Riforma Senato in aula, via all’esame dell’aula di Palazzo Madama

Per la riforma costituzionale 7800 emendamenti da votare, i frondisti cercano di rallentare i tempi. Boschi: «Non ci preoccupa l'ostruzionismo, se serve rinunceremo alle ferie»

È cominciato nel pomeriggio il voto al Senato sugli emendamenti al disegno di legge sul Senato e di riforma del Titolo V della Costituzione. Stamattina il voto è stato preceduto dalla relazione di Anna Finocchiaro (Pd), di Roberto Calderoli (Lega) e del ministro per i Rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi. Si prevede che le operazioni di voto richiederanno due o tre settimane, ma Boschi ha sottolineato: «Non ci preoccupa l’ostruzionismo, se serve rinunceremo alle ferie».

7800 EMENDAMENTI. Palazzo Madama dovrà discutere e votare ben 7800 emendamenti alle riforme costituzionali presentate dal Governo e già esaminate dalla commissione Affari costituzionali. In Aula il ministro Boschi ha ribadito che «siamo chiamati a trovare un accordo alto per l’interesse dei cittadini. Questa è la premessa di tutte le altre riforme da quella fiscale a quella delicata della giustizia. Noi abbiamo bisogno di uno Stato più semplice, coraggioso, di un paese più forte». Per Boschi, dopo trent’anni in cui vengono prese a schiaffi le riforme e «che sprechiamo l’occasione di scommettere sul futuro che aspettiamo, oggi è il tempo delle scelte, il tempo di decidere, ed è nelle vostre mani non solo questa fondamentale riforma, ma forse l’ultima chance di credibilità per la politica tutta e sono sicura che nessuno di voi vorrà sprecarla».

PROTESTE GRILLINE. Il discorso del ministro è stato interrotto in alcuni passaggi dai senatori dell’M5S, in particolare quando Boschi ha rigettato l’accusa di deriva autoritaria del governo: «Sottoponiamo al voto dell’Aula un testo che non è non la rappresentazione macchiettistica fatta in alcuni interventi. Vogliamo una discussione nel merito e non sulla simpatia o antipatia di chi lo ha proposto. Non abbiamo paura di idee altrui. «Ho sentito alcuni parlare di svolta autoritaria. Questa è una allucinazione e come tutte le allucinazioni non può essere smentita con la forza della ragione. Non c’è niente di autoritario. Parlare di svolta illiberale è una bugia. Fanfani diceva che le bugie in politica non servono. Si può essere d’accordo o meno con queste riforme, si può votarla o no ma parlare di svolta illiberale è una bugia e le bugie in politica non servono». Le interruzioni sono state tali che più volte il presidente del Senato Grasso ha dovuto richiamare i senatori grillini all’ordine.

PERCORSO A OSTACOLI. Il percorso della riforma costituzionale è sicuramente rallentato dal numero degli emendamenti, tra cui ve ne sono alcuni che potrebbero essere particolarmente insidiosi per la maggioranza, perché raccolgono il consenso sia delle opposizioni (Sel, M5S e senatori ex grillini “espulsi”) sia di una fronda interna al Pd, quella della minoranza dem. Tra questi emendamenti c’è quello che taglia il numero dei deputati da 630 ad un numero variabile tra i 500 e i 315 (il governo è contrario al taglio): i “frondisti” e le opposizioni sperano che se a Palazzo Madama passasse questo tagli, alla Camera il testo verrebbe poi cambiato, con un conseguente allungamento dei tempi di approvazione definitiva della riforma.

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