L’Europa spera di governare l’immigrazione con le chiacchiere?

Migranti sbarcano dalla nave di Emergency Life Support, Brindisi, 10 marzo 2023 (foto Ansa)

Sul Sussidiario Leonardo Tirabassi scrive: «L’ordine internazionale, come ha insegnato Carl Schmitt, si regge non solo su trattati internazionali, ma su princìpi, norme, valori, procedure condivisi dalle parti che regolano le azioni degli Stati sia in tempo di pace che di guerra. Il diritto non può vigere sospeso nell’aria, ha bisogno di essere fondato nella storia. Se manca la condivisone tra gli Stati, tutto crolla. A poco serve l’aver ragione, arriva la guerra a distribuire torti e ragioni».

Mentre si difende l’Ucraina aggredita dalla Russia, non si dovrebbe perdere di vista lo scenario internazionale globale e gli elementi che lo definiscono descritti con chiarezza da Tirabassi. Anche gli allarmati incidenti avvenuti in questi ultimi giorni in Estonia e nel Mar Nero devono spingerci alla necessaria riflessione strategica.

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Su Huffington Post Italia Angela Mauro scrive: «“Wagner o non Wagner, questo è un fattore accessorio: la causa alla radice della migrazione è che la gente si sposta per avere una vita migliore, scappare dalla guerra e dalle persecuzioni. Dobbiamo lavorare sia con i paesi d’origine che con quelli di transito. Perdere tempo su ragioni accessorie alle cause, non credo ci serva molto”, dice Margaritis Schinas in conferenza stampa con la collega di Commissione europea Ylva Johansson a Strasburgo».

Quando decollò l’Europa tedesca di Angela Merkel il problema dell’immigrazione divenne politico solo quando toccò Berlino, impaurita da una possibile immigrazione via Turchia, e un’iniziativa politica venne approntata a tempo record. Oggi la questione dell’immigrazione clandestina, investendo massicciamente innanzi tutto l’Italia, non viene elaborata politicamente, non viene collegata all’aumento dell’influenza russo-cinese in Africa, al nuovo peso delle varie mafie russe, turche, nigeriane nel Mediterraneo. In realtà basta considerare che cosa la rinuncia a una articolata azione in politica estera sostituita dalla chiacchiera delle buone intenzioni stia combinando in Medio Oriente, dove uno Stato storicamente alleato dell’Occidente come l’Arabia Saudita sceglie la Cina per mediare con l’Iran, per capire come, rinunciando a una seria azione politica e non solo tecnico-umanitaria, l’Unione Europea si stia preparando un destino infernale.

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Su L’Occidentale Elena de Giorgio scrive: «La Schleinomics è un’altra incarnazione del partito della spesa pubblica, il più forte partito italiano. Lo schema è quello classico, in auge da anni, e oramai imperante da una parte all’altra dell’Atlantico. Tassa e spendi, economia verde, debito. Nello schema di Elly Schlein, la neosegretaria del Pd, il fisco è il piatto forte. “Chi ha di più deve essere chiamato a contribuire in misura maggiore”. “Il fisco che vogliamo redistribuisce i redditi e la ricchezza e contribuisce a ridurre le diseguaglianze sociali”. Serve un “allineamento della tassa sulle donazioni e successioni al livello degli altri grandi paesi europei”».

Presto anche la distratta opinione pubblica italiana, così mal informata dai sui media più autorevoli, dovrà interessarsi del cuore delle politiche in campo, non solo delle questioni pur importanti ma oggettivamente laterali.

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Su Formiche Raffaele Bonanni scrive: «Il cambiamento interno al Pd non avviene avendo in mente che le difficoltà italiane e dello stesso partito e del paese provengono dall’allontanamento dai canoni del riformismo nell’economia e nel lavoro come impegno costante per mantenersi saldi nella attuale competizione internazionale, ma dalla idea di non aver dato fondo alla somma delle vecchie e nuove parole d’ordine della sinistra antagonista. E infatti abbiamo sentito invocare un nuovo articolo 18 per consolidare i posti di lavoro, e ancora una volta non proponendosi il tema che la precarietà si combatte sul fronte della economia e della efficienza nelle produzioni e nei suoi contesti territoriali e di settore».

Chi vuole costruire qualcosa a destra, al centro o a sinistra nello schieramento politico italiano, dovrebbe sempre ascoltare le analisi di un vecchio e saggio sindacalista come Bonanni.

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