Dal G7 un assist per liberarci dall’abbraccio con la Cina voluto da Conte

I leader dei paesi del G7 riuniti intorno al tavolo dei lavori a Hiroshima, 20 maggio 2023 (foto Ansa)

Su Formiche Gabriele Carrer scrive: «Al summit G7 di Hiroshima, in Giappone, i leader hanno ribadito l’importanza di rendere le economie dei loro paesi resilienti e sicure, proteggendole da pratiche coercitive. “Lavoreremo insieme per garantire che i tentativi di strumentalizzare le dipendenze economiche, costringendo i membri del G7 e i nostri partner, comprese le piccole economie, a conformarsi e a sottostare, falliscano e subiscano conseguenze”, si legge in una dichiarazione congiunta su resilienza e sicurezza economiche. I leader hanno anche annunciato una Piattaforma di coordinamento sulla coercizione economica, “pensata per aumentare la nostra capacità di valutazione e di preparazione collettiva, la deterrenza e la risposta alla coercizione economica” e per promuovere “la cooperazione con i partner al di fuori del G7”. Non sono mancate critiche. Difendere le economie, da chi? Dalla Cina, è chiaro, anche se non c’è mai il riferimento esplicito. Ma secondo Dexter Tiff Roberts, nonresident senior fellow dell’Atlantic Council, il solo fatto che i membri del G7, tutti con relazioni commerciali importanti con la Cina, siano stati in grado di rilasciare una dichiarazione così forte “è un grande risultato”».

Ora l’Italia potrà trattare l’uscita o un ridimensionamento del protocollo sulla “Nuova Via della seta” sciaguratamente sottoscritto dal governo Conte I, con le spalle coperte dal G7.

* * *

Su Huffington Post Italia Lorenzo Santucci scrive: «Si alza la temperatura geopolitica dopo il summit di Hiroshima: Pechino accusa i 7 Grandi di diffamazione, convoca l’ambasciatore giapponese, definisce Sunak un “pappagallo” degli Usa, dubita della sincerità di Washington sulla volontà di dialogo, frena su un confronto fra Xi e Biden».

La trattativa di Roma con Pechino non sarà comunque una passeggiata, come si coglie dalle reazioni cinesi al G7.

* * *

Su Scenari economici Giuseppina Perlasca scrive: «Un accordo con il Nuclear Power Operations Research Institute si concentrerà sulla possibile collaborazione tra le due parti nelle operazioni e nella manutenzione dell’energia nucleare. Un secondo accordo firmato con la China National Nuclear Corporation Overseas si concentrerà sulla cooperazione nel campo dei reattori ad alta temperatura raffreddati a gas. Il terzo accordo con la China Nuclear Energy Industry Corporation si concentrerà su una possibile collaborazione nella fornitura di combustibile nucleare e negli investimenti. L’amministratore delegato dell’Enec, Mohamed Al Hammadi, ha incontrato alti funzionari delle organizzazioni, che hanno presentato i loro piani aziendali per discutere le opportunità di una futura collaborazione».

Va considerato come la Cina di Xi Jinping sia un soggetto capace di muoversi con disinvoltura e rapidità sulla scena globale: quando gli Stati Uniti non hanno accettato di aiutare l’Arabia Saudita nella costruzione di centrali nucleari, Pechino si è subito fatta avanti.

* * *

Sulla Zuppa di Porro Nicola Porro scrive: «Oggi sono molto triste perché è morta Maria Giovanna Maglie. Oltre ad essere una collega giornalista, Maria Giovanna era un’amica. L’ultima volta che la intervistai fu in occasione delle elezioni politiche e, proprio durante Quarta Repubblica, ebbe un malore. Da lì in poi è successo quello che è successo, ovvero la sua malattia si è aggravata e l’ha portata alla morte. Aveva 70 anni, era intelligente, controcorrente e decisamente troppo giovane per morire. Insomma, è morta un’amica ed è quindi stato inevitabile che la Zuppa di oggi sia stata un po’ più triste: Maria Giovanna era veramente una persona particolare».

Come Nicola anche Maria Giovanna arrivò in quella sorta di zattera di naufraghi che era il Foglio degli “inizi”, del 1996, quando il giornale diretto da Giuliano Ferrara era già decollato. Per noi fu un grande “arrivo”: potevamo disporre negli Stati Uniti di una giornalista intelligente e autorevole, che ci offriva sempre notizie e punti di vista di grande interesse, e che, tra l’altro, tornava in redazione a Milano di tanto in tanto mostrandoci le spille che Madeleine Albright, allora segretario di Stato nell’amministrazione Clinton, le regalava. Il suo lavoro fu decisivo per consolidare quel quotidiano che ancora oggi rappresenta una voce di qualità nell’articolato mondo della stampa nazionale. Poi, molti di noi, compresa Maria Giovanna, andarono per la loro strada, restando sempre amici: amici che oggi piangono un’amica che troppo presto ci ha lasciato.

Exit mobile version