Blasfemia, coppia cristiana assolta in Pakistan dopo sette anni di carcere

Shafqat Emmanuel e sua moglie Shagufta Kausar, analfabeti, erano stati accusati nel 2013 di aver scritto sms blasfemi. Il loro avvocato avverte: «Devono essere protetti o, una volta liberi, saranno subito uccisi»

L’Alta corte di Lahore ha assolto in Pakistan dalle accuse di blasfemia una coppia cristiana che ha passato gli ultimi sette anni nel braccio della morte. Shafqat Emmanuel e sua moglie Shagufta Kausar sono stati scagionati il 3 giugno, come dichiarato dall’avvocato Saiful Malook. Il legale musulmano è lo stesso che ha rischiato la vita per fare assolvere Asia Bibi.

Quegli sms “blasfemi” mai inviati

I genitori di quattro figli, originari della città di Gojra, nel Punjab, dove nel 2009 più di 100 case di cristiani furono bruciate da una folla di estremisti islamici, furono accusati da Muhammad Hussein nel 2013 di aver scritto sms blasfemi. L’uomo sostenne che Shagufta, impiegata come donna di servizio in una scuola cattolica, gli aveva inviato alcuni messaggini ingiuriosi in inglese la sera del 18 luglio 2013, mentre lui si trovava a pregare in moschea. Disse anche che li aveva scritti con la connivenza del marito.

La polizia arrestò la coppia cristiana il 21 luglio dopo che una folla inferocita di musulmani ne invocò la morte immediata, accusando i coniugi di blasfemia per «insulti al profeta e al Corano». Come spesso accade in Pakistan, l’uomo fu costretto a confessare il crimine dopo essere stato torturato in prigione e nel 2014 i due furono condannati a morte. La coppia spiegò invano che non potevano essere colpevoli di quei messaggi dal momento che, analfabeti, non erano in grado di scrivere né in urdu né tantomeno in inglese.

«Senza sicurezza saranno uccisi»

Malook, che accettò di difendere la coppia dopo l’assoluzione di Asia Bibi, dichiarò l’anno scorso che un loro vicino di casa, che voleva vendicarsi dopo un litigio, comprò una sim card a nome di Shagufta e inviò quei messaggi blasfemi.

Nonostante l’assoluzione, Shafqat Emmanuel e Shagufta Kausar si trovano ancora in carcere. L’avvocato ha dichiarato che verranno rilasciati entro una settimana, ma che hanno bisogno di sicurezza: «Se li lasciano liberi in pubblico, saranno subito uccisi», ha affermato. Il legale del querelante ha invece dichiarato che i due non corrono alcun pericolo per la loro incolumità e che verrà presentato un ricorso alla Corte Suprema. Ma il caso di Asia Bibi dimostra che non è così.

Asia Bibi oggi è costretta all’esilio

Dopo 3.420 giorni passati in carcere, Asia Bibi è stata definitivamente assolta dalla Corte Suprema da false accuse di blasfemia il 31 ottobre 2018. Un successivo ricorso del suo principale accusatore, l’imam Qari Muhammad Salaam, è stato respinto il 29 gennaio 2019 ma la donna ha dovuto aspettare altri tre mesi prima di poter abbandonare il paese. Oggi vive in esilio in Canada.

Shahid Mobeen, fondatore dell’associazione Pakistani cristiani in Italia, amico e consulente di Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico che sacrificò la sua vita per difendere le minoranze religiose in Pakistan e morì assassinato il 2 marzo 2011 a Islamabad, spiegava a Tempi: «Le vittime della legge sulla blasfemia sono raddoppiate nel 2020. Troppo spesso la legge viene usata impropriamente per risolvere questioni personali, ma quando viene brandita contro un cristiano l’obiettivo è colpire l’intera comunità». 

L’abuso della legge sulla blasfemia

Dal 1987 al 2020, ben 1.855 persone sono state accusate di blasfemia, 200 solo nel 2020, contro le 19 del 1987. Nel 75 per cento dei casi circa gli accusati sono di fede musulmana e nel 15 per cento di fede cristiana. Se si considera che i cristiani sono appena l’1 per cento della popolazione, si capisce quanto la legge venga usata dagli estremisti come un’arma contro di loro. Se si esclude la coppia appena assolta, restano nel braccio della morte per accuse di blasfemia 15 persone, mentre in carcere ce ne sono ancora 337. Almeno 78 persone sono state assassinate per via extragiudiziale da estremisti islamici dopo aver ricevuto un’accusa di blasfemia.

@LeoneGrotti

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