Dopo il disastro Invalsi ancora minacciamo i ragazzi con la Dad?

Alle superiori con competenze da elementari, alla maturità con un livello da medie. Eccoli, i risultati della scuola a distanza. Ma ancora vincoliamo il rientro alla "responsabilità" degli studenti. Prima distanziamento e mascherine, oggi vaccini

Dad, secondo i test Invalsi un ragazzo su due termina la scuola impreparato (foto Ansa)

Il Corriere riassume i risultati dei test Invalsi, svolti a conclusione del secondo anno della scuola travolta dalla pandemia: «Tengono giusto i bambini delle elementari, forse anche perché a fargli imparare quanto fa 2 + 2 ci arriviamo pure noi genitori, ma dalle medie in poi è un disastro». Premesso che non spetterebbe ai genitori insegnare matematica e che i bambini delle elementari a scuola ci sono andati, il termine “disastro” rende benissimo la situazione. 

Basta scorrere il dossier Invalsi 2021: un puzzle di cifre, percentuali e riferimenti continui a «divari territoriali», «disuguaglianza educativa», «perdita di apprendimento», «differenze socio-economico-culturali», «dispersione scolastica». Quanto ai numeri, basta la sintesi del Corriere: «Due quattordicenni su cinque (con punte del 50-60 per cento al Sud) dopo l’estate entreranno alle superiori con competenze da quinta elementare. E ai loro fratelli maggiori che hanno appena tagliato il traguardo della Maturità va pure peggio: quasi uno su due è fermo a un livello da terza media, massimo prima superiore».

Diciottenni livello medie

Nel dettaglio: alle medie il 39 per cento dei ragazzi non raggiunge il livello minimo accettabile in italiano, il 45 per cento in matematica, soglie ampiamente superate nel Mezzogiorno dove oltre il 50 per cento dei ragazzi non ha competenze adeguate in italiano e il 60 per cento in matematica. Ma è in quinta superiore che si registra una disfatta totale della scuola: secondo i test Invalsi non arriva al livello minimo di italiano e di matematica rispettivamente il 44 e 51 per cento degli studenti. Nel 2019 erano rispettivamente il 35 e il 42 per cento.

Circa 45 mila ragazzi (il 9,5 per cento contro il 7 per cento dell’anno prima) sono inoltre usciti dalla scuola con il diploma in tasca ma anche con competenze di base che nel dossier Invalsi vengono definite come «attese al massimo al termine del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado, quando non addirittura alla fine del primo ciclo d’istruzione». Dato che supera ampiamente la doppia cifra al Sud: Calabria 22,4 per cento, Campania 20,1 per cento, Sicilia 16,5 per cento, Puglia 16,2 per cento, Sardegna 15,2 per cento, Basilicata 10,8 per cento, Abruzzo 10,2 per cento. 

«Tutta colpa della Dad»

Le stesse regioni, come vi avevamo raccontato qui, in cui i tassi di abbandono scolastico sono cresciuti in modo disastroso (senza risparmiare nemmeno le elementari). E dove si è registrato un vero e proprio crollo degli apprendimenti alle superiori, che sono rimaste sbarrate per la maggior parte del tempo. «Che sia “colpa della Dad” lo dimostra il fatto che le due regioni che sono andate in assoluto peggio sono anche quelle che hanno tenuto i cancelli delle scuole chiusi per più tempo: Puglia e Campania», scrive il Corriere.  

Un disastro preannunciato: la drammatica situazione degli “enfants perduts” di Napoli in particolare aveva attirato anche l’attenzione di Le Monde che ampio spazio aveva dedicato al dramma di bambini e ragazzi sacrificati a lockdown interminabili. Per non parlare del caos di ordinanze di Emiliano, e di studenti e professori che non sapevano nemmeno se e quando presentarsi davanti ai cancelli di scuola.

In classe se vaccinati

E ora? Ora possiamo tirare la riga e valutare anche noi i risultati portati a casa nell’interregno della dad e delle aperture singhiozzo, delle classi in quarantena e degli abbandoni scolastici. Un interregno dettato allora dalla necessità e strumentalizzato ora per il ritorno in aula, obiettivo che per il ministro Patrizio Bianchi può essere raggiunto solo se insegnanti e ragazzi saranno vaccinati: «L’85 per cento degli insegnanti sono vaccinati, ma siamo un po’ indietro con i ragazzi. Bisogna fare un atto di responsabilità collettiva».

Nessun obbligo ma ancora una volta responsabilità. E questo non è scritto nel dossier Invalsi, ma i ragazzi non ne hanno dimostrata poca. Abbiamo detto loro che sarebbero potuti tornare in classe solo rispettando il distanziamento di un metro. Indossando la mascherina. Scaglionando gli ingressi. Gli orari. Le visite al bagno. Cambiando banchi. Misurando sempre la febbre. Igienizzandosi costantemente le mani. Portando zaini enormi per non lasciare materiale a scuola (in presenza di locali mense non adeguati i più piccoli hanno consumato il pasto in classe). Sono stati sottoposti costantemente a tamponi, test, e puntualmente alla sospensione delle lezioni, nonostante il rispetto di tutte le norme, nonostante tutta la prudenza. E ora, dati disastrosi dell’effetto dad alla mano, vincoliamo il rientro in presenza alla loro responsabilità verso i vaccini. 

Minacciare la Dad

Ci raccontava un professore di italiano e storia in un liceo di Cremona, una delle città più colpite dalla prima ondata di Covid, che la domanda più fatta dai suoi studenti di prima e seconda, dopo aver visto i cancelli chiudersi anche l’anno scorso, era: «Prof., ma perché non possiamo più venire a scuola? Abbiamo sempre la mascherina, abbiamo fatto tutto quello che ci hanno detto di fare». Qualcuno aveva vissuto la chiusura come punizione per aver goduto durante l’estate della compagnia dei coetanei quattro mesi di lockdown. «Ma se va avanti così, gli studenti di seconda, in due anni scolastici avranno vissuto la classe per non più di sei mesi. E i più fragili tra loro dietro il monitor scompaiono e rischiano di perdersi. C’è poi la questione del rispetto delle regole: se le ho rispettate e sono stato ugualmente “punito”, perché dovrò rispettarle in futuro? È un interrogativo che mi aspetto di sentirmi porre». Non è banale quando, agitando pessimi risultati scolastici e minacciandoli con la Dad, spieghiamo ai ragazzi che ancora una volta dipenderà tutto da loro.

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