Ucraina, come finirà il conflitto? I tre scenari americani

Mentre la Russia avanza nell'oblast di Donetsk, il Corriere si chiede se non sia ora di iniziare a trattare con Putin. Per gli Usa, Mosca riuscirà a prendere il Donbass ma poi si produrrà uno stallo

I russi avanzano nella regione di Donetsk, nell’est dell’Ucraina, e sono ormai a 16 chilometri dalla città di Sloviansk. La battaglia per uno dei tre centri fondamentali dell’oblast «sarà la prossima sfida chiave nella lotta per il Donbass», assicura l’intelligence britannica. Ieri l’Armata rossa ha anche tentato di avanzare nella direzione di Kramatorsk ma è stata respinta dalla resistenza, che avrebbe anche inflitto all’esercito di Vladimir Putin «perdite significative», riporta lo Stato maggiore ucraino.

La catastrofe umanitaria in Ucraina

Dopo la conquista di Lysychansk e dell’intero oblast di Luhansk, la guerra per il dominio del Donbass si è trasferita nella regione di Donetsk. Le autorità ucraine si aspettano che l’oblast verrà pesantemente bombardato e per questo il governatore Pavlo Kyrylenko ha chiesto a oltre 350 mila residenti di scappare nella parte occidentale del paese. L’obiettivo è quello di «concentrarci di più sul nemico», anche perché «il destino dell’Ucraina sarà deciso dalla regione di Donetsk».

La fuga di 350 mila persone dalla regione andrebbe ulteriormente ad aggravare il già pesantissimo bilancio dei profughi e degli sfollati. Dall’inizio dell’invasione, lanciata il 24 febbraio, un terzo della popolazione di circa 40 milioni di persone ha dovuto abbandonare la propria casa. Se 5 milioni di abitanti sono scappati dal paese all’estero (145.829 quelli arrivati in Italia secondo il Viminale), oltre 7 milioni sono gli sfollati interni.

Come continuerà la guerra? Tre scenari

Il conflitto ha già causato un’immane catastrofe umanitaria, che si va a sommare alla distruzione inflitta al tessuto economico e infrastrutturale ucraino e alle ingenti perdite subite da entrambi gli eserciti. Ma i combattimenti quotidiani, che non conoscono sosta, non lasciano intendere che si arriverà presto a una tregua o perlomeno a un cessate il fuoco.

Secondo il direttore americano dell’intelligence nazionale, Avril Haines, gli scenari sul futuro della guerra sono solo tre: 1) la Russia conquista il Donbass, le truppe ucraine si demoralizzano e l’esercito di Mosca prosegue verso ovest nell’invasione; 2) l’Ucraina ferma l’avanzata russa nel Donbass e riesce a contrattaccare, riconquistando territori, soprattutto nel sud del paese; 3) Mosca conquista l’est del paese ma non riesce a proseguire verso Kiev e si produce una situazione di stallo.

Sempre secondo l’intelligence americana, quest’ultimo è lo scenario più probabile. Se dunque il Cremlino è proiettato con successo verso la conquista del Donbass, l’area più industrializzata del paese, che cosa dovrebbero fare l’Ucraina e l’Occidente?

È giunto il momento di trattare

In un’analisi sul Corriere, il vicedirettore Federico Fubini ha riassunto la posizione di Henry Kissinger, che è ormai nota: iniziare a trattare con Putin, anche a costo di cedere territori. Se la Crimea è ormai considerata persa anche da Kiev, l’ideale sarebbe tornare allo status quo ante 24 febbraio, ma potrebbe essere necessario anche abbandonare il Donbass, sostiene l’ex segretario di Stato americano.

Cedere in modo plateale alle richieste russe potrebbe fermare la guerra ma anche rivelarsi catastrofico per il futuro. Il problema, continua Fubini, è che le sanzioni economiche hanno bisogno di tempo per produrre effetti e secondo gli esperti prima di uno o due anni Mosca non avrà problemi a proseguire nel conflitto.

«È in queste condizioni che i governi europei devono rispondere alla domanda più scomoda», prosegue il vicedirettore del Corriere: «Davvero pensano che solo Volodymyr Zelensky abbia diritto di affrontare la questione del quando e come perseguire un cessate il fuoco? Mario Draghi giorni fa così ha riassunto la posizione del G7: “Se ci fosse una disponibilità ai negoziati, siamo pronti”. Sembra chiaro che sarà difficilissimo recuperare i territori già finiti sotto il controllo russo e illudersi di poterlo fare, adesso, potrebbe non portare che altro sangue. Sembra altrettanto chiaro che riconoscerne oggi la conquista non farà che dar tempo e motivazione per Putin di preparare nuove aggressioni. Fra queste due proposizioni difficilmente confutabili, ma incompatibili, si delinea la missione più dura per gli europei nei prossimi mesi e anni: tenere stretta la presa delle sanzioni, isolare la Russia fino a renderle insopportabile il costo delle sue scelte. Eppure la
voglia di tornare al business as usual è dietro l’angolo».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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