«Muoio in buone mani». Le ultime parole di Kara Tippetts, che cercò di convincere Brittany Maynard a non farsi sopprimere

Con il suo blog, affidato a due amici, la donna continua a raccogliere un notevole pubblico anche dopo la morte. «Nella sofferenza ho conosciuto la vera bellezza»

È morta il 21 marzo scorso Kara Tippetts, l’americana del Colorado che a ottobre con una lettera aperta cercò di dissuadere la sua connazionale Brittany Maynard dalla richiesta di suicidio assistito seguita alla diagnosi di cancro. Ma ancora oggi, quasi un mese dopo la sua scomparsa, il blog di Kara e la sua pagina Facebook, che ha superato i 60 mila like, continuano a parlare di lei attirando l’attenzione del pubblico che da oltre due anni trae forza dal coraggio e dalla letizia con cui questa donna ha affrontato la malattia.

MALATTIA E BELLEZZA. Moglie del pastore protestante Jason Tippetts e mamma di quattro bambini, Kara ricevette la diagnosi di cancro nel 2013, quando aveva 36 anni. Da quel momento cominciò una battaglia condivisa con la sua comunità di amici e con il pubblico raccolto in rete. La sua storia è raccontata anche in un libro, intitolato “The Hardest Peace” (La pace più difficile), dove la donna descrive la sua conversione al liceo, dopo un’adolescenza trascorsa «nel buio», e parla della malattia come il luogo della sua conversione più profonda. Forte di una simile esperienza personale, alla notizia della richiesta della Maynard, affetta dal medesimo tumore, Kara ha deciso di inviarle una lettera per dirle che «la sofferenza non è assenza di bene, non è assenza di bellezza, ma anzi può essere il luogo in cui conoscere la vera bellezza».

«NON MI SBAGLIO». Ti hanno detto una bugia – si legge nel testo – una bugia terribile, che la tua morte non sarà bella (…), sì sarà dura, ma non priva di bellezza». Ma «la cosa più importante è che tu senta dal mio cuore Gesù che ti ama». Cristo, ha scritto Kara, «morì di una morte terribile sulla croce (…) e tre giorni dopo ha vinto la morte che io e te stiamo affrontando (…). Egli desidera conoscerti, guidarti verso la morte, per darti la vita e la vita in abbondanza, la vita eterna». La donna nella lettera pregava l'”amica” Brittany di ascoltarla: «Non mi sbaglio, la bellezza ci verrà incontro in quell’ultimo respiro». Brittany, però, ha proseguito per la sua strada.

«RALLEGRATEVI CON ME». Alla fine la Maynard ha ottenuto la morte in Oregon, dove la pratica del suicidio assistito è legale. Kara Tippetts, invece, ha scelto di percorrere tutta la strada, fino in fondo, perché, come ha scritto sempre nel messaggio a Brittany, «Dio non vuole che acceleriamo la morte, ma nel nostro morire ci vuole incontrare». Pochi giorni prima di morire, poi, la donna ha informato i suoi lettori con queste parole: «La mia pena è finita, le mie paure si sono placate, sono nelle mani buone e sovrane di Gesù». Nel testo, scritto al cospetto della morte e pubblicato postumo, Kara esprime la volontà di affidare a due amici il suo blog, per poter continuare a condividere i suoi scritti inediti e altre testimonianze. «È impossibile per me immaginare di non poter venire qui a condividere con voi anche il mio cuore rinnovato», scrive. «Mi sembra impossibile che il viaggio si sia alla fine concluso. (…) Credo che Dio abbia in serbo per i miei cose belle e sono molto confortata pensando a tutte le vostre preghiere che li sostengono». Ma sopratutto, aggiunge la donna, «sarò volata via nella terra in cui non ci sono più lacrime, non volete rallegrarvi con me?». I funerali della donna, affollati da centinaia di persone, sono stati descritti come una grande festa.

@frigeriobenedet

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