Asia Bibi, nuovo rinvio dell’udienza. Ma c’è una buona notizia

Nuovo rinvio per l’udienza del processo di Asia Bibi, la donna cristiana pakistana condannata a morte per una ingiusta accusa di blasfemia e in carcere da cinque anni. Purtroppo è avvenuto di nuovo e, come vi abbiamo spesso raccontato, i rinvii dell’udienza sono un modo escogitato dalle autorità giudiziarie per prolungare l’agonia della donna ed evitare così le rimostranze dei facinorosi islamici.
L’udienza di oggi davanti all’Alta Corte di Lahore è durata pochi minuti, giusto il tempo per constatare la strategica assenza dell’avvocato dell’accusa e rinviare le parti al 16 ottobre. Tuttavia, una buona notizia c’è, come hanno raccontato gli avvocati di Asia Bibi, S.K. Chaudry e Sardar Mushtaq Gill, a Fides. Il giudice, Anwar Ul Haq, ha stabilito che la prossima udienza sarà l’ultima a disposizione dei legali per consegnare le loro argomentazioni finali. Dopo di essa egli emetterà la sentenza. «A giugno scorso – ha detto Gill – abbiamo presentato una speciale istanza all’Alta Corte, appellandoci ad alcuni articoli che impongono al Tribunale di esaminare un caso e giudicare. Il caso di Asia dovrà essere ascoltato. Siamo poi fiduciosi nel fatto che, esaminando nel merito i fatti, Asia possa essere assolta. I timori nascono solo da possibili influenze negative o pressioni degli estremisti sui giudici. Ma il giudice Anwar Ul Haq è persona stimata e corretta. Confidiamo nella buona fede e nell’indipendenza della magistratura».

BHATTI: I MUSULMANI TACCIONO. Paul Bhatti, fratello di Shahbaz ucciso dagli integralisti islamici, da sempre attento alla causa di Asia Bibi, ha spiegato alla Radio vaticana che il rinvio era nell’aria. «Nel Paese – ha detto – anche la giustizia è sotto pressione ma questo non giustifica il fatto che persone, come Asia Bibi, non debbano avere giustizia. Finché non ci sarà giustizia e uguaglianza anche per le minoranze, finché non ci sarà libertà religiosa in Pakistan, il Paese non potrà mai avere serenità e armonia. Sono molto dispiaciuto che non si riesca ad uscire da questa condizione nella quale le autorità politiche e gli estremisti fanno sentire la loro pressione sulla giustizia. Questo è triste, molto triste».
Oggi le forze più violente dell’estremismo islamico sono state in qualche modo emarginate e questo fa ben sperare anche per la risoluzione del caso. Tuttavia, nota Bhatti, «sono quasi cinque anni che ormai sta andando avanti il processo. I sacrifici sono stati tantissimi: quello di mio fratello, quello del governatore del Punjab… Inoltre, ci sono stati interventi della comunità internazionale, non solo per Asia Bibi come persona, ma come simbolo. È un donna che ha subito violenza, una persona povera; questo va contro ogni diritto fondamentale dell’essere umano e non può succedere. Anche supponendo che questa possa essere la verità, c’è anche il perdono nell’islam, l’islam è comunque una religione di riconciliazione». Anche se, ammette Bhatti, purtroppo i musulmani, che pure sono contrari all’uso della legge della blasfemia contro i cristiani, «non parlano».

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