Pechino «non vuole militarizzare il Mar cinese», però schiera su un’isola missili terra-aria

Sarà anche vero che Pechino non ha alcuna «intenzione di militarizzare il Mar cinese meridionale», ma la verità è che da qualche giorno un uccellino ha portato proprio da quelle parti su un piccolo isolotto occupato dal governo comunista, Woody Island, un sistema missilistico terra-aria.

ISOLE CONTESE. L’isola di Woody si trova nell’arcipelago delle isole Spratly e Paracel, al centro di una rotta marittima dalla quale ogni anno passano merci per cinquemila miliardi di dollari. L’arcipelago è al centro di una delle contese territoriali più delicate al mondo, visto che secondo alcune stime sotto il Mar cinese meridionale giacciono 30 miliardi di tonnellate di petrolio e 16 mila miliardi di metri cubi di gas. Anche per questo, oltre che per la posizione, Vietnam, Brunei, Taiwan, Filippine e Malaysia accampano diritti sulle isole.

JET E MISSILI. Solo la Cina, però, ha occupato illegalmente alcune isole, le ha allargate artificialmente e vi ha schierato sopra un reparto di aerei da guerra J-11 e ora il sistema missilistico terra-aria HQ-9, in grado di colpire un aereo nel raggio di 200 chilometri. Che la tattica del partito comunista sia quella di rivendicare con la forza il diritto all’arcipelago non c’è dubbio, ma perché ha dispiegato la batteria di missili proprio ora?

PROVOCAZIONI AMERICANE. Per ricordare che non permetteranno mai la chiusura della trafficata rotta marittima, gli Stati Uniti hanno provocato Pechino inviando a fine gennaio una nave da guerra a svolgere una ricognizione entro le 12 miglia nautiche da un’isola occupata dalla Cina. E per rimarcare che il governo non ha diritto a quell’isola, non hanno avvisato della manovra. A ottobre aveva fatto lo stesso.

RICOGNIZIONI AEREE. Nel novembre del 2015, inoltre, gli Usa avevano fatto una ricognizione con due bombardieri B52 vicino agli avamposti cinesi nell’arcipelago delle Spratly. Se il sistema missilistico appena schierato dalla Cina fosse stato già attivo in novembre, avrebbe potuto abbattere con facilità i due aerei.

LA PARTITA DI OBAMA. Le necessità di difesa e di attacco si accompagnano a quelle politiche. Per la prima volta Barack Obama è riuscito a portare il 16 febbraio il summit dell’Asean (Associazione delle nazioni del Sudest asiatico) a Rancho Mirage, in California, proprio dove nel 2013 aveva accolto il presidente cinese Xi Jinping. Obama ha cercato così di rafforzare l’influenza americana su un’area molto importante per Pechino e che comprende i paesi che si contendono le isole del Mar cinese meridionale.
Schierando una batteria di missili, la Cina ha fatto capire di non aver apprezzato la sfida americana e ha confermato che non ci si può mai fidare delle dichiarazioni dei leader comunisti prima di vederle applicate nei fatti. A settembre, durante l’ultimo incontro tra Obama e Xi, quest’ultimo aveva dichiarato: «Noi non vogliamo perseguire la militarizzazione del Mar cinese meridionale».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Exit mobile version