«Ti farò solo due domande: sei musulmana? Fai il Ramadan?»

Tutti i dettagli della strage di Liegi confermano la radicalizzazione dell'attentatore Herman. E allora, come ha chiesto il padre di una vittima, perché è stato rilasciato in congedo penitenziario?

«Ti farò solo due domande». Quando l’attentatore islamista di Liegi, Benjamin Herman, ha fatto irruzione nel liceo Léonie de Waha dopo aver ucciso tre persone, si è parato davanti all’inserviente della scuola Darifa brandendo due pistole, una nella mano destra, l’altra nella sinistra. Poi le ha chiesto: «Sei musulmana? Fai il Ramadan?». Ad entrambe le domande Darifa, musulmana, ha risposto di sì. «Allora non ti farò niente. Ma bisogna che tu mi ascolti e che tu faccia quello che ti dico. Così andrà tutto bene per te». Quando lei, piangendo, gli ha chiesto che cosa ci facesse armato in una scuola, lui ha risposto: «Smetti di piangere. Non devi piangere per loro, ma per i tuoi fratelli siriani. Pensa agli innocenti in Siria».

 PROPAGANDA JIHADISTA. Quello che è successo dopo è risaputo. L’uomo ha cercato di uscire dalla scuola sparando e urlando «Allahu Akbar» ed è stato ucciso dagli agenti. Il breve dialogo riferito dalla donna agli inquirenti belgi dimostra chiaramente quello che i procuratori hanno ipotizzato: Herman presentava tutti i segni della radicalizzazione ed era imbevuto della propaganda jihadista dello Stato islamico. Chi gli aveva messo in testa queste idee?

FREQUENTAZIONI TERRORISTICHE. Secondo il quotidiano belga La Libre, Herman in carcere sarebbe entrato in contatto con Yassine Dibi, che conosceva personalmente Khalid El Bakraoui, l’uomo che il 22 marzo 2016 si fece esplodere nella stazione di Maelbeek della metropolitana della capitale belga. Già nel 2009 i due erano stati trovati insieme in un garage a Molenbeek, quartiere considerato la «fabbrica dei jihadisti» a Bruxelles, tra kalashnikov e passamontagna. Dibi, inoltre, è conosciuto come un uomo che ha una forte influenza sugli altri detenuti ed è stato sanzionato più volte per aver organizzato preghiere collettive in carcere. Herman sarebbe anche entrato in contatto in prigione con Jawad Benhattal, cugino dei fratelli terroristi El Bakraoui e accusato di aver organizzato un attentato nel 2016, poi sventato.

«QUANTE VOLTE ANCORA?». Considerando che, secondo i media locali, le autorità erano a conoscenza  da oltre un anno della radicalizzazione dell’attentatore di Liegi, è impossibile non porsi le stesse domande del padre di Cyril Vangriecken, il giovane di 22 anni che Herman uccise subito prima di barricarsi nel liceo. «Mio figlio era un ragazzo perfetto», ha dichiarato l’uomo a Bfm Tv. «Si dà ragione ai delinquenti, li si rilascia», ha aggiunto riferendosi al fatto che Herman il giorno dell’attentato era a piede libero perché godeva di un congedo penitenziario, il 14esimo. «Quante volte ancora permetteremo che queste cose accadano? Che delle persone, dei giovani che non hanno fatto nulla, vengano uccisi da persone che si sono radicalizzate in carcere?».

IL MINISTRO NON SI DIMETTE. Al dolore del padre di Cyril non c’è risposta e le autorità non aiutano. Il ministro della Giustizia belga Koen Geens ha dichiarato che era impossibile prevedere l’attentato e, dopo «aver riflettuto due notti», ha deciso di non dimettersi. «La giustizia è migliorata rispetto a prima», ha dichiarato, «la mia unica volontà è perseverare per migliorare, insieme, con il governo». Parole che non sono di alcun conforto e che non spiegano come sia possibile che un delinquente, conosciuto dal 2017 come radicalizzato e in contatto con altri terroristi in carcere, sia stato rilasciato in congedo penitenziario.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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