Renzi vuole togliere il segreto di Stato sulle stragi. Bella trovata, ma è poco più di «un vecchio slogan»

Dall'editorialista del Corriere Pierluigi Battista alle associazioni familiari delle vittime, prevale lo scetticismo: «Per la maggior parte delle stragi delle quali parliamo non sono mai stati apposti segreti di Stato»

Tra oggi o domani, comunque entro la settimana, il governo Renzi, come promesso, firmerà un decreto per autorizzare i ministeri dell’Interno, degli Esteri e della Difesa, oltre che i servizi segreti, a desecretare migliaia di pagine di documenti relativi alle stragi che hanno segnato la storia recente del nostro paese. Una misura che oggi l’editorialista del Corriere della Sera Pierluigi Battista ha definito “Un’illusione. L’ennesima”. E Battista non è stato il solo a bollare con delusione l’annuncio enfatico di Renzi di riportare la verità sulle stragi di Piazza Fontana (1969), dell’Italicus e di Brescia (1974), di Ustica (1980).

«I DIETROLOGI PROFESSIONISTI». Battista spiega le perplessità dietro questa operazione del governo e «l’energica sbrigatività con cui il presidente del Consiglio aggredisce le questioni». Spiega che «l’infittirsi dei misteri d’Italia ha generato anche una contro-retorica, che si dice sicura della responsabilità dello Stato nella stagione stragista. In questa contro-retorica, che ha peraltro prodotto tonnellate di carta stampata e brillanti carriere di dietrologi professionisti, aleggia la certezza psicologica che in qualche scrigno seppellito in chissà quali sotterranei del ‘Palazzo’ sia conservato ‘l’indicibile’, la prova regina che inchioderebbe tutti i mandanti occulti di tutte le nefandezze che hanno imbrattato la storia italiana». Ma così non è: «Naturalmente i documenti desecretati sono i benvenuti. Non c’è ricerca storica che non possa giovarsi di una massa di carte sinora avvolte nel segreto. E sarà certamente interessante ottenere maggiori dettagli sull’attività dei nostri organi di Stato», tuttavia «è sbagliato – prosegue Battista – diffondere l’idea che in tempi brevissimi avremo a disposizione la chiave per sciogliere tutti gli enigmi che hanno segnato la tormentata storia italiana dell’ultimo cinquantennio. Che ci sia un intervento risolutivo della politica per mettersi al posto della storiografia e della magistratura».

VITTIME USTICA: «NESSUN SEGRETO». Ne è convinto anche Paolo Bolognesi, che oltre ad essere deputato del Pd è anche il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna: «Per illuminare tutte le zone grigie non basta togliere il segreto di Stato, ma bisogna aprire tutti gli archivi militari, dei Carabinieri e della Farnesina». Ancora più esplicita è Daria Bonfietti, presidente dell’associazione familiari delle vittime di Ustica: «Credo che sia solo uno slogan vecchio. Per la maggior parte delle stragi delle quali parliamo non sono mai stati apposti segreti di Stato». E, sempre dalle fila del Pd, è su questa identica linea anche il senatore Felice Casson (che come magistrato ha condotto diverse indagini sul terrorismo e l’eversione di destra negli anni Sessanta-Settanta in Veneto): «Non c’è nessun segreto di Stato sulle stragi». Casson aggiunge comunque che «ci sono ancora una serie di atti che possono riguardare polizia o carabinieri che, se pubblici, possono contribuire a fare luci sui fatti del passato. Ma sulle stragi “storiche” non esiste alcun segreto opposto alla magistratura».

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