Dopo il Liceo Mamiani, a Roma anche l’ottavo municipio cittadino adotterà nelle sue scuole la dicitura “genitore 1” e “genitore 2” al posto di “padre” e “madre”. La risoluzione è stata approvata ieri e fa seguito all’apertura che avvenne nel liceo della capitale lo scorso novembre. La novità investirà le scuole dei quartieri Garbatella, Ostiense e San Paolo. A proporre questa risoluzione è stato il consigliere della maggioranza Flavio Conia, segretario dei Giovani Democratici della zona: «Termini come madre o padre spesso si trovano ad essere anacronistici, visto l’aumento delle famiglie allargate o con genitori omosessuali. L’intendimento è quello di avviare con gli istituti scolastici locali un percorso di condivisione che porti all’aggiornamento della terminologia usata all’interno delle scuole».
ALEMANNO: «OFFESA A TRADIZIONI». Gli ha fatto eco Marco Palillo, responsabile diritti dei Giovani Democratici romani, che ha messo le mani avanti anticipando ogni strumentalizzazione di questa decisione, «che invece mira soltanto a prendere atto del fatto che già oggi sul nostro territorio esistono centinaia di bambini nati in famiglie omogenitoriali». Dura è stata la reazione dell’ex sindaco della città Gianni Alemanno, che parla di un’offesa «alle nostre tradizioni, a quello che è il sentire comune del popolo italiano e al buon senso. Nessuno può pensare che simili ipocrisie possano migliorare il livello di tolleranza tra le persone. La realtà è che siamo di fronte al solito attacco ideologico di una sinistra progressista che non riesce più ad affrontare le questioni sociali e si rifugia soltanto nella distruzione dei singoli, della nostra tradizione cattolica e italiana».
PALERMO, AFFIDO A COPPIA GAY. Da Palermo intanto arriva la notizia dell’affidamento di un minore ad una coppia di omosessuali. È la prima volta che succede sull’isola, sulla scia di quanto accaduto a novembre a Bologna, dove una decisione del tribunale aveva dato in affido una bambina di tre anni a due uomini. Anche in Sicilia è stato il tribunale dei minori ad assegnare un ragazzo sedicenne che proviene da una situazione di disagio sociale ad una coppia iscritta al registro delle unioni civili. La decisione arriva dopo che un anno fa la Cassazione sentenziò che «un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia gay», e che «non ci sono certezze scientifiche o dati di esperienza» che provino il contrario.