Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – La nuova edizione di Sulle tracce di Cristo di Luigi Amicone contiene una presentazione firmata da Alfredo Mantovano. Di seguito ne pubblichiamo uno stralcio.
È la concretezza della vita, non solo della vita di fede, il filo conduttore di questo viaggio per i luoghi della Terra Santa. Un libro da consigliare a chi vi si reca per la prima volta: da scorrere prima e durante, una sorta di guida attraverso una realtà vera, e quindi alla fine attraverso te stesso. Perché toccare quelle pietre, solcare quelle acque, vedere quegli edifici ti danno ulteriore conferma – visiva, materiale, tattile – che Lui da lì è passato veramente. Non solo, Lui c’è ancora, e pure in questo caso non con la fantasia, ma con la realtà di una Persona che ti interroga e ti scuote.
È toccante il pensiero avuto da Gigi, di destinare una parte del ricavato di questa nuova edizione di Sulle tracce di Cristo ad Aiuto alla Chiesa che soffre, e quindi ai nostri fratelli nella fede che oggi rivivono nella loro carne il Sacrificio di Cristo. Non solo perché – nonostante tutti e tutto – la fede continua a resistere dove Cristo è materialmente passato: le bombe, le esecuzioni, le torture, le distruzioni hanno certamente assottigliato le comunità dei cristiani in Terra Santa, includendo in questa espressione le aree della Siria o del Libano nelle quali Gesù ha predicato, in alcune delle quali ancora adesso si parla quell’aramaico che era la sua lingua. Ma pure perché rafforzare attraverso il pellegrinaggio la relazione personale e diretta con Cristo, nella certezza che è vivo perché risorto, fa subito porre in relazione con il suo Corpo sparso per il mondo, e in tanti luoghi del mondo è perseguitato e sofferente. Fa chiedere che cosa posso fare, e convince, all’insegna della medesima carnale concretezza che il Signore ha voluto assumere, che quel fare può perfino coincidere col mio contributo di preghiera e materiale perché un gruppo di fratelli nella fede abbia un tetto e un altare per partecipare alla Messa, invece che stare in piedi davanti a una Croce dipinta sul muro. O perché in un’altra parte del mondo un bambino conosca per la prima volta e in modo semplice la vita di Gesù. O perché in un’altra ancora, nonostante le minacce e le ritorsioni, si trovi un sacerdote per amministrare i Sacramenti.
E se alla fine aiuti altri a incontrare Cristo, corri il felice rischio che Lui resti realmente con te. Quel che don Giussani ha realizzato nella sua vita, e ha permesso a tanti altri di realizzare.
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