Migranti, per il Pd è sempre «colpa di Salvini». Ma la scusa non regge più

Bartolo, eurodeputato Pd, accusa Salvini di aver bloccato la riforma dei regolamenti di Dublino. Ma tutti sanno che il problema è l'opposizione dell'Ue (come dice anche Draghi)

Cambiano i governi e le maggioranze in Italia, cambiano i responsabili in Unione Europea, ma c’è qualcosa che non cambia mai quando si viene al tema dei migranti: l’indifferenza europea alle richieste di aiuto dell’Italia e la tendenza del Pd a dare sempre la colpa di tutto a Matteo Salvini.

Il nodo migranti è sempre lo stesso

L’impennata di sbarchi di migranti a Lampedusa degli ultimi giorni ha riacutizzato un problema che non è mai stato risolto e che ogni estate si ripete sempre uguale da almeno un decennio. Il regolamento di Dublino prevede di fatto che sia esclusivamente il paese di approdo a farsi carico della registrazione e dell’accoglienza dei richiedenti asilo. Roma quando si trova in emergenza invoca l’aiuto degli altri Stati membri, dal momento che i migranti raramente vogliono fermarsi in Italia, ma trova sempre un muro di gomma.

I meccanismi di redistribuzione dei migranti messi in piedi negli ultimi anni a Bruxelles si sono rivelati tutti inefficaci: o perché riguardavano soltanto chi ottiene effettivamente il diritto all’asilo, una percentuale minima sul totale degli arrivi, o perché costruiti sul principio dell’adesione volontaria degli Stati. Che, alla prova dei fatti, o non arriva o è puramente simbolica.

Cambiare i regolamenti di Dublino

Il nodo, come è stato ripetuto allo sfinimento negli ultimi anni, è la modifica dei regolamenti di Dublino. Ma la revisione è quasi impossibile dal momento che richiede l’unanimità e una buona fetta di Stati membri, soprattutto quelli del Nord e dell’Est Europa, non ha nessuna intenzione di farsi carico di un problema che viene visto come “italiano” o al massimo “mediterraneo”. In ogni caso, non europeo.

Come giustamente dichiara alla Stampa Pietro Bartolo, eurodeputato del Pd e medico storico di Lampedusa, dove ha lavorato per 31 anni, «combattiamo con questo problema da 30 anni, ma le cose non cambieranno mai fino a quando non cambierà la politica dell’Europa e degli Stati membri». L’analisi fino a qui è perfetta, salvo quando l’eurodeputato cerca di spiegare perché si fa così fatica a modificare il regolamento di Dublino.

È sempre colpa di Salvini

La colpa per Bartolo sarebbe di Salvini:

«Se n’era parlato in Parlamento e poi il tema arrivò al Consiglio dei ministri dell’Interno, ma molti sovranisti, compreso l’allora titolare del Viminale Matteo Salvini, si misero di traverso e quindi non se ne fece più nulla. Purtroppo la revisione del regolamento può passare solo all’unanimità: se qualcuno pone il veto o non si presenta alle riunioni, il tavolo salta. E Salvini non ha mai partecipato. A Salvini, per i suoi giochi politici alla ricerca di consenso elettorale, conviene avere un nemico da cavalcare. Quindi invece di adoperarsi per risolvere il problema preferisce mantenerlo inalterato».

L’Unione Europea non aiuta l’Italia

Incolpare il leader della Lega per la mancata riforma del regolamento di Dublino è davvero stravagante. Lo stesso Bartolo, nel prosieguo dell’intervista, spiega che in Europa «combatto contro Stati come la Polonia, l’Austria e l’Ungheria che non vogliono farsi carico dei migranti». Cosa c’entra Salvini dunque? Inoltre, se davvero l’ostacolo fosse il nuovo Uomo Nero, nel mentre che si cerca di convincerlo, «i paesi a favore dell’abolizione del regolamento di Dublino possono già ospitare i migranti», come afferma ancora Bartolo.

Il punto è proprio questo: di tali paesi in realtà non si vede neanche l’ombra. Senza ricordare il piano di ricollocamento al quale Matteo Renzi, allora segretario del Pd e premier, diede un’entusiasta e disastrosa approvazione nel 2016, anche il tanto decantato accordo di Malta è stato un disastro: dal settembre 2019 sono stati prelevati dall’Italia appena 1.273 migranti (1.509 da Malta) e 91 di questi sono ancora in attesa di trasferimento. Se si calcola che dal settembre 2019 sono sbarcate in Italia più di 53 mila migranti, si capisce che l’impatto dell’aiuto è molto limitato.

Dall’Ue solo «belle chiacchiere»

Ma senza rivangare le ferite passate, basta guardare l’atteggiamento odierno dei leader europei per capire che la situazione non è affatto cambiata, anche se al Viminale non c’è più Salvini e anche se a Palazzo Chigi non c’è più Conte. Ne ha parlato ieri Goffredo Buccini in un editoriale sulla prima pagina del Corriere della Sera, tornando a denunciare appunto «l’ipocrisia europea», che nel momento del bisogno si dimentica sempre di essere un’Unione. Scrive:

«I migranti enfatizzano le lacerazioni ancora assai profonde di un’Europa a 27 diverse sensibilità, nella quale il particolare di ciascuno blocca tutti gli altri (l’ultimo stop ai ricollocamenti viene dall’Austria) e che solo il comune choc della pandemia ha in parte rammendato; un’Europa che svela tutta la propria suicida debolezza disinteressandosi della frontiera mediterranea italiana. Intendiamoci: qualche formale parola di solidarietà non ci è stata negata nemmeno stavolta. La commissaria europea Ylva Johansson ha invitato gli altri membri della Ue a «supportare l’Italia», ma poi ha ammesso che «facciamo progressi piuttosto lentamente». Fonti Ue hanno spiegato quindi che non ci sono impegni specifici, almeno per ora. Insomma, un cerotto di belle chiacchiere».

La sinistra regala voti a Salvini

Prosegue Buccini:

«Ciò che lascia di stucco sulle migrazioni (mentre fonti dei servizi sussurrano al nostro governo di settantamila poveretti già pronti sulla costa libica a farsi impacchettare in qualche carretta del mare dagli scafisti) è constatare come il tema venga sempre affrontato da tutti gli attori del dramma quasi fosse una prima volta».

Anche alla luce delle considerazioni dell’editorialista del Corriere, le accuse a Salvini di Bartolo, l’eurodeputato del Pd, appaiono pretestuose. Se il leader leghista ha sicuramente buon gioco a sfruttare il tema dei migranti a scopo elettorale, avrebbe molto meno successo se la sinistra non ignorasse completamente il problema.

Sui migranti Draghi è lontano dal Pd

E che le posizioni di Salvini non siano così isolate e irragionevoli lo dimostra anche il discorso che Mario Draghi ha tenuto due giorni fa in Parlamento rispondendo al question time. Ha rivendicato una «politica equilibrata, efficace, umana: nessuno sarà lasciato solo in acque territoriali italiane, il rispetto dei diritti umani è fondamentale». Il premier ha poi insistito sulla necessità di convincere i partner europei ad accogliere più migranti sbarcati in Italia, di aumentare i rimpatri e di trovare accordi con Libia e Tunisia per limitare alla fonte le partenze.

Una politica, sicuramente portata avanti con toni ben diversi da quelli di Salvini, ma non così dissimile nella sostanza. Sicuramente lontanissima dalle posizioni del segretario del Pd Enrico Letta e da quelle dell’eurodeputato Bartolo, i quali attaccano Salvini ma non si azzardano a criticare Draghi.

La conferma che sul tema dei migranti Draghi è più vicino a Salvini che al Pd è arrivata dalle critiche che il presidente del Consiglio ha ricevuto dalla Ong tedesca Sea Watch: «Mario Draghi dimostra di misurare in miglia nautiche il valore dei diritti umani», ha scritto in una nota. «Ricordiamo a Draghi che le acque nazionali finiscono a 12 miglia dalla terraferma. Cosa dovremmo fare per chi rischia di annegare più in là? Nessuno deve essere lasciato solo in mare. Il punto lo mettiamo noi». Ovviamente la Ong tedesca si è guardata bene dall’invocare la solidarietà europea a beneficio dell’Italia. Forse Salvini non è l’unico a fare politica sulla pelle dei migranti.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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