Benedetto XVI, la vittima. Che cosa c’è nel nuovo numero di Tempi

Guida ai contenuti del mensile di febbraio 2022. In copertina la piaga della pedofilia nel clero e l’ambigua offensiva (dentro e fuori la Chiesa) contro il Papa emerito

Nel grande scandalo della pedofilia nella Chiesa, anche papa Benedetto XVI è una vittima, o meglio “La vittima”, come recita la copertina del numero di Tempi di febbraio 2022. Vittima di una campagna mediatica che usa un ambiguo dossier (commissionato dalla stessa arcidiocesi di Monaco, ahinoi) per accusarlo di negligenza e perfino di insabbiamento a vantaggio di alcuni sacerdoti molestatori in episodi risalenti a quarant’anni fa. Vittima di forti correnti che lavorano da tempo dentro e fuori la Chiesa per abbattere Joseph Ratzinger e la verità che lui rappresenta e testimonia.

A ricostruire fatti e ristabilire un principio di realtà sono nel nuovo numero del mensile Tempi l’editoriale del direttore su “pedofilia e altre miserie”, Marco Invernizzi sulle vere ragioni di una ostilità verso Benedetto XVI che sembra non avere mai fine, e un commento di monsignor Stefan Oster, vescovo di Passau, diocesi natale di Ratzinger, che si schiera senza tentennamenti al fianco del Pontefice emerito nonostante gli “errori” commessi dai suoi collaboratori nella replica al dossier accusatorio (una presa di posizione dalla Germania tutt’altro che scontata, nei giorni in cui la Chiesa tedesca si prepara con il suo Sinodo a sfidare apertamente Roma e il Papa).

Sempre nel numero di Tempi di febbraio, inoltre, un ampio servizio su eutanasia e suicidio assistito: la panoramica dei paesi in cui la “dolce morte legale” e si è trasformata in “molta morte banale” (spoiler: non si tratta di casi sfortunati, è la regola); il caso misterioso e controcorrente di Michael Schumacher che oggi «è diverso ma è ancora qui con noi»; il testo Bazoli sulla “morte medicalmente assistita” letto e demolito da Alfredo Mantovano.

Non è finita. Su Tempi di febbraio Giancarlo Cesana prende di petto l’attuale momento pandemico che sembra suggerirci – stavolta davvero – di imparare a convivere con il Covid (e con i limiti della scienza), mentre il fronte avverso al superamento dell’emergenza ancora sogna il “modello cinese“ (raccontato da Leone Grotti) e il “dispotismo mite” ben descritto da Lorenzo Castellani nel suo ultimo saggio, di cui si occupa Piero Vietti. A proposito di utopie e distopie: nel mensile di febbraio Emanuele Boffi rilancia le provocazioni del nuovo libro del prof Luca Pesenti che fa il controcanto all’euforia per lo smart working.

E ancora, sempre nel nuovo numero di Tempi, l’analisi di Rodolfo Casadei sulla crisi ucraina, dove si nota un assenza imbarazzante: l’Europa. Tutto da leggere poi lo speciale su Pier Paolo Pasolini nel centenario della nascita: riproponiamo il celebre scoop fatto da Luigi Amicone nel 1992, quando ritrovò a Casarsa alcuni formidabili inediti del giovane PPP, un ricordo amiconian-pasoliniano di Fabio Cavallari e l’incursione cinefila di Marco Bona Castellotti.

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Tutto questo e molto altro nel nuovo numero di Tempi. In attesa che il mensile di febbraio 2022 arrivi nelle loro case, gli abbonati a Tempi possono già sfogliare la rivista in formato digitale nell’area riservata del sito.

I lettori non ancora abbonati, invece, farebbero bene ad abbonarsi subito (a proposito: scopri perché abbonarsi conviene).

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