Vende gli ovuli per “donare felicità” e si ammala di tumore. «È successo anche a Brittany Maynard?»

La testimonianza di una ventenne è giunta a Jennifer Lahl, che si batte contro i pericoli della donazione di ovuli e che conosceva il caso della giovane americana che chiese e ottenne di morire

Ha venduto gli ovuli per dieci volte sottoponendosi a più cicli di stimolazione ovarica e ora si è ammalata di cancro. Avvenire ha riportato ieri la storia di una ventenne anonima che sa «in cuor mio che dipende dagli ormoni che mi hanno dato». La vicenda è stata resa nota da Jennifer Lahl, la direttrice del Center for bioethics and culture californiano, autrice del documentario Eggsploitation, di cui tempi.it ha tradotto alcune parti e nel quale diverse testimoni rivelano le conseguenze devastanti della compravendita di ovuli. 

«NON POTRÒ CONCEPIRE». La ventenne è una delle tante che, dopo aver visto il documentario, ha deciso di descrivere la propria esperienza, sopratutto «per entrare a far parte degli studi clinici sull’argomento e rendere le donne consce di ciò che stanno veramente facendo quando vendono ovuli, così che nessuno debba passare quello che ho passato io: non sono mai stata messa in guardia rispetto ai rischi legati ai farmaci che mi davano. L’ironia è che ho perso la mia occasione di concepire figli dopo aver aiutato altre a farlo», perché hanno dovuto asportarle l’utero.

DONAZIONE DI OVULI E CANCRO. A dimostrare il business pericoloso che si nasconde dietro la vendita di ovociti ci sono tante di queste storie, grazie alle quali è emerso che molti dei farmaci utilizzati per la stimolazione ovarica potrebbero indurre tumori, mentre altri non sono mai stati approvati dagli organi di sicurezza competenti. «Spesso mi chiedo quante fra le molte donne che ricevono una diagnosi di cancro hanno venduto o donato i loro ovociti. Quante donne che lottano, perché non riescono a concepire bambini oggi, sono state donatrici di ovuli negli anni del college?», si è chiesta di recente Lahl, rivelando un importante dettaglio della storia di Brittany Maynard, la giovane affetta da tumore al cervello e morta dopo aver chiesto il suicidio assistito.

BRITTANY MAYNARD. «Ciò che la maggior parte delle persone non sa della storia medica di Brittany – ha spiegato Lahl – è che era una “donatrice” di ovuli». Circa un anno fa, un caro amico di famiglia di Maynard ha contattato Lahl: «Questo amico era a conoscenza del mio lavoro sui rischi a cui sono esposte le “donatrici” di ovuli e preoccupato si chiedeva se la decisione di Brittany di vendere i suoi ovuli, sottoponendosi a cure farmacologiche per la fertilità, non fosse potenzialmente nociva e non potesse avere qualche relazione con la sua diagnosi tumorale». Il legame tra donazione di ovuli e l’insorgenza di tumori, come quello che ha colpito Maynard, è infatti già stato oggetto di diversi studi da parte della comunità scientifica.

NESSUNA TRACCIA. Che non sia emersa questa parte della storia medica di Maynard, spiega Lahl, è dovuto al fatto che «una donatrice di ovuli non è considerata una paziente e spesso il suo medico di base non include queste informazioni nella storia clinica». Anche per lei, «come per molte “donatrici” di ovuli, questo è spesso un segreto che solo pochi conoscono: ho intervistato innumerevoli donne che hanno venduto i loro ovuli e questo fatto è raramente in cima alla loro lista di cose di cui parlare. Spesso, solo quando una donatrice di ovuli soffre per problemi di salute queste informazioni vengono rese note ad altri».

PARADOSSO DEL PROGRESSO. Ma, al di là del paradosso del progresso, per cui per “donare felicità ad altri” (come ripetono gli sponsor della compravendita di ovuli) una donna si è ammalata di tumore e ha subito l’asportazione dell’utero, come è possibile che una pratica così rischiosa sia permessa senza alcun controllo? Per questa domanda Lahl non ha una risposta, ma continua a lavorare per «esporre i piccoli sporchi segreti di questa pratica».

@frigeriobenedet

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