Negri: «L’ora di religione non è la Cenerentola degli studi e non è una graziosa concessione ai cattolici»

Il vescovo di San Marino-Montefeltro in un'intervista a Libero spiega «la grave disinformazione» legata alla battuta del ministro Profumo: «Non si può mettere in discussione la funzione della religione cattolica nelle scuole senza aprire un contenzioso internazionale»

Ancora reazioni alle parole del ministro dell’istruzione Francesco Profumo che ha detto che «l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non ha più molto senso». Oggi su Libero Caterina Maniaci intervista monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, che dice che le dichiarazioni del ministro «appaiono frutto di una grave disinformazione, il che non è molto comprensibile per un ministro che dovrebbe avere, tra le proprie competenze, questi temi».

INCONTRARE IL CRISTIANESIMO. Negri ricorda la soluzione attuale («di grandissimo profilo culturale e democratico») è figlia di «un lungo cammino e dialogo» partito con i Patti Lateranensi. «L’ora di religione – spiega il vescovo – deve essere impartita secondo la forma della tradizione cattolica, perché rappresenta per tutti i cittadini italiani che lo desiderano la possibilità di incontrare il cristianesimo come avvenimento di vita, di cultura e di civiltà».

NON E’ CATECHISMO. L’errore da non commettere è pensare che l’ora di religione sia un’ora di catechesi. «La catechesi ha altre finalità e altri metodi e che si realizza nell’ambito della vita ecclesiale». Tra l’altro, c’è di mezzo il Concordato: «Non c’è nessuno che possa mettere in discussione la funzione della religione cattolica nelle scuole senza aprire un contenzioso a livello internazionale, perché l’ora di religione insegnata nelle scuole fa parte del Concordato esistente tra lo Stato italiano e la Chiesa. La presenza della religione cattolica, poi, è un fatto irresistibilmente esistenziale, non programmatico».

AL BERCHET CON DON GIUSSANI. Il vescovo fa riferimento anche alla propria esperienza personale: «Nel liceo che frequentavo negli anni Sessanta – il prestigioso liceo Berchet di Milano – le materie venivano a disporsi positivamente o dialetticamente nei confronti dell’insegnamento della religione cattolica che, per grazia, ci era impartita da monsignor Luigi Giussani. L’ora di religione non è la Cenerentola degli studi e non è una graziosa concessione al mondo cattolico. Anzi rappresenta il tentativo di realizzare una concreta pluralizzazione della scuola che, soprattutto quella statale, oggi soffre di una crescente omologazione di carattere ideologico a senso unico, in particolare nel senso del progressismo e del tecnoscientismo».

Exit mobile version