Quando la slealtà dell’epoca moderna sarà finalmente messa a nudo

Annota Clemente Rebora in una pagina del suo Diario intimo:

«Scandalo da giovanissimo: l’ambiente mi mostrava, col suo procedere che appariva naturalmente virtuoso, come senza Cristo, e anzi contro la Chiesa che insidiava e impediva il progresso umano e della patria (…), si poteva fare bene, e meglio.
Un giorno mi balenò una spiegazione: alla stazione di smistamento di Milano stavo osservando le manovre dei treni merci, o in formazione: una locomotiva retrocedeva con una fila di carrozzoni, e a un tratto frenava arrestandosi, già sganciati tre o quattro in coda, per l’impulso ricevuto continuavano a correre sulle rotaie senza bisogno di trazione, fino a che però, via via rallentando, a un dato punto si fermarono. Allora pensai: qualcosa di simile a queste persone: sganciate da generazioni a fondo cattoliche, caduti i principii, agiscono ancora le consuetudini; ma il rallentamento si scorge già in noi figli, appena appena battezzati (…), poi lasciati alla deriva laica, con immenso sbandamento o dramma; e i miei nipoti neppure battezzati. Fin che venne la ripresa a Cristo…».

Da tempo, nei suoi interventi e nei suoi libri, don Julián Carrón sottolinea il rischio del formalismo: un attaccamento non alla Presenza di Cristo, ma ai valori da lui portati. La frase di Kant, come egli ricorda spesso, non rappresenta solo un proposito sistematicamente perseguito dall’Illuminismo, ma una “tentazione” che rischia di far crollare anche noi cristiani: «Si può tranquillamente credere che se il Vangelo non avesse insegnato prima le leggi etiche universali nella loro integra purezza, la ragione non le avrebbe conosciute nella loro compiutezza, sebbene adesso, dato che ormai esistono, ognuno può essere convinto della loro giustizia e validità mediante la sola ragione».

In un tempo, gli inizi degli anni Ottanta, di grande fervore di attività «associativa, operativa, caritativa, culturale, sociale, politica», ricorda Carrón, don Giussani ebbe modo di sottolineare che «all’inizio del movimento, nei primi anni non si costruì sui valori che Cristo ci aveva portato, ma si costruì su Cristo, ingenuamente fin quando volete, ma il tema del cuore, il movente persuasivo era il fatto di Cristo, e perciò il fatto del suo Corpo nel mondo, della Chiesa».

Seguendo l’itinerario già intrapreso da Carrón nel suo La bellezza disarmata, proponiamo di seguito un testo di Romano Guardini, tratto dal volume La fine dell’epoca moderna, come contributo ad approfondire la questione accennata nelle righe precedenti.

«Abbiamo visto che dall’inizio del tempo moderno si viene elaborando una cultura non-cristiana. Per lungo tempo la negazione si è diretta solo contro il contenuto stesso della Rivelazione; non contro i valori etici, individuali o sociali, che si sono sviluppati sotto il suo influsso. Anzi, la cultura moderna ha preteso di riposare precisamente su quei valori. Secondo questo punto di vista, largamente adottato dagli studi storici, valori come ad esempio quelli della personalità e dignità individuale, del rispetto reciproco, dell’aiuto scambievole, sono possibilità innate nell’uomo, che i tempi moderni hanno scoperto e sviluppato. Certamente la cultura umana dei primi tempi del cristianesimo ha favorito la loro germinazione, mentre nel Medio Evo sono state ulteriormente sviluppate dalla preoccupazione religiosa per la vita interiore e la carità attiva; ma poi questa autonomia della persona ha preso coscienza di sé ed è divenuta una conquista naturale, indipendente dal cristianesimo. Questo modo di vedere si esprime in molteplici forme ed in modo particolarmente rappresentativo nei diritti dell’uomo al tempo della Rivoluzione Francese.

In verità questi valori e queste attitudini sono legati alla Rivelazione, la quale si trova in un particolare rapporto riguardo a ciò che è immediatamente-umano. Discende dalla libertà della grazia divina, ma attrae l’uomo nella sua economia e ne nasce la struttura cristiana della vita. Così si liberano nell’uomo delle forze che sono per sé “naturali”, ma non si svilupperebbero al di fuori di quell’economia. L’uomo diviene consapevole di valori che per sé sono evidenti, ma divengono visibili solo in quell’atmosfera. L’idea che questi valori e questi atteggiamenti appartengano semplicemente alla evoluzione della natura umana, mostra di misconoscere il vero stato di cose; anzi, bisogna avere il coraggio di dirlo apertamente, conduce ad una slealtà che all’osservatore attento appare caratteristica dell’immagine dell’epoca moderna.

Il carattere di persona è essenziale all’uomo, ma esso diviene visibile allo sguardo ed accettabile alla volontà, quando, in grazia della adozione a figli di Dio e della Provvidenza, la Rivelazione schiude il rapporto col Dio vivo e personale. Se ciò non avviene si può avere coscienza dell’individuo ben dotato, elevato, creatore, ma non della autentica persona, che è determinazione assoluta di ogni uomo, al di là di tutte le qualità psicologiche o culturali. La conoscenza della persona è perciò legata alla fede cristiana. La persona può essere affermata e coltivata per qualche tempo anche quando tale fede si è spenta, ma poi gradatamente queste cose vanno perdute.

Lo stesso accade per i valori in cui la consapevolezza della persona si sviluppa. Così accade, ad esempio, di quel rispetto che non va ad un dono particolare o ad una situazione sociale, ma al fatto in sé della persona, alla sua qualità di essere unico, insostituibile, inalienabile, in ogni uomo, comunque egli sia disposto e proporzionato… O di quella libertà, che non significa la possibilità di espandersi e vivere in piena misura, ed è per ciò riservata all’uomo privilegiato in sé o socialmente, ma è la capacità che ogni uomo ha di decidersi e di essere così padrone del suo atto e in tale modo padrone di se stesso… Ovvero di quell’amore verso l’altro uomo che non significa la simpatia, l’aiuto reciproco, il dovere sociale, ma la capacità di dar l’assenso al “tu” nell’altro e di essere in tal modo “io”. Tutto ciò resta vivo fino a quando resta vitale la conoscenza della persona. Ma quando essa impallidisce, assieme al rapporto cristiano con Dio, scompaiono anche quei valori e quelle attitudini.

Il non avere riconosciuto questi rapporti, l’aver rivendicato a sé la persona ed il mondo dei valori personali, sopprimendo la Rivelazione cristiana, che ne costituisce la garanzia, ha generato quella slealtà interiore di cui abbiamo parlato. Tutto ciò si è del resto rivelato in modo graduale. Il classicismo tedesco si regge su valori ed atteggiamenti che sono già vaghi. La sua nobile umanità è bella, ma manca della suprema radice di verità, poiché rifiuta la Rivelazione dei cui effetti purtuttavia si nutre tutta. E così, già nella generazione seguente il suo atteggiamento umano comincia ad impallidire. E non perché si trovasse ad un livello meno elevato, ma perché di fronte all’irrompere del positivismo la cultura della persona, tagliata dalle sue radici, si rivelò impotente.

Questo processo è ulteriormente proseguito, e quando improvvisamente fece irruzione il sistema di valori degli ultimi vent’anni, in così stridente contrasto con tutta la tradizione culturale moderna, la subitaneità e la contraddizione furono solo apparenti: in realtà si era rivelato un vuoto che esisteva ormai da lungo tempo. L’autentica personalità, assieme al suo mondo di valori e di atteggiamenti, era scomparsa dalla coscienza col rifiuto della Rivelazione.

Il tempo che viene creerà qui una chiarezza terribile, ma salutare. Nessun cristiano può rallegrarsi dell’avvento di una radicale negazione del cristianesimo. Poiché la Rivelazione non è una esperienza soggettiva, ma la verità assoluta, manifestata da Colui che ha anche creato il mondo; ed ogni ora della storia che rende impossibile l’influsso di questa verità è minacciata nel suo intimo. Ma è bene che si metta a nudo quella slealtà. Poiché allora si vedrà quale è effettivamente la realtà, quando l’uomo si è distaccato dalla Rivelazione, e vengono a cessare i suoi frutti».

Romano Guardini, La fine dell’epoca moderna, 1950

Foto installazione Yue Minjun da Shutterstock

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