Ue, Renzi: «No compiti a casa, sappiamo cosa fare»

Dopo le critiche della Commissione europea, Padoan ha rassicurato: «Nostre riforme in linea con le richieste Ue». L'ex ministro Saccomanni: «Critiche a me e Letta ingiuste, i conti erano così in ordine che hanno avuto paura»

Ieri Matteo Renzi ha dedicato buona parte della sua visita a Bruxelles alla situazione ucraina. Ma una boutade, tra un summit e l’altro, ai partner Ue sulla situazione italiana è riuscita a farla: «Non abbiamo rassicurazione da dare. Si dipinge l’Europa come il luogo in cui veniamo a prendere i compiti da fare a casa, ma non è così. L’Italia sa perfettamente cosa deve fare, lo sa da sola ed è impegnata già a farlo. Consapevole che la nostra priorità per il nostro Paese è lavoro e crescita, crescita e lavoro». Cosi ha dichiarato ai giornalisti, prima che la Commissione europea rendesse pubblica la sua pagella sull’economia italiana. Siamo un paese «con squilibri macro-economici eccessivi». Poi la Commissione si è soffermata sulle basse crescita e produttività del lavoro, che «richiedono urgenti interventi».

PADOAN: «RIFORME DELL’ITALIA IN LINEA CON UE». Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ha replicato all’analisi europea smentendo ogni accusa. «Il programma di riforme dell’Italia per il 2014 è in linea con l’analisi della Commissione» sulla necessità di rilanciare la produttività. La competitività «è oggi limitata dall’elevato cuneo fiscale sul costo del lavoro, un problema che il governo si accinge ad affrontare con determinazione». Poi sul debito pubblico, Padoan ha sottolineato che «lo sforzo per correggere l’andamento dei conti pubblici è stato significativo negli ultimi due anni, con un aggiustamento fiscale di circa 3 punti percentuali, grazie a cui la soglia del 3 per cento non è stata superata. Questo ha consentito di contenere l’aumento del rapporto debito/Pil. Pur in un contesto molto difficile, l’Italia ha mantenuto e rafforzato la propria stabilità economica e finanziaria». D’altra parte va detto che sono stati diversi i paesi bacchettati dall’Ue, compresa la Francia di Hollande, per esempio che, seppur ritenuta in una situazione meno critica dell’Italia, è stata richiamata per la bassa produttività.

L’AMAREZZA DI SACCOMANNI. Tempo fa Renzi aveva lanciato una frecciatina al suo predecessore Letta, proprio in relazione ai conti dell’Italia: «Sapevamo che i numeri non erano quelli che raccontava Letta, ma siamo gentiluomini e non abbiamo calcato la mano». Ieri molti commentatori economici hanno visto nella bacchettata dell’Ue una conferma di queste parole del premier e una sorta di bocciatura della politica economica del governo Letta, tanto che l’ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ieri è intervenuto con uno sfogo pubblico: «C’è stata una lettura non pienamente corretta di quello che è successo. Escludo nel modo più assoluto che vi siano buchi o che ci sia bisogno di manovre correttive» ha detto Saccomanni sulle critiche dell’Europa. Quanto alla battutaccia di Renzi, Saccomanni ha risposto piccato: «È una scorrettezza. L’ipotesi che Letta abbia raccontato storie è assolutamente non vera. Noi abbiamo sempre esattamente detto come stavano le cose», e anzi «A pensare male si potrebbe immaginare che l’accelerazione nel cambio di governo sia stata determinata dalla paura che Letta raggiungesse risultati troppo favorevoli: lo spread in discesa, l’economia in ripresa. A quel punto, fra un anno, sarebbe stato molto più difficile mandarci via»

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