La nuova fase di Zelensky

In una settimana cruciale per Kiev, l'Ucraina e gli alleati chiedono al presidente di cambiare registro e di diventare più «realista»

Passare dall’ottimismo al realismo. È questo il difficilissimo percorso che sempre più voci, dagli Stati Uniti all’Ucraina, chiedono di intraprendere a Volodymyr Zelensky, oggi in visita a Washington per la seconda volta dall’inizio dell’invasione russa. Ancora a inizio anno il presidente poteva permettersi di dichiarare: «Il 2023 sarà l’anno della nostra vittoria». Dopo il fallimento della controffensiva di primavera-estate, e l’inizio della faida interna con il comandante dell’esercito Valery Zaluzhny, Zelensky non può più mostrarsi ottimista sul risultato del conflitto, ma non è ancora chiaro che cosa il richiesto “realismo” possa significare.

Zelensky vola negli Usa da Biden

Oggi Zelensky è negli Stati Uniti su invito di Joe Biden. L’obiettivo è vincere le resistenze del Congresso americano e strappare un nuovo pacchetto di aiuti militari e finanziari per l’Ucraina da oltre 60 miliardi.

La scorsa settimana i repubblicani hanno bloccato gli stanziamenti, chiedendo in cambio all’amministrazione Biden un cambio di rotta nelle politiche migratorie degli Stati Uniti. Soprattutto hanno preteso dal presidente americano e dall’omologo ucraino una visione chiara, ponendo un quesito spinoso e radicale: la guerra è in stallo da oltre un anno, esiste ancora un piano per vincere? E se non esiste, qual è l’obiettivo che le armi e i miliardi americani dovrebbero aiutare a raggiungere?

Zelensky dovrà fornire una risposta a queste domande durante un incontro a porte chiuse con alcuni senatori, secondo quanto anticipato al New York Times dai leader democratico e repubblicano Chuck Schumer e Mitch McConnell, e con il nuovo speaker repubblicano della Camera, Mike Johnson. Il risultato di questi colloqui sarà seguito con attenzione anche da Bruxelles.

Vertice chiave per l’Ucraina a Bruxelles

Giovedì infatti i leader europei si riuniranno per un Consiglio che si preannuncia molto difficile. I capi di Stato e di governo dei Ventisette dovranno decidere se concedere all’Ucraina lo status ufficiale di paese candidato all’adesione all’Unione Europea, avviando i negoziati seguendo il parere favorevole della Commissione, e se modificare il bilancio settennale dell’Unione (valido fino al 2027) accantonando 50 miliardi di euro per Kiev, come promesso a giugno.

Gli ostacoli al raggiungimento di un accordo non mancano. Il primo e più importante è rappresentato dall’Ungheria di Viktor Orban, che ha da poco definito l’Ucraina «uno dei paesi più corrotti del mondo».

Non solo Orban si oppone a Kiev nell’Ue

Se la corruzione a Kiev è un problema noto, il nodo è politico: l’Ue vuole davvero accogliere come paese membro uno Stato che sposterebbe inevitabilmente (per ragioni geografiche, demografiche e geopolitiche) il baricentro dell’Europa a Est? Anche se per l’adesione formale di Kiev potrebbero volerci molti anni, non sono pochi i paesi che la pensano come Budapest, anche senza dirlo esplicitamente.

Un altro problema è economico: i paesi dell’Est Europa, quelli che hanno aiutato di più Kiev a difendersi dall’invasione di Mosca, boicottano da mesi i prodotti agricoli provenienti dall’Ucraina e temono che il suo ingresso nell’Ue potrebbe distruggere le rispettive agricolture.

Orban fa muro anche sull’approvazione del pacchetto di aiuti per l’Ucraina da 50 miliardi. Ma il leader magiaro, che non ha mai nascosto la sua antipatia per Zelensky, è un politico molto abile e potrebbe ritirare la minaccia di veto se Bruxelles accettasse di sbloccare i fondi comunitari congelati all’Ungheria per il mancato rispetto dello stato di diritto.

«Zelensky deve essere più realista»

Questa settimana è insomma cruciale per l’Ucraina di Zelensky, che potrebbe vedere venir meno il sostegno dei suoi due principali alleati. Molto dipenderà anche dall’atteggiamento del presidente che, a detta di un membro del suo inner circle, «deve dimostrarsi più realista».

La strategia dell’ottimismo a oltranza, fatta di dichiarazioni roboanti riguardo ai più piccoli successi ucraini e di censura su tutto il resto, non basta più a smuovere gli alleati e a galvanizzare il paese.

Se il pessimismo è sempre una pessima strategia, secondo Iryna Zolotar, consigliere dell’ex ministro della Difesa Oleksij Reznikov, ora serve un «realismo bilanciato»: «All’inizio l’ottimismo ha funzionato ma ora le aspettative sono esagerate e non corrispondono alla situazione sul terreno», dichiara al Financial Times. «Non bisogna più essere spaventati di dire la verità».

Nuova fase, nuovi obiettivi per l’Ucraina?

Se la verità però è quella descritta dal generale Zaluzhny, e cioè che il conflitto è in stallo e non ci sarà alcuna svolta, è necessario capire come portare avanti la guerra e con quali obiettivi.

È improbabile che Usa e Ue ritirino il proprio appoggio all’Ucraina dopo due anni permettendo a Vladimir Putin di raggiungere i suoi obiettivi originari, ma è indicativo che dopo le dichiarazioni del comandante dell’esercito ucraino molti funzionari europei abbiano domandato a Kiev se intendesse aprire il processo dei negoziati con Mosca.

Quel momento non sembra ancora essere arrivato, ma Zelensky dovrà spiegare al paese e ai suoi alleati in che cosa consiste davvero la «nuova fase» del conflitto.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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