Se quelli che “la Lombardia uccide i vecchietti” leggessero Repubblica

Il quotidiano che titolava «nessuna pietà» per gli anziani nelle Rsa lombarde durante il Covid ora scopre che il problema in realtà è stato «l'assenteismo». Fonte? Gherardo Colombo

L’epopea della fase 2 / 20

Dal “nessuna pietà” sparato a caratteri cubitali per alludere al nazismo che avrebbe seminato morte tra i vecchietti ospiti nelle Rsa lombarde con l’ovvia complicità di assessori e governatori di centro-destra. Al titolo “Milano, al Trivulzio assenteismo e approssimazione nei giorni del Covid”. Che è già abbastanza chiaro circa le responsabilità riscontrate da una commissione di inchiesta guidata da valenti magistrati sul caso più scandaloso (presunto) di presunta malasanità. Il caso Pio Albergo Trivulzio.

In Consiglio comunale di lunedì 13 luglio ho reso pubblicamente onore ai magistrati Giovanni Canzio e Gherardo Colombo che hanno guidato la commissione di inchiesta voluta da Ast Lombardia sul caso Pio Trivulzio. E specialmente onore al secondo. Perché proprio lui, l’ex protagonista della prima Mani pulite, scelto dal sindaco Beppe Sala e dalla maggioranza di sinistra che governa Milano a guidare una commissione di controllo della legalità, non si è fatto intimorire, nell’inchiesta sui morti alla Baggina durante i mesi di massima intensità dell’epidemia, dal clima di caccia alle streghe, colonna infame, grida spagnole di manzoniana memoria, che volevano a tutti i costi vedere nelle Rsa, e specialmente nel Pio Albergo Trivulzio, il cuore di tenebra della sanità lombarda. E naturalmente il complotto fascioleghista per ammazzare i nostri anziani.

Scrivevamo qui già in aprile e per molti altri articoli precedenti e successivi che lo scandalo “strage silenziosa” e “nessuna pietà”, e il resto di caciara innescata da un articolessa di Gad Letner (quando ancora lavorava sotto l’antico editore Romagna rossa), non esisteva. Alludendo a Repubblica, concludevamo (ed era il 21 aprile): «Bisogna proprio non aver letto neanche un Maigret per illudersi di coglionare la gente con un pio albergo Gad Lerner».

Nel frattempo il povero Gad si è trasferito per suggellare la sua illustre carriera al Fatto di Travaglio. Ma qualche giorno fa, nel mormorio imbarazzato della grande stampa e Rai nazionale, la commissione di inchiesta guidata dai succitati illustri magistrati, non soltanto ha cancellato gli scoop della caccia alle streghe. Ma ha fatto intendere che se delle “criticità” – chiamiamole così – si sono verificate nella Rsa divenuta simbolo del male Regione Lombardia, il Pio Albergo Trivulzio appunto, queste andavano ricercate non nei vertici ma alla base dell’istituto.

Non ho ancora tra le mani il documento ufficiale e la mia fonte è Repubblica. Fonte non sospetta, direi. Perciò mi sono dichiarato esterrefatto nel mio intervento in Comune. Ma come, dopo che per mesi la maggioranza di sinistra e obliquamente lo stesso Sala sono andati avanti col mantra dei vecchietti della Baggina vittime della politica di centrodestra e notoriamente dell’assessore Giulio Gallera e dal governatore Attilio Fontana, non avete letto Repubblica? Mesi di mozioni, ordini del giorno, interventi indignati per denunciare i vertici della Rsa (per altro gestita in maggioranza dal Comune di Milano), e adesso che la commissione di inchiesta ha concluso i suoi lavori non dite nulla?

Nulla di quello che scrive con mestizia – ma lo scrive! – il giornale diretto da Maurizio Molinari, e cioè che non c’è alcun riscontro a notizie di presunti divieti a utilizzare le mascherine. Niente di niente di vecchietti trasferiti da ospedali in Rsa. Nulla di mortalità straordinariamente superiore a quella delle altre Rsa lombarde. Al contrario: tra gennaio e aprile 2020 il rapporto tra decessi osservati e decessi attesi è stato pari al 2,2 in media nelle Rsa lombarde, mentre al Trivulzio è stato l’1,7.

Vero che mascherine e gli altri dispositivi di protezione sono arrivati in ritardo. Ma in linea con quanto si è verificato nel resto del paese (e che è stato Giovanni Canzio e Gherardo Colombo infine riconosciuto dallo stesso Domenico Arcuri, commissario nazionale per l’emergenza), la commissione di inchiesta rileva che i ritardi ci sono stati per responsabilità della Protezione civile (quindi bussare al governo Giuseppi) che ha consegnato  i primi dispositivi alle Rsa – mascherine comprese – solo il 23 marzo.

E sapete quali sono le “criticità” osservate dalla commissione di inchiesta al Pio Albergo Trivulzio? L’assenteismo. Come oggi, dopo molti gaddini passati a miagolare denunce sopra e sotto i ponti, correttamente registra Repubblica. Fino al 21 febbraio, giorno successivo alla diagnosi del primo caso di Covid nella città di Codogno, la media delle assenze tra gli operatori sanitari del Pat era del 30 per cento rispetto al totale dei lavoratori. Tra il 21 febbraio e il 3 giugno, le assenze hanno sfiorato il 60 per cento. A cui si sono aggiunti un 10 per cento di operatori congedati per infortunio.

Altro che piagnistei all’insegna dello stereotipo giornalistico “siamo stati lasciati soli” (ovviamente) dalla Regione cattiva e fascioleghista. Su 900 operatori sanitari – tra medici, infermieri, amministrativi – ce ne sarebbero stati in servizio 265! Capito? Mentre negli altri presidi sanitari i lavoratori stavano in prima linea, alla Baggina pare che la maggioranza degli addetti si sia messa in ferie o in malattia. Altro che le denunce indignatissime della Cgil che si è messa subito in prima fila ad applaudire apertura di indagini, avvisi di garanzia, i blitz della Guardia di Finanza e Nas.

Al che in Consiglio comunale soltanto Basilio Rizzo ha osato replicare all’evidenza con un «è intollerabile» chiamare in causa responsabilità diverse da quelle della Regione Lombardia. «Dichiaro la mia totale solidarietà con i lavoratori del Pat e i famigliari delle vittime», dice Rizzo. E che c’entra? Anche noi siamo solidali. Ma non lo siamo certo a prescindere dai fatti. A prescindere che l’inchiesta abbia dimostrato che non si ravvisano tassi di mortalità superiori alla media (anzi, il contrario). A prescindere che l’inchiesta abbia osservato che i ritardi sui dispositivi di protezione sono responsabilità della Protezione civile nazionale, quindi governo giallorosso. A prescindere dalla considerazione che i lavoratori hanno sempre ragione, ma se non lavorano quando il bisogno è particolarmente grande e grave, beh, qualche domanda pure la Rsu Cgil se la deve porre.

Comunque, ho chiesto e ho ottenuto il molto onorabile magistrato Gherardo Colombo in Consiglio comunale per illustrare nel dettaglio il documento finale della commissione di inchiesta. Penso che ne vedremo delle belle. Anche perché mi è venuta un’idea che mi auguro trasformi Basilio Rizzo, da bastian contrario con tendenze manettare che è, in almeno un convertito alla Chiesa cristiana avventista del settimo giorno. Visto che ai poveri e lavoratori fatti nudi e crudi Rizzo non può (o non può ancora) credere.

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