Estremisti indù attaccano una scuola cattolica nell’India centrale

La facciata di St. Joseph è un colabrodo, gli studenti terrorizzati. L'attacco è stato condotto da cinquecento attivisti armati di pietre che hanno accusato i missionari di conversioni forzate

Una folla indù ha assaltato la scuola cattolica missionaria St. Joseph a Ganj Basoda, in Madhya Pradesh

La facciata della scuola missionaria cattolica St. Joseph è un colabrodo, i vetri in frantumi, le finestre squarciate dalle pietre lanciate da centinaia di attivisti indù. È accaduto lunedì scorso, a Ganj Basoda, città dello stato del Madhya Pradesh dove, il 9 gennaio scorso, è stata approvata la più severa legge anti-conversione dell’India che prevede pene fino a dieci anni di carcere per chiunque sia sospettato di avere convertito una o più persone con forza o lusinghe. «Se una scuola di una minoranza religiosa offre istruzione o lavoro gratuiti a una persona bisognosa, i suoi responsabili potranno essere accusati di tentata conversione», aveva commentato allora padre Maria Stephan, portavoce della Chiesa cattolica nello stato che a 23 giorni dall’entrata in vigore della legge contava già 23 persone arrestate.

Gli abusi delle leggi anti-conversione

In pochi mesi la furia anticristiana aveva travolto preti, pastori e fedeli in Chattisgarth, Uttar Pradesh, Karnataka e Madhya Pradesh: negli otto stati su 29 che hanno approvato leggi “anticonversione” pestaggi e minacce di morte sono all’ordine del giorno, spesso fomentate dagli stessi aderenti del Bjp in cerca di consenso elettorale fondato sull’odio religioso dei gruppi marginali («Decapitate i cristiani», così un leader indù arringando la folla durante una manifestazione nello stato centrale del Chhattisgarh, in India, alla presenza degli alti vertici del partito nazionalista Bjp del premier Narenda Modi) eppure fondamentali per il territorio. Nonostante rappresenti solo il 2 per cento della popolazione, circa 20 milioni di persone, la Chiesa cattolica in India è infatti presente in ospedali, opere caritatevoli e gestisce 54 mila scuole che accolgono circa 60 milioni di studenti.

Scuole come la St. Joseph, gestita come altri orfanotrofi, scuole per bisogni speciali e centri di formazione del Madhya Pradesh dalla Congregazione dei Fratelli Missionari Malabar di San Francesco d’Assisi. Doveva essere una mattina come tante, quella del 6 dicembre scorso, per il diciassettene Akashay, per Siddi e per gli altri studenti: stavano svolgendo in silenzio l’esame di matematica quando quello che sembrava solo un brusio lontano iniziò a farsi più vicino e potente, fino a diventare urlo scomposto a ridosso del cancello della scuola. Le pietre arrivarono poco dopo: gli insegnanti si precipitarono nelle classi per allontanare gli studenti dalle finestre sotto le quali si era ormai radunata una folla feroce di circa cinquecento persone armate di sassi, e spranghe.

L’assalto alla scuola cattolica

Tutta colpa di una voce diffusa a partire da un video caricato sul canale Youtube “Aayudh”, che mostrava alcuni ragazzi fare la comunione in una chiesa limitrofa alla scuola nel giorno di Ognissanti. Gli estremisti accusavano: otto studenti sono stati convertiti a forza dai missionari.

La polizia era già stata avvertita dal preside della scuola Anthony Tynumkal: nonostante i cristiani a scuola fossero una minoranza, quella voce esponeva tutti gli studenti e gli insegnanti a possibili attacchi. Ma non aveva risposto alla richiesta di aiuto. Perfino quando la folla era riuscita a irrompere nell’istituto distruggendo tutto si era limitata a dichiarare che la manifestazione legittima e pacifica, che avrebbero gridato solo slogan.

La persecuzione delle minoranze religiose

Il giorno dopo la scuola era chiusa, cinque gli arresti con l’accusa di avere approfittato di una protesta per vandalizzare un edificio, enorme la paura delle famiglie e dei ragazzi in uno Stato che conta oltre l’80 per cento della popolazione indù e meno dell’1 per cento cristiana. La scuola, che serve circa 1.500 studenti, ha subito perdite pari a quasi 2 milioni di rupie (26.500 dollari)

L’India si colloca al decimo posto tra i 50 paesi in cui è più difficile vivere per i cristiani, secondo la World Watch List 2021 di Porte Aperte/Open Doors. Nel report “Bugie Distruttive”, commissionato alla London School of Economics  (qui il rapporto scaricabile) si sottolinea come la persecuzione contro le minoranze religiose prosperi senza freni grazie anche alla complicità di piattaforme social e web, diventato fonte di «imminente minaccia esistenziale».

Exit mobile version