Siria. Le elezioni bastano a far dimenticare gli 8 mila morti tra i civili?

A un anno dalla protesta di Dela'a, Bashar Al-Assad indice delle «libere elezioni parlamentari». Per gli Usa è una mossa «ridicola». Intanto il regime mette le mine anti-uomo per impedire la fuga dal paese.

Bashar Al-Assad, presidente della Siria, a un giorno dal primo anniversario della protesta di Dera’a, da cui si originò la rivolta, indice delle «libere elezioni parlamentari». Una proposta che ha ricevuto una secca risposta da parte degli Stati Uniti: «elezioni ridicole». Mentre, a sorpresa, il presidente della Cia David Petraeus si incontra on il presidente turco Erdogan per parlare, privatamente, della situazione siriana, la Lega Araba chiede un’indagine sul regime di Al-Assad. «L’inchiesta internazionale indipendente», richiesta dal presidente della Lega Nabil al-Arabi, trova in Kofi Annan il suo inviato speciale, già in forza all’Onu e presente in Turchia a incontrare i profughi siriani.

Nonostante i canali d’informazione indipendente di Sham-NN e Ugarit News dichiarino che il regime ha posto delle mine anti-uomo per impedire la fuga lungo i confini con il Libano e la Turchia, si contano circa 30 mila profughi esterni. Un’informazione che i media governativi smentiscono, benché con poca credibilità. Durante un recente viaggio a Dera’a organizzato dal ministero dell’Informazione siriano, qualcuno dei testimoni afferma che non hanno incontrato i tre studenti della famiglia Abezid accusati e arrestati per aver scritto frasi offensive contro il regime, e che causarono l’inizio della rivolta. Una tappa fondamentale per un tour informativo. Se esistano o meno, però, non è dato sapere.

Nella giornata di ieri, la Cina ha presentato alla Lega Araba una personale road map per il governo siriano, che prevede un cessate il fuoco e l’apertura delle frontiere. Benché il negoziato, per la potenza orientale, non preveda alcuna “interferenza straniera”, si tratta di un passo inedito dopo che, con le autorità moscovite, avevano posto il veto al Consiglio di Sicurezza del’Onu per l’intervento in Siria. Di tutt’altro avviso, invece, il ministro della Difesa Anatoly Antonov, che ha ribadito l’intenzione di non mettere fine alla cooperazione militare con il regime di Al-Assad, nonostante le armi vengano spesso impiegate contro i civili. E secondo l’Onu, sono circa 8 mila i civili morti dall’inizio della rivoluzione.

Intanto, Amnesty pubblica il catalogo delle torture del regime siriano. Si intitola Volevo morire, dalla citazione di un sopravvissuto. Secondo il rapporto della fondazione, grazie ai 31 metodi di tortura sono stati uccisi 276 detenuti di cui si conosce almeno il nome. I numeri di quelli sconosciuti, quindi, aumenteranno il totale.

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