Una multa per Lagioia

Lo scrittore esalta i giovani scesi in piazza contro l'alternanza scuola lavoro. Ma è il solito gioco del ventriloquo: attribuisce a loro quel che pensa lui

Manifestazione a Napoli contro l’alternanza scuola lavoro, 18 febbraio 2022

Bisognerebbe mettere una multa sulla parola “generazione” e su tutti i “discorsi generazionali” che piacciono tanto ai fanfaroni che pontificano sui giornali. Ogni qual volta qualcuno scrive «la mia generazione», «la tua generazione», «le nuove generazioni», tac!, dovrebbe scattare la gabella. Prego cento euro; che fa concilia?

Ad esempio, Nicola Lagioia andrebbe multato per l’articolo che ha scritto domenica sulla Stampa in occasione delle manifestazioni studentesche; articolo in cui ammoniva gli adulti ad imparare la «lezione dei ragazzi».

«In Italia scende in piazza una generazione di ragazzi responsabili, seri, appassionati, lungimiranti, costretti a confrontarsi con una legione di adulti spesso caotici, impreparati, tronfi, arroganti, annegati in un narcisismo piuttosto disperato. Quando ho visto le forze dell’ordine caricare gli studenti in tante città italiane, mi è subito stato chiaro dove fosse l’eversione e dove la tenuta della democrazia, dove l’improvvisazione e dove un ragionamento sul futuro, dove la violenza e dove un tentativo di interlocuzione». 

Doppia multa

Lunedì, sempre sulla Stampa, è stato pubblicato un altro articolo a firma Stefania Auci, e questa volta la multa andrebbe raddoppiata perché oltre al tema, la parola impronunciabile – e questa è certo un’aggravante – era pure contenuta nel titolo (“La generazione consapevole”).

«Guardando i ragazzi dell’età dei miei figli e quelli che trovo a scuola, mi rendo conto che sono molto più solidi di quanto noi adulti possiamo immaginare: mi sembrano, soprattutto, più responsabili, attenti e consapevoli di quello che ci circonda, di come s’evolve il nostro presente, e di cosa il futuro li interpella a fare. Si sono caricati da soli un senso di responsabilità che per noi è del tutto sconosciuto, o forse semplicemente smarrito».

Di qui i buoni, di là i cattivi

Lo schema Lagioia/Auci è lo stesso. Da un lato, i giovani “freschi”, consapevoli, razionali, informati. Dall’altro, gli adulti disillusi, cinici, incompetenti, calcolatori. È un paradigma che Lagioia/Auci applicano a tutto, dalla pandemia al cambiamento climatico fino al sesso.

Di qui, le nuove generazioni «che sono andati in massa a vaccinarsi», di là gli “anta” che «sproloquiavano di microchip nascosti nei vaccini, di rettiliani in doppiopetto o di complotti massonici internazionali».

A sinistra, i ragazzi ben consapevoli del «disastro ambientale imminente», a destra i grandi che bighellonano «spensieratamente».

In alto, i giovani che vivono senza imbarazzi le questioni dell’orientamento sessuale, in basso i trogloditi rimasti fermi all’età della pietra e del bunga bunga.

Per Lagioia/Auci che i ragazzi scendano in piazza per protestare «è il minimo che possano fare» di fronte al «cinico» mondo degli adulti che, attraverso la scuola e il lavoro, sta rubando loro il futuro, li sta escludendo dalla vita democratica, sta togliendo loro la voce.

Alternanza scuola lavoro

La multa per Lagioia/Auci rischia di essere salata, molto salata. In primis per averci propinato la ciancia generazionale senza tener conto degli elementari dati di cronaca. La protesta studentesca nasce su basi sballate e, si sa, se le premesse sono errate, il ragionamento che ne consegue è obbligatoriamente viziato.

Tutto è partito per le tragiche morti di due ragazzi durante uno stage. Anziché – come accaduto su Tempi – aiutare tutti a comprendere che legare due eventi drammatici alla messa in discussione del sistema dell’alternanza scuola-lavoro è ragionamento indebito e bislacco, i nostri fanfaroni hanno seguito l’onda emotiva della bella gioventù che va in piazza a protestare tra bella ciao e trallallà.

Il carattere punitivo del voto

Protestare, poi, per cosa? Bastava leggere i virgolettati che la stessa Stampa ha attribuito ai giovani della “generazione responsabile, seria, appassionata”.

Virgolettato numero 1: «Superare i voti, introdurre le carriere alias per gli studenti che non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita, lo psicologo negli istituti e poi essere ascoltati e non considerati dei contenitori in cui riversare nozioni».

Virgolettato numero 2: «Abbiamo analizzato il carattere punitivo del voto. La nostra proposta è di mettere in campo una valutazione che sia soprattutto un confronto, un suggerimento tra discente e docente che parta dall’autovalutazione dello studente e si basi su un coinvolgimento reciproco non su una valutazione unilaterale e che non rappresenti la performance di quel momento ma dia l’idea di un percorso in atto e consenta agli studenti di capire e evitare in futuro gli errori».

Le richieste degli studenti

Quindi questi giovani che tanto emozionano Lagioia/Auci sono andati in piazza per dire che il voto delle verifiche e delle interrogazioni se lo vogliono attribuire da soli. Non un’idea nuovissima, a onor di cronaca. È il sogno di ogni sfaccendato dai tempi dei sumeri.

Non solo: i ragazzi di Lagioia/Auci vogliono le carriere alias e un mondo green, sposando in toto tutti quegli slogan tanto amati dalla sinistra ecologista e gender fluid. Cioè questi giovani vanno ripetendo – paro paro – quel che tutti i Lagioia e Auci dell’universo progressista scrivono tutti i santi giorni sui giornali di tutto il mondo (sempre a proposito di “gente che non ha voce”).

Lo schema Greta Thunberg

È lo schema Greta Thunberg: io dico che Greta è un modello di vita perché ripete gli slogan che da anni gli ex giovani ripetono, solo che – siccome sono dei bacucchi – non li ascolta più nessuno. Invece se li dice la svedesina con le treccine, allora sono veri.

Come applaudono Greta per applaudire se stessi, così blandiscono gli studenti per blandire se stessi e le proprie idee. Non importa loro nulla dei giovani, ridotti a parete su cui far rimbalzare l’eco. Fanno dire ai ragazzi quel che pensano loro. È un gioco di prestigio, un numero da ventriloqui.

Perché, poi, è chiaro che l’obiettivo polemico sono gli “altri” adulti. Ci sono quelli come Lagioia/Auci che, sensibili al grido di dolore, pensosamente rimettono in discussione il proprio cinismo e gli “altri”, i farabutti, quelli descritti secondo l’ormai nota caricatura di medioevali, omofobi, sgozzapanda e pure un po’ rettiliani.

Responsabili sfasciavetrine

L’artificio retorico ha stancato. Anche perché serve a coprire quel che poi succede davvero nella realtà dei cortei dei “giovani responsabili, seri, appassionati”. A Torino, durante la manifestazione, un gruppo di incappucciati ha preso d’assalto gli uffici di Confindustria.

Tra di loro c’erano un po’ di “studenti” del centro sociale Askatasuna. C’era un “ragazzino” “responsabile”, “serio” e “appassionato” di 32 anni. Ecco, i soldi che raccogliamo con le multe a Lagioia/Auci usiamoli per lui. Magari pagandogli un po’ di ripetizioni ce la fa anche lui a finire la scuola.

Foto Ansa

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