Tutte le fake news del New York Times su aborto e obiezione di coscienza in Italia

L'ennesimo articolo sostiene che in Italia è impossibile abortire per colpa dell'elevato numero di obiettori di coscienza. Ecco tutti i dati che smontano la più trita e ritrita delle fake news

Una fake news resta una fake news, anche se la pubblica l’onorevolissimo New York Times. La storia è sempre la stessa: «L’aborto in Italia è un diritto bistrattato», si legge in un op-ed a firma Ilaria Maria Sala. Anche l’argomentazione usata per sostenere l’assunto è sempre la stessa: «Ci sono troppi medici obiettori di coscienza». Seguono singoli casi di donne che hanno dovuto girare decine di ospedali prima di trovarne uno disponibile a interrompere la gravidanza, nella maggior parte i fatti vengono poi smentiti nel giro di poche settimane dall’uscita della “notizia”, e commenti triti e ritriti sull’eccessivo potere della Chiesa cattolica in Italia.

LA SOLITA STORIA. Anche il pezzo pubblicato sul Nyt segue questo canovaccio e accusa l’elevato numero di medici obiettori di causare un aumento degli aborti illegali, «nonostante quelli legali siano in diminuzione». Questa è la classica posizione della Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della legge 194/78) ma non è suffragata dai fatti, visto che in merito l’Istituto superiore di sanità può fare solamente delle stime, che tra l’altro sono costanti da molti anni.

IL CASO PUGLIA. Il Nyt va avanti parlando della Puglia, dove nove medici su 10 sono obiettori e il diritto di abortire sarebbe a rischio, così come nel resto d’Italia, dove sette su 10 si rifiutano di interrompere una gravidanza. Peccato che il quotidiano americano non abbia anche aggiunto che secondo i dati il 92,2 per cento degli aborti viene effettuato nella regione di residenza e l’87,9% nella provincia di residenza. Come si può dire che le donne in Italia non riescono ad abortire, se non a fronte di innumerevoli disagi?

I VERI DATI. E poiché una fake news tira l’altra, per quanto riguarda il dato diffuso con orrore che meno del 60 per cento degli ospedali pubblici in Italia pratica aborti, è sufficiente inquadrarlo nel panorama della sanità pubblica italiana. La stessa cosa vale per la rianimazione, la cardiologia o i punti nascita. È difficile capire di che cosa ci si può lamentare quando in Italia gli aborti rappresentano il 20 per cento delle nascite e i “punti Ivg” sono il 74 per cento dei punti nascita. Per ogni 5 strutture in cui si pratica l’Ig ce ne sono solo 7 in cui si partorisce. Ma anche questi dati il Nyt non li diffonde. Sempre secondo i numeri, come ribadito anche da Assuntina Morresi a tempi.it, «non c’è mancanza di personale non obiettore, nemmeno disaggregando i dati per Asl». Infatti, un medico non obiettore deve eseguire in Italia 1,6 aborti a settimana: non sembra un compito così gravoso.

LO SPAURACCHIO CATTOLICO. Infine il Nyt attribuisce tutti questi problemi, che nei fatti non esistono, all’alta percentuale di cattolici in Italia e alla loro influenza politica. Addirittura si cita Comunione e Liberazione, completamente a sproposito. Innanzitutto il diritto all’obiezione di coscienza non è fondato sul Diritto canonico, ma sulla Costituzione italiana, dunque non è una concessione fatta ai cattolici dal Parlamento, ma un principio fondante della Carta, e non è neanche una «violazione dello stato di diritto», come spara il Nyt. In secondo luogo, il quotidiano americano insiste nel dire che gli obiettori sono cattolici, mentre qualunque rilevazione statistica conferma che i cattolici praticanti sono solo il 20 per cento della popolazione. L’obiezione di coscienza dunque non può essere legata solo a convincimenti religiosi. A che cosa si deve allora? Questo è l’unico argomento a cui il Nyt non è interessato. Rischierebbe di scoprire qualcosa di diverso dalle solite fake news che vengono propinate da 20 anni a questa parte.

@LeoneGrotti

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