Toccare le pietre che ha toccato Lui

Sulle tracce di Cristo. Un viaggio che intreccia le strade e i luoghi con le pagine vive del Vangelo, e con le parole di chi è stato Maestro e guida di un grande Movimento

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – La nuova edizione di Sulle tracce di Cristo di Luigi Amicone contiene una presentazione firmata da Alfredo Mantovano. Di seguito ne pubblichiamo uno stralcio.

Ripercorrere i luoghi della Redenzione. Mettere i piedi sulle pietre calpestate da Gesù, a Cafarnao, a Cana, a Nazareth. Salire sull’imbarcazione che attraversa il Lago di Tiberiade, rivivendo le paure e le speranze di quel gruppo di uomini che seguivano il Maestro. Percorrere le strade anguste di Gerusalemme, nelle quali il Figlio dell’Uomo portava su di sé la sua e la nostra Croce. È il viaggio straordinario che trent’anni fa Luigi Amicone ha appuntato nei luoghi della fede, giorno dopo giorno, in compagnia di monsignor Luigi Giussani, e che oggi ci ripropone, senza che una sola riga abbia perduto di attualità. Un viaggio che intreccia le pietre, le montagne, i mari, con le pagine vive e concrete del Nuovo Testamento, e con la parola annotata di chi è stato Maestro e guida di tante generazioni e di un grande Movimento. Un viaggio il cui pregio è che non c’è una linea di confine fra i luoghi, la Sacra Scrittura e le donne e gli uomini di oggi: non perché – secondo uno stile letterario settecentesco – esso appartenga al genere dei viaggi dell’immaginazione, ma perché – al contrario – il suo attraversare la carne e il sangue delle persone lo rende vivo e attuale. E così, incontrando il soldato di Tsahal, diciott’anni appesantiti dalla mimetica e dal fucile a pompa con cui, sudando, ti controlla i documenti mentre attraversi il checkpoint, rivedi i giovani militi dell’imperatore, anch’essi carichi della corazza e del gladio, che chiedono al Battista che cosa devono fare. Mentre sei circondato dai bambini che nella piazza di Betlemme ti implorano una moneta, o una caramella, vai con la mente ai bambini che correvano dal Maestro: i suoi volevano allontanarli e Lui invece li poneva al centro, come noi oggi rifiutiamo di fare. Mentre passi davanti alla Sinagoga, il Maestro di cui Amicone raccoglie la contemplazione ti rende viva la scena del Maestro che si svela per la prima volta ai suoi, spiegando il senso della Scrittura.

È la concretezza della vita, non solo della vita di fede, il filo conduttore di questo viaggio per i luoghi della Terra Santa. Un libro da consigliare a chi vi si reca per la prima volta: da scorrere prima e durante, una sorta di guida attraverso una realtà vera, e quindi alla fine attraverso te stesso. Perché toccare quelle pietre, solcare quelle acque, vedere quegli edifici ti danno ulteriore conferma – visiva, materiale, tattile – che Lui da lì è passato veramente. Non solo, Lui c’è ancora, e pure in questo caso non con la fantasia, ma con la realtà di una Persona che ti interroga e ti scuote.

È toccante il pensiero avuto da Gigi, di destinare una parte del ricavato di questa nuova edizione di Sulle tracce di Cristo ad Aiuto alla Chiesa che soffre, e quindi ai nostri fratelli nella fede che oggi rivivono nella loro carne il Sacrificio di Cristo. Non solo perché – nonostante tutti e tutto – la fede continua a resistere dove Cristo è materialmente passato: le bombe, le esecuzioni, le torture, le distruzioni hanno certamente assottigliato le comunità dei cristiani in Terra Santa, includendo in questa espressione le aree della Siria o del Libano nelle quali Gesù ha predicato, in alcune delle quali ancora adesso si parla quell’aramaico che era la sua lingua. Ma pure perché rafforzare attraverso il pellegrinaggio la relazione personale e diretta con Cristo, nella certezza che è vivo perché risorto, fa subito porre in relazione con il suo Corpo sparso per il mondo, e in tanti luoghi del mondo è perseguitato e sofferente. Fa chiedere che cosa posso fare, e convince, all’insegna della medesima carnale concretezza che il Signore ha voluto assumere, che quel fare può perfino coincidere col mio contributo di preghiera e materiale perché un gruppo di fratelli nella fede abbia un tetto e un altare per partecipare alla Messa, invece che stare in piedi davanti a una Croce dipinta sul muro. O perché in un’altra parte del mondo un bambino conosca per la prima volta e in modo semplice la vita di Gesù. O perché in un’altra ancora, nonostante le minacce e le ritorsioni, si trovi un sacerdote per amministrare i Sacramenti.

E se alla fine aiuti altri a incontrare Cristo, corri il felice rischio che Lui resti realmente con te. Quel che don Giussani ha realizzato nella sua vita, e ha permesso a tanti altri di realizzare.

Foto da Shutterstock

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