Amicone e il suo incrollabile bisogno di «qualcosa di vero»

Il video della presentazione a Seregno di “Luigi Amicone, l’anarcoresurrezionalista”, con Antonio Simone, Emiliano Ronzoni, Emanuele Boffi

Anche il Comune di Seregno, amministrato da una giunta di centrosinistra, ha voluto essere presente con il suo patrocinio (e con il sindaco Alberto Rossi in persona, mescolato alla gente in platea) venerdì 31 marzo alla serata in memoria di Luigi Amicone, fondatore di Tempi ed ex consigliere di Forza Italia a Milano, scomparso improvvisamente nell’ottobre del 2021.

Occasione, la presentazione all’Auditorium di Seregno del libro Luigi Amicone, l’anarcoresurrezionalista, organizzata da Tempi, Cdo Monza e Brianza e ben sei associazioni culturali della provincia: Esserci, Associazione Umana Avventura, Centro Culturale Péguy, Centro Culturale Gaudí, Centro Culturale Talamoni, Associazione don Giuseppe Mezzera

Amicone «abbarbicato allo scoglio del vero»

Una mobilitazione straordinariamente unitaria per celebrare – nel vero senso della parola – un cronista e un «compagno di barricate» prezioso per tanti perché «inspiegabilmente» rimasto, articolo dopo articolo, settimana dopo settimana, e così «per tanti anni, per decenni, sempre lì, abbarbicato allo scoglio del vero, esposto a tutti i venti, sempre pronto a ridire, a riaffermare, a tempo e fuori tempo, la gran verità intuita e accolta una volta nella vita e mai più lasciata», come ha ricordato Emiliano Ronzoni, amico di «Luigino» fin dagli anni Settanta e curatore della raccolta di scritti scelti (è lui che si è sobbarcato il gran lavoro di rilettura e prima scrematura dell’enorme mole di articoli, commenti, reportage, interviste prodotti in oltre trent’anni di giornalismo da Amicone).

Amicone, si è spinto a dire Ronzoni alla fine del suo intervento, precisando quanto scritto per Tempi l’estate scorsa proprio in occasione dell’uscita del libro, «dovrebbe essere fatto santo». E non per sancire il fatto che avesse una personalità eccezionale, santo «non nel senso di santone», ma perché Amicone «ha permesso che la sua persona, per tutta la vita, lasciasse trasparire la gloria di un Altro». E questo nel bene e male, quando era nel giusto e quando sbagliava. Santo perché «ha speso tutta la vita proclamando, a proposito e a sproposito, un Altro da sé».

Appartenenza, speranza, affezione

La fedeltà di Amicone all’ideale cristiano è il tema che ha voluto approfondire anche Antonio Simone, imprenditore, “fratello maggiore” di Luigino cresciuto al suo fianco al seguito di don Luigi Giussani e don Giorgio Pontiggia, l’amico che nel 1994, dal carcere, nel tumulto di Tangentopoli, decise insieme a lui di fondare Tempi perché «ci sarebbe bisogno di qualche cosa di vero». Così si scrivevano i due attraverso le sbarre in quell’epoca di ingiustizia nel nome della giustizia.

All’incontro a Seregno Simone ha raccontato l’amico di una vita – non senza qualche momento di commozione – proprio attraverso le lettere che questi gli ha scritto quando lui si trovava (di nuovo) in carcere (stavolta per il caso Maugeri, 2012), ma anche attraverso alcune parole-chiave spiegate da don Giussani nella sua caratteristica maniera vera e spiazzante: certezza della propria appartenenza come unica posizione che rende liberi dal potere; speranza in una realtà più grande dei propri progetti e opinioni; e poi affezione, soprattutto affezione.

Passione per Cristo, passione per gli uomini

«La parola affezione è quella che mi avvicina a Luigi», ha sottolineato Simone. «Luigi aveva una incrollabile affezione verso tutti: amici e nemici, intellettuali e persone semplici, potenti e carcerati». Ed è stata questa sua formidabile capacità di voler bene a tutti che alla sua morte ha spinto migliaia di persone a partecipare al funerale, scrivere ricordi pieni di gratitudine, stringersi intorno alla famiglia e agli amici comuni. Tutti mossi dalla grande capacità di affezione di Luigi, ma non solo, ha tenuto a sottolineare Simone: «Luigi era totalmente contro l’idiozia secondo cui “non bisogna dire cose divisive”. Al contrario, era proprio la sua appartenenza chiaramente vissuta e affermata che gli consentiva di avvicinare chiunque, rendendo possibile il dialogo».

E l’affezione per Amicone non era appena un buon sentimento, ha chiarito Ronzoni nel suo intervento: aveva invece precise ragioni inscindibilmente legate a una certa concezione della fede assorbita dall’amicizia con don Giussani, amicizia che Ronzoni stesso non ha esitato a definire «preferenza». In don Giussani, ha ricordato il giornalista brianzolo, «la passione per Gesù Cristo si tramutava in passione per gli uomini e la passione per gli uomini in passione per Cristo, tutto in maniera così misteriosamente coincidente che a un certo punto le cose non riuscivano a distinguere più». Ecco, «anche Luigino era così».

Qui sopra, il video integrale dell’incontro.

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