Leah Sharibu compie 20 anni. È ancora nelle mani dei jihadisti

Rapita in Nigeria quando aveva 14 anni, non si è voluta convertire all'islam ed è stata definita «l’ambasciatrice del cristianesimo nella Repubblica di Boko Haram»

Sono ormai trascorsi più di cinque anni dal giorno in cui Leah Sharibu è stata rapita dai terroristi islamici di Boko Haram. Era il 19 febbraio 2018 e i jihadisti attaccarono il piccolo villaggio di Dapchi, nel nord-est della Nigeria, strappando dalle loro famiglie un centinaio di ragazze. Leah era una di esse, l’unica cristiana e anche l’unica a non essere mai stata liberata.

Oggi Leah compie 20 anni e di lei si sa poco o nulla. Le notizie sulla sua condizione sono minime e frammentate. Si dà quasi per scontato che sia stata violentata e oggi abbia un figlio o forse due. Ciò che è certo, come ci raccontò sua madre Rebecca in un’intervista, è che Leah è ancora nelle mani dei suoi aguzzini perché non ha voluto abiurare e diventare musulmana. «I terroristi – ci disse Rebecca – le hanno chiesto di rinunciare alla sua fede cristiana e di convertirsi all’islam. Ma lei si è rifiutata. Hanno detto che fino a quando non lo farà, la terranno prigioniera».

Ambasciatrice del cristianesimo

Nonostante il clamore suscitato dalla vicenda (Leah è stata definita «l’ambasciatrice del cristianesimo nella Repubblica di Boko Haram»), il governo nigeriano ha fatto poco o nulla per la sua liberazione. Il presidente Muhammadu Buhari, di etnia Fulani, ha più volte promesso di volersi occupare della sua sorte, ma, nei fatti, non si è mosso.

Quella della famiglia Sharibu è una situazione condivisa da molti cristiani in Nigeria, come abbiamo raccontato nel nostro recente reportage (è il servizio di copertina di Tempi di maggio). Va sempre ricordato, infatti, che lo Stato africano è il paese dove muoiono più cristiani al mondo a motivo della loro fede.

«Lui libererà mia figlia»

Quella dei cristiani nigeriani è una fede sofferta ma incrollabile, come la stessa Rebecca testimoniò in un Te Deum scritto per Tempi nel 2020: «Anche se soffro, io credo fermamente che Dio sia giusto e non ci abbia abbandonato. Lui opera sempre quando è il momento e quando lo ritiene opportuno. Non ho perso la speranza di rivedere Leah e il fondamento della mia speranza non è un uomo, ma Dio stesso, che è perfetto. Io mi fido di Lui. Certo, mi chiedo quanto a lungo dovrò aspettare ancora, ma credo nella Sua onnipotenza e nella Sua grazia. So che Lui libererà mia figlia».

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