Immaginate che le torture di Auschwitz si siano protratte per 50 anni. Ecco la Corea del Nord

Dettagliato rapporto Onu sul regime di Pyongyang. Quasi 400 pagine che descrivono atrocità e violenze di ogni tipo. Il regime nega, ma tutto ciò accade ancora oggi. Nel 2014

La verità su 50 anni di abusi, torture ed esecuzioni in Corea del Nord è nel rapporto presentato oggi dall’Onu a Ginevra. La portavoce del dipartimento di Stato Usa Marie Harf ha parlato di «violazioni sistematiche, diffuse e gravi dei diritti umani» che vengono commesse ancora oggi in Corea del Nord e «in molti casi costituiscono crimini contro l’umanità».
Nel documento vengono ricostruiti dettagliatamente le torture e l’inferno dei lager della Corea, ma anche ciò che accade alle persone che riescano o siano riuscite a mettersi in salvo all’estero, poi fatte “sparire” dal regime. Si parla del monopolio del cibo che tiene sotto scacco la popolazione e delle politiche di indottrinamento da “lavaggio del cervello” subìte dai coreani.

LA COMMISSIONE. La commissione d’inchiesta dell’Onu, composta da tre esperti, è stata istituita con una risoluzione approvata il 21 marzo 2013 dal Consiglio dei diritti umani. Le indagini sono state portate avanti attraverso le interviste a vittime dirette e testimoni riusciti a scampare al regime. I loro nomi sono stati coperti dal segreto, onde evitare ritorsioni. La Cina ha negato l’accesso alla commissione di inchiesta. Il regime coreano di Pyongyang ha «categoricamente e totalmente» rigettato il rapporto Onu.

«COME NEI LAGER DEL XX SECOLO». Secondo il rapporto, negli ultimi cinquant’anni «centinaia di migliaia di prigionieri politici sono morti nei campi di prigionia della Corea del Nord». Tali prigionieri, i “kwanliso” per la Corea del Nord, sono state eliminati attraverso la fame, i lavori forzati, le esecuzioni (spesso davanti a tutti i detenuti per seminare ancora più terrore), la tortura, gli stupri, gli aborti forzati e l’infanticidio. Il rapporto ricostruisce che una delle prassi dei campi di sterminio coreani è che le donne siano trattate come “oggetti” di piacere dai militari del campo; nel caso rimangano incinte per  loro la punizione è la morte.
Per la prima volta con la commissione hanno collaborato, oltre che ex prigionieri, anche ex guardiani dei campi. Il rapporto contiene immagini satellitari che provano che i campi siano ancora oggi operativi: «A causa dei decessi e di qualche rilascio, si stima che tra le 80 mila e le 120 mila persone siano attualmente detenute in quattro grandi campi di prigionia politica». Il rapporto arriva alla drammatica conclusione che «le indicibili atrocità somigliano agli orrori dei campi creati dai peggiori Stati totalitari del XX secolo».

MISURE CONCRETE. Gli esperti della commissione concludono chiedendo al Consiglio di sicurezza dell’Onu di rinviare il regime totalitario coreano alla Corte penale internazionale dell’Aja o di istituire un tribunale speciale dell’Onu ad hoc. Pyongyang si è immediatamente difesa accusando il rapporto di essere pieno di «informazioni false fornite da forze ostili, sostenute dagli Stati Uniti, dall’Europa e dal Giappone». Gli Usa, attraverso la Harf, sono intervenuti dichiarando che il rapporto dell’Onu «mostra in maniera chiara e inequivocabile la realtà brutale» dello stato totalitario e hanno subito sollecitato Pyongyang ad adottare «misure concrete».

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