Tutte le reazioni al Jobs act di Renzi. Giovannini: «Obiettivi condivisibili, ma richiedono risorse consistenti»

Il ministro del Lavoro sulle proposte per l'occupazione del segretario Pd: «Vanno dettagliate». Damiano (Pd): «Bene la semplificazione delle norme». Polverini (Fi): «Leggere Jobs act è come fare un giro all'Ikea»

«Molte delle proposte presentate da Renzi in questa lista prevedono investimenti consistenti»: così il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha commentato la bozza del Jobs act (qui la nostra intervista a Tiraboschi: «Il piano lavoro di Renzi? Non funziona») proposto dal segretario del Pd Matteo Renzi, pubblicamente, ieri sera nella sua newsletter settimanale.

JOBS ACT. Renzi propone tra le altre cose una riduzione del 10 per cento dei costi energetici per le imprese, una riduzione delle tasse sul lavoro (l’Irap) del 10 per cento coperta dal gettito proveniente dalla spending review, ma soprattutto una seria riforma delle regole del lavoro: un codice semplificato, un contratto unico a tempo indeterminato a tutele crescenti (anziché le 40 forme contrattuali odierne), l’assegno universale. Un punto in particolare potrebbe creare ostracismo: Renzi vorrebbe una legge sulla rappresentatività sindacale sul modello tedesco (con i rappresentanti eletti direttamente in fabbrica). Alla voce investimenti per la creazione di nuovi posti di lavoro, Renzi annuncia un piano industriale diverso per i settori cultura, turismo, agricoltura e cibo, per il made in Italy (moda, design, artigianato), per l’information technology (i piani nel dettaglio non sono stati ancora presentati).

GIOVANNINI: «OBIETTIVI DA VERIFICARE». A Radio 1 il ministro Giovannini è stato il primo a commentare: «La proposta di Renzi sulla natura dei contratti e le tutele a essi collegati non è nuova, ma va dettagliata meglio. Nel passato vi sono state due proposte contrapposte: una dei professori Boeri e Garibaldi nella quale l’azienda può più facilmente interrompere un rapporto di lavoro all’inizio attraverso un indennizzo monetario, per poi invece con il passare degli anni lavorati tornare per il lavoratore a una situazione standard, quella protetta dall’articolo 18. L’altra proposta, del professore Pietro Ichino, in cui l’articolo 18 entra in campo solo dopo molti anni. Quindi bisogna capire di cosa si sta parlando». Giovannini ha quindi aggiunto: «Noi abbiamo ogni trimestre circa 400 mila assunzioni a tempo indeterminato e circa 1 milione e 6 a tempo determinato. Allora riuscire a trasformare contratti precari in contratti di più lunga durata è un obiettivo assolutamente condivisibile, che però in un momento di grande incertezza come questo molte imprese siano disponibili ad andare in questa direzione è un fatto da verificare».

UE: «RENZI NELLA GIUSTA DIREZIONE». Si è espresso positivamente sul Jobs act anche il commissario Ue al Lavoro, Lazlo Andor, secondo il quale «alcuni dei punti chiave del Jobs Act del segretario del Pd Matteo Renzi sono in linea con le raccomandazioni Ue sul mercato del lavoro. Aspettiamo i dettagli». Per Andor è importante che l’Italia renda «più inclusivo e dinamico» il mercato del lavoro, contrastando con «l’eccessiva segmentazione e il gap generazionale tra i disoccupati». Il commissario Ue ha ricordato come il problema stia diventando sempre più comune a tutti i paesi europei, e che il prossimo luglio a Roma si terrà un incontro sulla disoccupazione.

BRUNETTA: «SEMBRA SCRITTO DA DILETTANTI ALLO SBARAGLIO». Come era già emerso dalle prime dichiarazioni di Polverini, Forza Italia invece ha criticato duramente il piano del lavoro del segretario Pd. Il capogruppo di Fi in commissione Lavoro alla Camera, Annagrazia Calabria ha espresso la posizione ufficiale del partito con queste parole: «Non permetteremo che si giochi sulla pelle dei giovani italiani e dei disoccupati l’ennesima lotta di potere tra i democratici, un’altra partita a scacchi tra governo e Pd in cui ci sono solo mosse tattiche e nessun risultato concreto». Ancora più tranchant il capogruppo dei deputati Fi, Renato Brunetta: «Il testo di Renzi sembra scritto da dilettanti allo sbaraglio, un po’ furbetti, un po’ opportunisti, sicuramente molto pasticcioni, che a un certo punto si sono dovuti fermare perche’ non riuscivano ad andare avanti. E hanno “aperto” il documento a contributi esterni perché da soli non riuscivano a riempirlo. Quello che si è letto è di una pochezza tecnica, culturale, politica e scientifica spaventose, e da esso emerge una totale non conoscenza non solo delle relazioni industriali, ma anche e soprattutto del rapporto che lega il lavoro allo sviluppo economico».

CAMUSSO: «NOVITA’ IMPORTANTE, MA POCO AMBIZIOSA». Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso si è detta parzialmente soddisfatta dal Job act di Renzi. Oggi, proprio da Firenze dove si trovava per un congresso regionale, ha detto che «Abbiamo cominciato a vedere le proposte del cosiddetto Jobs Act. Avremmo sperato in una maggiore ambizione, a partire ad esempio dalla creazione del lavoro, delle risorse – penso alla patrimoniale – ma è già importante avere il tema del lavoro al centro del dibattito». Per quanto riguarda gli aspetti che meno sono piaciuti alla Cgil, Camusso ha spiegato che «Se la realtà è che bisogna creare lavoro non basta dire che sarà la libera iniziativa del mercato o delle imprese, magari con qualche incentivo o fiscalità, a favorire la ripresa. Sono tutte cose utili, certo, ma bisogna che tutte le risorse disponibili vadano alla creazione di posti di lavoro». Camusso invece si è detta molto soddisfatta «Che si dica esplicitamente che bisogna ridurre le forme del lavoro è una novità assolutamente importante, finora lo dicevamo solo noi, non forme che si aggiungono, ma forme che si riducono e si riditerminano le tutele. Credo che il Job act sia materia sulla quale si potrà sicuramente discutere». La leader della Cgil ha sottolineato l’importanza del «dibattito che si è aperto sul lavoro. Non possiamo che salutare con favore che il dibattito politico finalmente parli di lavoro e che il più grande partito di centrosinistra si stia impegnando a fare proposte».

DAMIANO: «BENE LA SEMPLIFICAZIONE». Anche il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) a Repubblica commenta le proposte di Renzi: «Bene la semplificazione, a patto che non sia deregolazione e diminuzione dei diritti. Bisogna capire come si traduce in pratica. A differenza di quello che si è immaginato sin qui dalle anticipazioni, l’approccio è complessivo. Questa è una buona cosa, ma non vorrei si trattasse solo di buoni propositi».

POLVERINI: «JOBS ACT È COME ANDARE ALL’IKEA». Critica e molto dura la vicepresidente della commissione Lavoro di Montecitorio, Renata Polverini (Fi), per la quale «Addentrarsi nella lettura della bozza del Jobs Act di Renzi è un po’ come entrare all’Ikea: ci trovi qualcosa di utile e tanta paccottiglia ma, soprattutto, quando arrivi a casa scopri che non è facile montare quello che hai acquistato. Il modello scandinavo della flexsecurity, proposto dal neo segretario del Pd, non si adatta a un mercato del lavoro e a un tessuto produttivo molto più ampio e complesso di quello danese o svedese ed il bricolage contrattuale, spacciato per semplificazione, non può funzionare se prima di tutto non si rimette in moto l’economia. E quello che manca clamorosamente è una risposta sul reperimento delle risorse finanziarie per rimettere in moto la macchina Italia».

SCHIFANI: UN LIBRO DEGLI INTENTI. Per il presidente del Nuovo Centrodestra, Renato Schifani: «La proposta di Renzi sul lavoro, ancora teorica, mi sembra un libro degli intenti. Le riforme sono belle, ma nella misura in cui hanno delle coperture per essere attuate».

BONANNI: GIUDIZIO POSITIVO. Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. «Bisogna discuterne approfonditamente, ma tendenzialmente siamo favorevoli», ha detto il segretario. «Il lavoro lo si può creare solo con la buona economia, ma il giudizio sul Jobs Act di Renzi è positivo. La misura sulla quale sono maggiormente d’accordo è quella che consente di riassumere attraverso un contratto di lavoro tante altre persone, a partire dalle false partite Iva che di solito sono usate per pagare meno la gente».

LANZILLOTTA: DELUSIONE. Per Linda Lanzillotta (Scelta Civica): «Renzi continuerà a voler fare l’agitatore del popolo delle primarie o imposterà un lavoro serio che coinvolga le migliori energie del Paese, che sia capace non tanto di cambiare il Pd quanto il futuro dell’Italia? Stando al documento sullo jobs act presentato ieri, molto deludente rispetto agli annunci e alle aspettative, l’impressione è che ci sia molto da fare»

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