L’ultima idiozia dei Verdi francesi: le piste ciclabili “gender free”

Il partito ecologista a Lione progetta aree inclusive per i ciclisti che non si sentono né donna né uomo. Dopo i burkini in piscina e le aree gioco senza giochi contro gli stereotipi, la politica ideologizzata colpisce ancora

Parigi. Non passa giorno senza un’iniziativa in ossequio al politically correct firmata da Europe Écologie les Verts (Eelv), il partito dei Verdi francesi. L’ultima trovata arriva da Lione, città guidata dal sindaco green Grégory Doucet, che nell’estate del 2020, appena eletto all’Hôtel de Ville, disse che il Tour de France, ossia la più importante corsa ciclistica del mondo, è “machista” e “inquinante”, e che dunque sarebbe meglio abolirlo.

Contro l’appropriazione dello sport da parte di un genere

L’assessore in quota ecologista alla Viabilità e alla Mobilità di Doucet, Fabien Bagnon, si è appena pronunciato a favore della creazione di piste ciclabili “inclusive e gender free”, nel rispetto di chi non si sente né appartenente al sesso maschile né al sesso femminile: detto in altri termini, sottomettendosi all’ideologia gender, dell’indifferenziazione sessuale. «È la comunità delle donne in bicicletta Beyond My Bike che sta partecipando alle riunione tecniche con le squadre delle Voies Lyonnaises per concepire delle piste gender free e dunque inclusive», ha annunciato Bagnon. E ancora: «La nostra città può favorire o sfavorire la sua appropriazione da parte di un genere. È il caso per esempio delle strutture sportive. Se vogliamo l’uguaglianza reale di tutte e tutti, dobbiamo cercare di fare in modo che ognuno possa beneficiare delle strutture pubbliche».

Les Voies Lyonnaises è il progetto di piste ciclabili, pensate come una rete di trasporti in comune (saranno dodici linee), che collegheranno entro il 2026 le periferie di Lione con il centro. Ma non saranno come le altre piste, a quanto pare. «Femminista e ecologista, sono totalmente sconcertata dai discorsi irrazionali di alcuni eletti!», ha reagito un utente su Twitter. «Anche il tema della pista ciclabile è incluso nel rapporto di forza permanente creato da Eelv a Lione. È veramente snervante», ha aggiunto un altro.

Il progetto dei Verdi non piace ai ciclisti

Il nuovo progetto dei Verdi lionesi non convince neppure gli habitués della bicicletta. «Sono un ciclista e non capisco. Perché infilare queste parole (“gender free e inclusive”, ndr) dappertutto anche dove non hanno senso? Si direbbe che non sapete nemmeno di cosa parlate. Fate delle semplici piste ciclabili, del resto non ci importa nulla!», ha attaccato un cittadino lionese, seguito da un altro: «Dopo il burkini a Grenoble, ecco la pista gender free a Lione».

Nella classifica delle follie woke, quella di Bagnon è sicuramente ai primi posti: non era semplice, effettivamente, provocare una polemica in un terreno che sembrava neutro come quello delle piste ciclabili. Il Figaro, che ha dato per primo la notizia, si chiede quale siano concretamente le intenzioni dell’assessore verde di Lione: «Creare delle piste riservate alla minoranza che non si sente né uomo né donna e che combatte per essere riconosciuta?». Agli attacchi, Bagnon, ha risposto così: «Quando si parla di struttura gender free, si cerca di identificare ciò che può frenare il suo utilizzo da parte di un genere specifico».

Scrittura inclusiva al comune di Lione

Non sorprende, comunque, che questi progetti vengano ideati dal comune di Lione. Perché in questi due anni di mandato, il sindaco Doucet aveva già abituato i suoi cittadini a sparate simili. Nel settembre del 2021, il primo cittadino lionese si era recato in una scuola del Nono arrondissement per inaugurare “i cortili per la ricreazione gender free”, cortili completamente vuoti lanciati con l’obiettivo di lottare contro “gli stereotipi”, dove per stereotipi si intende: partite di calcio per i bambini da una parte e bambine a chiacchierare e a fare il gioco della campana dall’altra. Doucet, convinto di trovare dei piccoli studenti entusiasti, si era invece visto rimproverare da un bambino la mancanza di un campetto da calcio: «Io volevo le porte e un pallone da calcio. Ma qui non c’è nulla! Ci sono queste cose qui, come si chiamano? Ecco, sì, dei trucioli di legno. C’è la terra. E poi non c’è niente».

Dall’estate del 2020, inoltre, i comunicati e tutti i testi ufficiali del comune green di Lione rispettano i dogmi della cosiddetta “scrittura inclusiva”: per rispetto delle persone Lgbtq. All’epoca, l’Association lyonnaise handicap aveva protestato contro la decisione perché “discriminante” nei confronti delle persone con disabilità. Ma nonostante le reazioni, è stata adottata dalla maggioranza. E presto, oltre alla scrittura, saranno “gender free” anche le piste ciclabili.

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