Quante volte Salvini e Meloni dovranno esibire il green pass antifa?

La sinistra ha trovato un tema – il solito, vecchio, noioso tema che ha usato prima con la Dc, poi con Berlusconi, poi con la Lega, oggi con FdI – per colpire l'avversario

Noi ai complotti non ci crediamo, mai. Non fosse altro per un senso generale delle cose che, nella maggior parte dei casi, ha una spiegazione più semplice della solita arzigogolata interpretazione di chi ama tanto presentarsi nella lucrosa posizione di vittima. Di certo, però, se non vogliamo chiamarlo oscuro intrigo, almeno chiamiamolo per quel che è: squallida campagna politica e di stampa per far fuori Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Soprattutto quest’ultima, di recente, se ne è sentita dire di tutti i colori. E l’inchiesta di Fanpage, e l’assalto alla sede della Cgil che è diventato una “colpa” di Meloni (ma se Forza nuova ha un avversario, quello è proprio Fdi), e le dichiarazioni di Michetti, e la richiesta di Provenzano di espellere il suo partito dall’arco democratico…

Ogni giorno ha la sua pena, ma la patente di antifascista viene chiesta solo a destra, anche se poi gli anti green pass ci sono anche a sinistra, anche se poi sono i portuali di Trieste – non esattamente una setta di camerati – a non voler lavorare col certificato verde.

No pasaran

Scrive oggi Stefano Folli su Repubblica che l’onda lunga dell’accusa di fascismo «arriverà in un modo o nell’altro fino all’elezione del presidente della Repubblica in gennaio». Cioè: la sinistra ha trovato un tema – il solito, vecchio, noioso tema che ha usato prima con la Dc, poi con Berlusconi, poi con Salvini, oggi con Meloni – per colpire l’avversario.

Basta leggere Miguel Gotor, sempre su Repubblica (“Le ambiguità di Giorgia”), per capire che siamo solo all’inizio. Gotor vede una Meloni che «è convinta che per governare l’Italia possa bastare mettersi alla testa di un’internazionale nazionalsovranista, di cui Vox è l’espressione spagnola e Viktor Orbán, che ha incontrato un mese fa, quella ungherese; una rete che ha come obiettivo strategico la disgregazione dell’Europa, intrattiene rapporti e probabilmente riceve finanziamenti da gruppi di pressione e potenze straniere concorrenti che sono interessate alla crisi di quel progetto per ragioni soprattutto economiche».

La disgregazione dell’Europa, addirittura. Meloni è un pericolo, scrive Gotor, e portatrice di «ideologie infette della xenofobia, dell’antisemitismo, dell’omofobia e dell’intolleranza».

Che altro deve dire Meloni?

Ecco, «no pasaran», conclude lo storico, con uno slogan politico che la dice tutta: è un invito alla resistenza partigiana, senza se e ma, da emergenza democratica. Ma per favore. Questo è esattamente il commento che fa comodo agli esagitati di Forza nuova, ai fascisti da operetta, allo sparuto gruppo che l’altro giorno (con una più accorta gestione della piazza, leggete Mantovano) non avrebbero creato quei casini che abbiamo visto succedere.

Hanno dunque ragione Salvini e Meloni ad arrabbiarsi per l’ennesima domanda sul “fascismo”. Quale altre patenti dovranno esibire, quali altri esami del sangue dovranno fare? Perché gli anti democratici sono loro e non quelli che organizzano una manifestazione il sabato, giorno di silenzio elettorale? Dopo aver dichiarato che Fdi condanna «fascisti, parafascisti, post fascisti, neo fascisti, criptofascisti», che altro deve dire Meloni?

Il green pass antifascista

È piuttosto questa retorica dell’antifascismo di sinistra ad essere marcita male; retorica che per auto-giustificarsi deve continuamente gridare all’allarme nero, al pericolo incombente, alle istituzioni sotto attacco. Perché le istituzioni sono “roba loro”, sennò sono fasciste. Perché l’Europa è “roba loro”, sennò è «disgregata». Perché la società è “roba loro”, sennò è «xenofoba, antisemita, omofoba e intollerante».

Prima o poi la pandemia passerà e non avremo più bisogno del green pass. Ma Gotor e soci andranno avanti a chiedere a Meloni e Salvini il “green pass antifa”. Perché per loro è inconcepibile che esista una stragrande maggioranza di italiani che col fascismo non ha nulla a che spartire, ma che nemmeno vuole genuflettersi alla loro posticcia religione antifascista. Eccola qui una vera posizione da fanatici, eccola qui una vera posizione da fascisti.

Foto Ansa

Exit mobile version