma secondo il Climate Action Tracker è «assolutamente insufficiente», anche perché non garantisce che le emissioni di Co2 diminuiranno. Dal canto loro, Cina e India non hanno fatto alcuna nuova promessa, mentre Brasile, Indonesia e Giappone hanno semplicemente confermato i precedenti impegni. Difficile dunque che gli obiettivi di Parigi, cioè contenere l’aumento medio della temperatura a 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali, vengano raggiunti.

Resta l’esempio positivo dell’Unione Europea, che ha fissato target di riduzione delle emissioni altissimi. Ma come già sottolineato, rappresentando l’ambiente un problema globale ed essendo la corsa europea solitaria, Bruxelles rischia di provocare ingenti danni alla propria economia senza migliorare affatto l’ambiente.

L’analisi per Tempi di Lomborg

Secondo le stime, limitare l’aumento medio della temperatura è l’unico modo per prevenire eventi metereologici estremi, come alluvioni e uragani. Ma come spiega Bjørn Lomborg in una serie di articoli in esclusiva per Tempi in Italia, scritti in vista della Cop26, la situazione del clima è meno drammatica di quanto appaia. Si possono leggere qui le prime due puntate sugli uragani (che non sono affatto più devastanti di un tempo) e sulle alluvioni.

Foto Ansa

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