La vera sfida del governo Meloni

Il centrodestra non dovrà creare un’egemonia uguale e contraria a quella della sinistra, ma illustrare sia in atti sia in parole un nuovo paradigma politico

Giorgia Meloni e gli esponenti del centrodestra al Quirinale, Roma, 21 ottobre 2022

Vedremo se la fretta sarà stata cattiva consigliera, ma intanto c’è da registrare che abbiamo un governo in tempi record, e già questa è una notizia. Ci si arriva in maniera un po’ arruffata e con qualche sceneggiata che sarebbe stata meglio evitare, ma non bisogna nemmeno stare troppo a fare gli schizzinosi, la politica è anche questo, lotta per ottenere potere e cariche.

Intanto questa velocità nel costituire un esecutivo può essere letta come un segno che il Governo ha bene in mente che non c’è tempo da perdere e che le sfide che si trova ad affrontare hanno una certa gravità. C’è una guerra in corso in Europa e c’è la crisi energetica, due macro-problemi che vanno ad aggiungersi a quelli, ormai storici, da cui è afflitto il nostro Paese: il debito pubblico monstre, la disoccupazione giovanile, la burocrazia tentacolare, le lentezze della giustizia, l’inverno demografico, un sistema scolastico che non ha mai veramente raggiunto un’effettiva parità tra scuole statali e non statali.

L’anima laboriosa, libera e cristiana dell’Italia

La vera sfida per il centrodestra sarà quella di creare non un’egemonia uguale e contraria a quella della sinistra, ma di illustrare sia in atti sia in parole un nuovo paradigma politico. Cioè dire all’Italia che c’è un governo che vuole interpretare al meglio quella che è la sua anima: laboriosa, libera e cristiana. Tre aggettivi mortificati in questi anni da ideologie liberal e grilline che vogliono distruggere il lavoro per sostituirlo coi bonus, spacciare come nuove libertà dei diritti che altro non sono che sofisticate forme di schiavitù (virtuali e fisiche), svuotare una tradizione bimillenaria per sostituirla con religioni effimere ed evanescenti.

I problemi sono enormi, le pressioni fortissime, i soldi (soprattutto) sono pochi. La ricerca di un equilibrio tra esigenze interne e indicazioni esterne (europee e americane) è l’arte della politica, ma una mediazione sarebbe infruttuosa e fine a se stessa se non avesse chiaro da dove partire e dove arrivare.

Meloni e il centrodestra non si facciano spaventare dal potere

In questa campagna elettorale Meloni ha dato alcuni segnali precisi: ha accolto all’interno delle sue liste nomi che non appartengono alla storia di Fdi (Nordio, Pera, Roccella, Malagola), ha collocato senza tentennamenti il partito a fianco delle forze occidentali, ha mostrato rispetto, ma non sudditanza, verso le potenze d’Europa. Ha, insomma, compiuto alcuni decisivi passi per mostrarsi forza affidabile e matura, non ubriaca di potere e di “pieni poteri”.

Ma ora viene il bello e, come ha scritto il nostro Lorenzo Castellani, l’errore più grande che potrebbe commettere il centrodestra – e che è quello che da sempre ha commesso la destra quando è andata al governo – è quello di farsi «spaventare dal potere». Impari a gestirlo, invece, con decisione e – fatto non secondario – con generosità, soprattutto fidandosi di quelle esperienze che, dal basso, sanno rispondere alle esigenze della società molto meglio di come saprebbe fare lo Stato.

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