Papa Francesco: «La famiglia è maltrattata, ma è il futuro dell’umanità. Non esistono buone ragioni per eliminare una persona»

Con il discorso ai cardinali di questa mattina e col messaggio su “Invecchiamento e disabilità”, il Pontefice torna a ribadire la visione della Chiesa su alcune tematiche attuali

Papa Francesco questa mattina è arrivato per primo in modo da poter salutare uno ad uno tutti i cardinali che partecipano al concistoro dedicato alla famiglia e alla pastorale matrimoniale. nel suo breve intervento in apertura dei lavori il Pontefice ha ricordato che la famiglia «è la cellula fondamentale della società umana. Fin dal principio il Creatore ha posto la sua benedizione sull’uomo e sulla donna affinché fossero fecondi e si moltiplicassero sulla terra; e così la famiglia rappresenta nel mondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino». Il Santo Padre ha sottolineato il fatto che il lavoro dei porporati «avrà sempre presente la bellezza della famiglia e del matrimonio, la grandezza di questa realtà umana così semplice e insieme così ricca, fatta di gioie e speranze, di fatiche e sofferenze, come tutta la vita. Cercheremo di approfondire la teologia della famiglia e la pastorale che dobbiamo attuare nelle condizioni attuali. Facciamolo con profondità e senza cadere nella “casistica”, perché farebbe inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro. La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza, accompagnandoli in tante difficoltà e anche con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore».

ANZIANI E DISABILI. Ieri Papa Francesco ha anche inviato un messaggio a monsignor Carrasco De Paula, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, in occasione dell’Assemblea generale dell’Accademia e nel ventennale della sua istituzione con il Motu Proprio “Vitae Mysterium” di Giovanni Paolo II, l’11 febbraio 1994. Eccone alcuni stralci: (…) I lavori che svolgete in questi giorni hanno per tema: “Invecchiamento e disabilità”. È un tema di grande attualità, che sta molto a cuore alla Chiesa. In effetti, nelle nostre società si riscontra il dominio tirannico di una logica economica che esclude e a volte uccide, e di cui oggi moltissimi sono vittime, a partire dai nostri anziani. (…) La situazione socio-demografica dell’invecchiamento ci rivela chiaramente questa esclusione della persona anziana, specie se malata, con disabilità, o per qualsiasi ragione vulnerabile. Si dimentica, infatti, troppo spesso che le relazioni tra gli uomini sono sempre relazioni di dipendenza reciproca, che si manifesta con gradi diversi durante la vita di una persona ed emerge maggiormente nelle situazioni di anzianità, di malattia, di disabilità, di sofferenza in generale. E questo richiede che nei rapporti interpersonali come in quelli comunitari si offra l’aiuto necessario, per cercare di rispondere al bisogno che la persona presenta in quel momento».

QUESTIONE ANTROPOLOGICA. «Alla base delle discriminazioni e delle esclusioni vi è però una questione antropologica: quanto vale l’uomo e su che cosa si basa questo suo valore. La salute è certamente un valore importante, ma non determina il valore della persona. La salute inoltre non è di per sé garanzia di felicità: questa, infatti, può verificarsi anche in presenza di una salute precaria. La pienezza a cui tende ogni vita umana non è in contraddizione con una condizione di malattia e di sofferenza. Pertanto, la mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, per eliminare una persona; e la più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore».

FAMIGLIA E PRENDERSI CURA. «Maestra di accoglienza e solidarietà è, invece, la famiglia: è in seno alla famiglia che l’educazione attinge in maniera sostanziale alle relazioni di solidarietà; nella famiglia si può imparare che la perdita della salute non è una ragione per discriminare alcune vite umane; la famiglia insegna a non cadere nell’individualismo e equilibrare l’io con il noi. È lì che il “prendersi cura” diventa un fondamento dell’esistenza umana e un atteggiamento morale da promuovere, attraverso i valori dell’impegno e della solidarietà. La testimonianza della famiglia diventa cruciale dinanzi a tutta la società nel riconfermare l’importanza della persona anziana come soggetto di una comunità, che ha una sua missione da compiere, e solo apparentemente riceve senza nulla offrire. (…)»

SOFFERENZA E DONO. «Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo; quando insegna che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità. È questo il Vangelo della vita che, attraverso la vostra competenza scientifica e professionale e sostenuti dalla Grazia, siete chiamati a diffondere».

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