Minore a coppia gay di Palermo. Parla a tempi.it uno degli affidatari: «Ci siamo esposti per i ragazzi omosessuali prigionieri di paure»

Massimo De Trovato: «Il giudice ha tenuto conto del precedente di Bologna»

Dopo la discussa decisione del Tribunale dei minori di Bologna di affidare una bambina di tre anni a una coppia di omosessuali, si è verificato un fatto analogo a Palermo. Il nuovo caso riguarda un ragazzo di 16 anni, inizialmente ospitato in una struttura di accoglienza e successivamente affidato dal Tribunale dei minori a Massimo De Trovato, 40 anni, operatore turistico, e ad Alessandro Savona, scrittore 46enne, conviventi da 5 anni: «Molti ragazzi gay sono prigionieri di paure. Noi abbiamo voluto esporci in questo modo per dire che possono camminare a testa alta. Tutte queste piccole cose che stiamo facendo servono a questo. Sono nati così, devono saperlo», spiega De Trovato durante l’intervista telefonica concessa a tempi.it.

Su quali basi vi è stato concesso questo affido?
Siamo insieme da 5 anni e ora siamo iscritti al registro delle unioni civili di Palermo, siamo una coppia di fatto.

Ma il registro delle unioni civili non ha valore giuridico.
Le leggo la sentenza che ho sottomano. Citando il caso di Bologna, la corte di Palermo «si basa sulla constatazione che l’istituto dell’affido eterofamiliare non presuppone uno stato di abbandono del minore (altrimenti sarebbe adozione), bensì un transitorio momento di difficoltà dei genitori, e non contiene un esplicito richiamo al matrimonio quale vincolo che unisca gli affidatari. Coerentemente con la possibilità espressamente contemplata di affidare il minore anche a una persona singola, purché idonea, da ciò se ne deve trarre la conseguenza che i potenziali affidatari possono anche essere due adulti non uniti in matrimonio, sempre che si apprezzi la presenza di una situazione di fatto paragonabile a un contesto familiare sotto il profilo accuditivo e di tutela del minore». È citata pure la nota decisione numero 601/13 della Corte di cassazione, in cui si sottolinea che l’eventuale rapporto del genitore con una persona dello stesso sesso non può di per sé impedire l’affidamento a questi del minore.

Non è il vostro caso. Inoltre come si giustifica l’espressione “contesto familiare” se le coppie omosessuali non sono considerate famiglia dalla legge italiana?
Il giudice ha tenuto conto del precedente di Bologna e di altre norme. Proseguo con la lettura della sentenza: «La circostanza in cui gli adulti abbiano il medesimo sesso non può perciò solo considerarsi ostativa all’affidamento eterofamiliare, tenuto conto per un verso della stessa normativa nazionale di una precisa disposizione a riguardo specificamente riferibile all’affido del minore che non versi in stato di abbandono e per altro dell’ampio concetto di legame familiare, quale elaborato con esplicito richiamo alle unioni omosessuali anche dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo 24.6.2010 (Schalk e Kopf vs. Austria), in aderenza ai dettami della carta di Nizza che impedisce le discriminazioni fondate sul sesso e sull’orientamento sessuale».

Perché il tribunale ha scelto voi?
Conoscevamo già il ragazzino e da tempo stavamo con lui, passava con noi diverse ore alla settimana. Questo perché circa un anno fa abbiamo cominciato a fare volontariato fra i bambini ospiti delle case famiglia. Da qui l’idea di prendere contatti con il centro affidi di Piazza del Noviziato. Ci è stato proposto un progetto di affido, dopodiché abbiamo sostenuto i colloqui con gli assistenti sociali e gli psicologi che ci hanno ritenuti idonei.

Nessuno mette in dubbio la vostra bontà, ma non crede che la psiche di un figlio, anche in affido, necessiti di una figura maschile e una femminile?
Se noi vogliamo fare parte di una civiltà evoluta ed europea che ci dà delle normative, allora anche in Italia bisogna tenere conto di queste. Anche io sono nato da un padre e una madre, ma le ideologie hanno appiattito culturalmente la massa: essere omosessuale non è negativo. Molti ragazzi sono prigionieri di paure. Noi abbiamo voluto esporci in questo modo per dire che possono camminare a testa alta. Tutte queste piccole cose che stiamo facendo servono a questo. Sono nati così, devono saperlo.

Diversi studi e anche le esperienze di cambiamento di diverse persone la smentiscono. Ed è questo oggi l’argomento tabù. Cosa ne pensa?
Beh, forse quelle persone si sbagliavano e non erano gay.

La decisone è definitiva?
Ci sarà una fase di prova per il minore, poi si deciderà.

E la famiglia d’origine del ragazzo?
Aveva delle sue problematiche, ma alla fine ha accettato.

@frigeriobenedet

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