La grande fede di Teresa Xia e la nuova persecuzione dei cristiani in Cina

Durante la Rivoluzione culturale alla donna fu bruciata la bocca perché non voleva abiurare. Oggi una persecuzione meno violenta ma ugualmente pervasiva è in atto nel Regno di mezzo

Sono sempre più i cristiani in Cina che denunciano un balzo indietro di 50 anni in materia di libertà religiosa e paventano un ritorno al clima della Rivoluzione culturale tra chiesa distrutte, croci demolite, arresti indiscriminati e congregazioni religiose costrette a disperdersi. E se per il momento non si è arrivati nei confronti dei cristiani ai livelli di violenza fisica giustificata da Mao Zedong nel 1966, la persecuzione non è per questo meno grave.

TERESA XIA. La storia di una donna coraggiosa come Teresa Xia può aiutare a capire quanto fosse difficile, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, mantenere la propria fede in Cina. La donna, nata nel 1920 a Chaoyang (Lianoning) in una famiglia convertita al cattolicesimo, sposata e madre di un figlio, cominciò con l’avvento della Rivoluzione Culturale a pregare di nascosto in casa, come tutti. Ma al contrario di molti altri, si rifiutò di nascondere la sua fede e la praticò anche apertamente, soprattutto quando c’era da pregare per le tante persone che stavano morendo.

PRIME PERSECUZIONI. Venne presto notata dalle Guardie rosse che in un’occasione, insieme ad altre quattro persone, la costrinsero a inginocchiarsi su un palco di legno e a indossare un cartello accusatore sul petto e in testa un alto cappello con le orecchie da asino. Poi venne picchiata e imprigionata brevemente. Il 6 settembre 1966, dopo essere stata liberata, fu di nuovo catturata dalle Guardie rosse, interrogata sulla sua fede e bastonata con le gambe di una sedia.

LABBRA BRUCIATE. Come racconta il giornalista Lang Tao Sha, poiché Xia continuava a dichiararsi cristiana e non voleva abiurare, le guardie bruciarono la sua bocca con una candela, deformandole labbra e lingua e rendendola incapace di parlare per il resto della sua vita. Xia morì nel 1969 all’età di 50 anni e come ricordato dal figlio Agostino e da un’altra parente stretta, Maria Zhou, «al contrario di tanti altri riuscì a non rinnegare mai la sua fede cristiana».

CHIESA DI SION BANDITA. Diversamente da Mao Zedong, Xi Jinping ha scelto un metodo meno cruento per perseguitare i cristiani. In uno dei tanti episodi che si stanno verificando in Cina a partire dall’entrata in vigore a fabbraio, soprattutto nell’Henan, dei nuovi regolamenti a cui tutte le religioni devono aderire, pochi giorni fa è stata «legalmente bandita» la Chiesa di Sion, famosissima comunità protestante di Pechino che organizza funzioni partecipate anche da 1.500 fedeli per volta. La congregazione, che non ha mai voluto piegarsi ad aderire al Movimento delle tre autonomie, la Chiesa protestate ufficiale governata dal partito comunista, è stata espulsa dalla propria sede. I diverbi con le autorità erano cominciati già ad aprile, quando i fedeli si erano rifiutatati di installare telecamere di sorveglianza dentro la chiesa.

«CI FIDIAMO SOLO DI DIO». «Temo che sarà impossibile per noi risolvere questo problema con le autorità», ha dichiarato all’agenzia Reuters il pastore della congregazione, Jin Mingri, che da anni tenta invano di far registrare la Chiesa di Sion pur rimanendo al di fuori degli organismi previsti dal partito. A tutti i fedeli è stato consegnato un elenco di chiese “ufficiali” dove poter praticare la propria fede, ma la maggior parte di loro ha rifiutato ritenendo l’obbedienza al Partito comunista come un tradimento del cristianesimo. «In Cina l’unico di cui ci possiamo fidare è Dio», ha dichiarato Jin.

@LeoneGrotti

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