Asia Bibi: appello di dolore e speranza dalla pakistana perseguitata per la fede

Asia Bibi nel suo appello mantiene la speranza e ringrazia Bhatti e Taseer, politici morti per averla difesa: «Un musulmano e un cristiano che versano il loro sangue per la stessa causa: forse in questo c'è un messaggio di speranza. Supplico la Vergine Maria di aiutarmi a sopportare un altro minuto senza i miei figli. Dio mi dà la forza per sopportare. Ma per quanto ancora?»

«Da troppo tempo questa legge getta in prigione degli innocenti. Perché i politici lo permettono? Secondo i giornali 10 milioni di pakistani sarebbero pronti ad uccidermi». E’ un altro appello di Asia Bibi, la cristiana pakistana accusata di blasfemia nel 2009 e condannata a morte, contenuto in una biografia che uscirà a breve in Italia, edita da Mondadori e già in parte pubblicata dal quotidiano Avvenire.

Il libro svela tutta la verità sulla vicenda di una donna che sta per «essere impiccata per aver aiutato il prossimo», scrive Asia. E permette di conoscere le ultime notizie circa lo stato di una cristiana che mostra al mondo una fede incredibile: «Non so più dire che cosa provo. Paura, questo è sicuro… ma non mi opprime più come all’inizio. I primi giorni arrivava a farmi battere un tamburo in petto. Ora si è un po’ calmata. Non è più un soprassalto continuo. Le lacrime no, non mi hanno mai lasciata. Scendono a intervalli regolari. I singhiozzi, invece, sono cessati». Impressiona la fermezza di Asia Bibi che, nonostante le angherie subite e le ritorsioni che potrebbero colpirla nel caso dovesse essere liberata, scrive: «Mi dicono che sono vittima di un’ingiustizia, che sono innocente. Non so molto del mondo… non ho studiato, ma so che cosa è bene e che cosa è male».

Anche l’amore per il Pakistan è vivo nonostante tutto: «Nel mio paese l’accusa di bestemmiatore è indelebile. Essere sospettati è già un crimine agli occhi dei fanatici religiosi che giudicano, condannano e uccidono in nome di Dio». Infatti, sottolinea la donna, anche se «non sono musulmana, sono una buona pakistana, cattolica e patriota, devota al mio paese come a Dio». Un amore reale quello di Asia, che non è diminuito dal fatto che se «si è cristiani in Pakistan bisogna tenere gli occhi un po’ più bassi». «Ci considerano cittadini di seconda categoria – prosegue – a noi sono riservati lavori ingrati, mansioni umili, ma il mio destino non mi dispiaceva».

Il racconto prosegue con la denuncia di un Mullah di Peshawar che ha promesso una fortuna (500.000 rupie) a chi la ucciderà. Un fatto per cui la cristiana si «incomincia a chiedere se, più che una tara o un difetto, in Pakistan essere cristiani non sia diventato un crimine». Infatti se Asia Bibi è ritenuta colpevole di aver detto che il suo è un Dio misericordioso, i fatti, come rivela la biografia, sono molto più gravi: «Il mio torto? – si legge – Solo quello di aver bevuto dell’acqua proveniente da un pozzo di alcune donne musulmane usando il loro bicchiere, quando c’erano 40 gradi al sole (…) e perché ho offerto dell’acqua a un’altra donna».

Asia Bibi ricorda infine i due uomini, il governatore del Punjab Salman Taseer e il ministro per le Minoranze Shahbaz Bhatti, un musulmano e un cristiano, assassinati per averla difesa e per aver condannato la legge sulla blasfemia. E conclude, con speranza: «Un musulmano e un cristiano che versano il loro sangue per la stessa causa: forse in questo c’è un messaggio di speranza. Supplico la Vergine Maria di aiutarmi a sopportare un altro minuto senza i miei figli. Dio mi dà la forza per sopportare. Ma per quanto ancora?».

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