Paritarie, scontro Pisapia-Formigoni. Portioli: «Mentalità statalista»

Al primo giorno di scuola, gli studenti di Milano ricevono una lettera del sindaco Pisapia che sottolinea la superiorità delle scuole statali rispetto alle non statali. Formigoni risponde. Portioli a Tempi.it: «Lo Stato sostenga gli enti pubblici che offrono i servizi migliori e, tra questi, molti sono scuole paritarie. E sugli insegnanti dico che l'assunzione va conquistata»

Così ha scritto il sindaco Giuliano Pisapia agli studenti di Milano in occasione del primo giorno di scuola: “La scuola pubblica è uno strumento fondamentale per la conoscenza dei diritti e dei doveri civili. È un nostro preciso dovere lavorare perché l’istruzione pubblica possa darvi una formazione moderna e completa, in grado di aiutarvi nel percorso di crescita e cittadinanza. Vi ricordo l’art. 33 della nostra Costituzione: Enti privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato”. Una distinzione che a molti è suonata così: la scuola statale è pubblica, quella paritaria no.

Pisapia ha così suscitato malumori nell’ambiente scolastico, e non solo, dal momento che è stato l’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer a inserire la scuola paritaria all’interno del sistema scolastico pubblico. E’ utile riproporre questo dualismo il primo giorno di scuola? «Mi sembra una polemica sterile – afferma a Tempi.it Stefano Portioli, vicepresidente di Agesc Lombardia. In realtà non c’è uno Stato che viene prima della Costituzione e poi la Costituzione che governa tutti. E’ pacifico che tutti siamo assoggettati alla Costituzione e i suoi valori siano tramandati dalle scuole dello Stato e dalle paritarie: intervenendo così Pisapia dimostra scarsa conoscenza di quello che si insegna nelle scuole paritarie. Vorrei ricordare che lo stesso don Bosco insegnava ai ragazzi a diventare buoni cittadini, osservanti delle leggi in vigore. La scuola paritaria, in Italia, soffre ancora il dualismo pubblico–privato. Ci sono soggetti che erogano servizi e lo Stato ha il dovere di far funzionare al meglio gli enti che offrono i servizi migliori ai cittadini, e tra questi, molti sono scuole paritarie».

Replicando a Pisapia, il governatore lombardo Roberto Formigoni e la presidente nazionale di Agesc, Maria Grazia Colombo, hanno messo in evidenza come il dualismo pubblico-privato vada a intaccare un risparmio per lo Stato stesso.
Da tempo come associazione abbiamo dimostrato, dati alla mano, che lo Stato spende per ogni studente che frequenta le statali circa 7000 euro l’anno, mentre per chi frequenta le paritarie appena 50 euro: è difficile, dunque, dire che lo Stato sostiene le paritarie. Vorrei tranquillizzare Pisapia: la scuola statale deve temere solo se stessa. Ad esempio, quel sindacalismo che ha aumentato a dismisura posti di lavori eccedenti il fabbisogno.

E’ proprio il tema della petizione “L’Italia è un paese per vecchi?”, che ha ottenuto nei giorni scorsi i primi risultati positivi.
Non penso che lo statalismo sia solo di Pisapia, purtroppo è insito nella maggior parte delle persone che ci governano. Chi si iscrive a un Master universitario non deve avere la certezza dell’assunzione, ma solo quella di entrare in possesso di competenze migliori che lo rendano più appetibile nel mercato del lavoro rispetto agli altri. Nel campo dell’insegnamento non ci sono le condizioni per garantire il posto di lavoro. Oggi l’assunzione va conquistata, con la coscienza che la vita potrebbe chiederci di fare altro rispetto a quello che si è studiato.

Un concreto passo avanti, secondo diversi osservatori ed esperti del settore, sarebbe dare la possibilità alle scuole di assumere direttamente gli insegnanti.
Certo, ma ho paura che sia di difficile attuazione. Perché avvenga bisognerebbe dire che le liste dei precari non esistono più, che questa figura di lavoratore che “attende”, scompare. Insomma, si tratta di decidere che scuola vogliamo: dovremmo mettere in condizione anche la statale di potere elaborare un proprio progetto educativo e formativo e di poter scegliere con chi portarlo avanti: esattamente come una squadra di calcio, che decide a chi affidare il proprio gioco. Se agiremo in questo modo abbiamo la possibilità di vincere il campionato, altrimenti le scuole statali hanno già perso.

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