Putin firma l’accordo per l’annessione della Crimea. Gorbaciov: «Corretto un errore storico del partito comunista»

Per il premio Nobel ed ultimo presidente dell'Unione Sovietica «la decisione del popolo dovrebbe essere festeggiata, non sanzionata»

«Il referendum in Crimea ha corretto un errore storico», secondo il premio Nobel ed ultimo presidente dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov. All’agenzia Interfax ha commentato così la decisione presa domenica dalla Repubblica autonoma di separarsi dall’Ucraina per annettersi alla Russia. Oggi Vladimir Putin parlando alle Camere del Parlamento russo ha riconosciuto l’annessione e ha firmato con i dirigenti della Crimea l’accordo per il loro ingresso nella Federazione russa. «La Crimea – continua Gorbaciov – era diventata parte dell’Ucraina in base alle leggi sovietiche, cioè le leggi del partito comunista, senza chiedere al popolo. Ora il popolo ha deciso da solo di correggere quell’errore. Questa decisione dovrebbe essere festeggiata, non sanzionata».

PARTITO COMUNISTA. Gorbaciov, protagonista della glasnost, non ha apprezzato le sanzioni economiche approvate contro la Russia da Stati Uniti e Unione Europea e sulla stessa posizione si trova Felix Stanevskiy, ex ambasciatore russo in Italia e Georgia, che oggi ha scritto un lungo commento per il Foglio: «I russi non sono mai stati d’accordo con il capriccio dell’autocrate comunista Krusciov che aveva regalato la Crimea a Kiev “in segno dell’amicizia russo-ucraina”. La Crimea è troppo legata alla storia e alla cultura russa. (…) Un’Ucraina neutrale e amichevole mitigava l’aspirazione russa a porre la questione della Crimea. Se l’Ucraina passa nell’orbita di un’alleanza belligerante, nell’immaginario popolare russo si priva del diritto di amministrarla».

GUERRE DELL’OCCIDENTE. Stanevskiy rifiuta in toto l’autorità politica e morale dell’Occidente, che «in meno di un quarto di secolo (…) ha scatenato otto guerre. (…) In Libia ha distrutto un paese relativamente benestante per affondarlo in un caos che non finisce mai (…). Mi dicono: ogni guerra aveva una sua spiegazione differente. Ma è questo che inquieta i russi. Ogni volta l’Occidente trova un casus belli, tanto che di pretesti ce ne sono a volontà. Caso mai lo inventa, per esempio, esibendo dalla tribuna dell’Onu una provetta piena di polvere bianca spacciandola per una micidiale arma chimica. Quale altro Stato fa guerre oltre alle democrazie occidentali? Nessuno. Tutte sono nell’album di famiglia dell’Occidente».

SOLO FALLIMENTI. E ancora: «Dove l’Occidente ha raggiunto i suoi obiettivi con le guerre e le rivoluzioni? Dove la democrazia occidentale ha trionfato? Le rivoluzioni colorate in Ucraina del 2004, in Serbia, Georgia, Kirghizistan sono fallite, come pure la tanto decantata “primavera araba”. L’unico risultato evidente è il caos, è la distruzione ed è la morte».

GRANDE MURAGLIA RUSSA. Questa, per l’ex ambasciatore, è «l’opinione della maggior parte dei russi», che temono «i nuovi padroni di Kiev» e criticano «l’ostilità» dell’Occidente nei confronti di Mosca. «Kiev farà tutto ciò che sarà prescritto da Washington e Bruxelles: nell’accordo capestro sull’associazione ucraina all’Ue, sono incluse clausole di carattere politico e militare. Abbiamo duemila chilometri di frontiera con l’Ucraina che a volte divide una parte di un villaggio dall’altra. Dobbiamo erigerci una Grande muraglia cinese?».

PEGGIO DI UN CRIMINE, UN ERRORE. Stanevskiy è colpito «dall’enorme ed evidente squilibrio tra le conseguenza globali delle guerre e rivoluzioni “made in Usa e Ue” e una palese spensieratezza con cui i paesi della Nato e dell’Ue si fanno coinvolgere in avventure nei territori altrui». Poiché «gli Stati Uniti e l’Ue si sono mossi senza conoscere l’Ucraina e la Russia, senza prevedere le conseguenze di quello che stanno facendo», «Talleyrand avrebbe commentato così: “È peggio di un crimine, è un errore”».

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