Ucraina. Da Biden e Putin aperture e chiusure ai colloqui di pace

I presidenti di Russia e Stati Uniti si sono esplicitamente detti disponibili a trattare, salvo poi porre condizioni impossibili da accettare per la controparte

Qualcosa doveva pur concedere Joe Biden a Emmanuel Macron, in visita di stato in questi giorni negli Stati Uniti. E non avendo alcuna intenzione di offrire alcunché di sostanziale al presidente della Francia, che solo due giorni fa aveva accusato il suo omologo americano di voler «distruggere posti di lavoro in Europa», ha deciso di “lisciarlo” sul piano personale. Lo ha fatto pronunciando una frase accomodante verso la possibilità di dialogare con la Russia, posizione da sempre sostenuta da Macron: «Io sarei felice di sedermi al tavolo con Putin, dopo essermi consultato con i nostri alleati della Nato, per discutere di pace, sempre se e solo se gli ucraini sono pronti a farlo. Ma Putin non sta mostrando alcun segnale di vera disponibilità». Gli Stati Uniti in dieci mesi di guerra non si erano mai dimostrati così aperti a un negoziato, anche se Biden ha poi aggiunto che Mosca dovrebbe ritirare le sue truppe dall’Ucraina prima dei colloqui.

Gli americani usano bastone e carota

Gli Usa, come al solito, utilizzano bastone e carota con Mosca. Mentre Biden pronunciava queste parole di apertura, John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale americano, affermava che «la Crimea appartiene all’Ucraina, noi non abbiamo mai riconosciuto l’annessione russa» e spiegava che non saranno gli Stati Uniti a bloccare Kiev dal tentare di riconquistarla.

Inoltre, gli americani potrebbero arrivare ad addestrare fino a 2.500 militari ucraini al mese presso una base Nato in Germania. La proposta, oltre a comportare un grande aumento del numero di soldati addestrati, prevede anche la preparazione a tattiche di combattimento più sofisticate, come le manovre coordinate di fanteria e artiglieria.

«Putin è aperto a colloqui sull’Ucraina»

Notizie e dichiarazioni fatte trapelare per spingere Putin ad accettare un negoziato prima che sia troppo tardi. E che i russi sembrano accogliere: non solo il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha dichiarato che «i negoziati dovrebbero puntare non a sopprimere il nemico ma a raggiungere risultati attraverso un dialogo rispettoso», ma ha anche indicato un possibile mediatore: «Con l’ex segretario di Stato americano John Kerry ci siamo incontrati più di 50 volte, lui aiuterebbe a risolvere i problemi insieme».

Anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato: «Putin è aperto a colloqui per assicurare gli interessi della Russia. Mosca considera la pacifica via diplomatica come la preferibile per raggiungere i suoi obiettivi». Il portavoce, però, ha anche aggiunto che per facilitare i negoziati gli Stati Uniti dovrebbero riconoscere le annessioni di Kherson, Zaporizhia, Donetsk e Luhansk.

Il mezzo fiasco di Macron

Se l’apertura di Biden ai colloqui rappresenta una piccola esplicita novità, bisogna anche considerare il contesto in cui le dichiarazioni sono state rese. Macron è arrivato negli Stati Uniti dopo aver aspramente criticato i 369 miliardi di dollari stanziati dal Congresso americano per le industrie attive nelle energie rinnovabili e nei settori ad alta tecnologia. Una mossa che garantirebbe un notevole vantaggio competitivo alle imprese americane, spiazzando le concorrenti europee.

Su questo punto Biden è stato inamovibile: ha sì dichiarato che «non era nostra intenzione danneggiare gli alleati» e che potranno esserci «aggiustamenti», ma il finanziamento non verrà ritirato né modificato. Dopo aver lasciato Macron a bocca asciutta, il presidente americano gli ha però concesso qualcosa sul dialogo con Mosca, approvando anche una conferenza internazionale sull’Ucraina che si terrà a Parigi il 13 dicembre.

Pace in Ucraina, aperture e chiusure

Non è chiaro se le ultime aperture, subito mascherate da chiusure altrettanto nette, porteranno a vere e proprie trattative in Ucraina. Di sicuro, almeno a parole, sembra essere più esplicita la volontà di porre fine al conflitto per via diplomatica. Positiva in questo senso anche la telefonata tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e Putin, la prima da settembre.

Simili tentativi andrebbero sfruttati e non sprecati. Come affermato dal generale Mark Milley, capo dello Stato maggiore congiunto americano, «quando si apre una finestra per il dialogo, quando si crea un’opportunità di negoziare, quando è possibile conseguire la pace, l’opportunità va colta».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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