Le stime dell’Ocse, la disoccupazione e il problema dei conti: l’Italia ritornerà a crescere nel 2014?

Tanti numeri negativi per il nostro paese, dove le tasse per le famiglie sono ormai a livelli record. Il pagamento dei debiti della p.a. darebbe, invece, un po' di fiducia

In questi giorni Ocse e Comunità Europea stanno bacchettando l’Italia mettendo in luce –  con dati e previsioni – le difficoltà della crescita economica, l’aumento esponenziale della disoccupazione e l’allarme delle famiglie a rischio di coesione sociale.
L’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel suo recente rapporto ha rivisto al ribasso le stime del Pil in Italia per il 2013, prevedendo una contrazione del 1,5 per cento, e non più solo del 1 per cento. La crescita – secondo l’Ocse – dovrebbe arrivare nel 2014 seppur lievemente, e sarà pari allo 0,5 per cento, ma solo se l’Italia riuscirà nel difficile compito di varare le riforme.
Le cause di questo malessere –  individuate dall’organizzazione internazionale che si occupa della ricerca di soluzioni ai problemi economici dei paesi europei – sono molteplici, ma quelle più rilevanti sono la scarsa competitività, la riduzione dei prestiti bancari, l’impatto immediato dei tagli alla spesa pubblica e soprattutto l’aumento delle tasse che gravano sulle famiglie.

Nel rapporto dell’Ocse, inoltre, viene evidenziato come fattore di rischio il problema delle imprese che continuano ad indebolirsi, mentre non viene vista crescita a breve termine e conseguentemente la fiducia di imprese e consumatori si è ulteriormente ridotta. L’Ocse, proprio a causa delle condizioni deplorevoli delle finanze pubbliche, non è possibile abbassare le tasse anche se viene ampiamente riconosciuto che il peso fiscale sugli italiani è eccessivo.

D’altro canto, anche la Commissione Europea – con una previsione migliore rispetto a quella dell’Ocse – nel suo consueto rapporto di primavera punta il dito verso una causa precisa, da ricercarsi nella persistente incertezza politica ed economica e nella continua difficoltà di accesso al credito. Il deficit italiano per il 2013 si ferma al 2,9%, e solo nel 2014 scenderà al 2,5%.

La Commissione Ue prevede quindi per il prossimo anno una sorta di stabilizzazione della disoccupazione grazie anche al tentativo dell’Italia di far decollare le riforme, in modo da migliorare le finanze pubbliche e far ripartire la crescita. Il nostro paese versa in condizioni peggiori di quasi tutti gli altri paesi europei, dove il livello di disoccupazione resta tendenzialmente invariato.
Secondo la Commissione, se non verranno avviate tali le riforme, la disoccupazione elevata potrebbe mettere a rischio la “coesione sociale” e purtroppo l’attività economica attuale è troppo lenta per permettere una diminuzione del tasso di disoccupazione. Secondo la Commissione Ue la priorità assoluta è la riduzione del costo del lavoro e la creazione di nuovo lavoro. Dalle statistiche si rileva che la disoccupazione continua a crescere e si stima che quest’anno la percentuale dei disoccupati raggiungerà una quota del 11,8% e nel 2014 sarà oltre il 12%.

L’unica notizia che riesce a infondere coraggio è la probabilità che il pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione riesca veramente a sostenere una lieve ripresa nel breve termine, ripresa che la Commissione Europea prevede per il terzo trimestre 2013. Questo dovrebbe far aumentare la fiducia delle famiglie e dei mercati, gettando le basi della tanto agognata “crescita della nostra economia”.

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